Teresa Mincione, cinque vendemmie di passione

Pubblicato in: I vini da non perdere

di Antonello Plati

Dalla toga alla vigna. Per Teresa Mincione non è stato un semplice cambio di rotta, ma un viaggio di sola andata. Così da cinque anni a questa parte, nella cantina che porta il suo nome a Caiazzo, in provincia di Caserta, interpreta con insolita immaginazione e solida coscienza enologica un Casavecchia e due Pallagrello, bianco e nero.

Sommelier, degustatrice, giornalista, ma anche e soprattutto avvocato. E infine vignaiola. Un percorso che sembra frammentato e che invece trova un filo comune. È davvero così che nella sua vita – per citare un suo vino già iconico – “nulla è  per caso”?
«Sì, questo è sempre stato il principio che ha guidato, e continua a guidare, la mia vita. Ne sono profondamente convinta: nulla è per caso. C’è un filo rosso che attraversa tutto il mio percorso professionale. Così è stato quando ho studiato, quando ho fatto l’avvocato, e così è ancora oggi nelle scelte che compio in vigna e in cantina».

La vigna e la cantina, appunto. Ma prima ci sono state le aule di tribunale. Com’è avvenuto il passaggio?

«Non è stato traumatico, tutt’altro. È stato un cambiamento naturale. Anche quando esercitavo la professione di avvocato coltivavo già la mia passione per il vino. Da sommelier, degustatrice e collaboratrice di riviste specializzate ho girato l’Italia e la Borgogna, di vigna in vigna».

Poi accade qualcosa.
«Mi tocca ripeterlo: nulla è per caso. Ero a un convegno e lì ho incontrato Manuela Piancastelli,  giornalista e vignaiola che, con il marito Peppe Mancini, ha fondato l’azienda vitivinicola Terre del Principe. Le racconto che avevo appena comprato una vigna a Pontelatone, quasi per gioco, per passarci il tempo e stare con mia figlia Alessia e mio marito Angelo. E lei, con apparente leggerezza, mi dice: “Sai, Vigna Monticelli è in vendita. Perché non la prendi tu?”. È in quel momento che davanti a me si apre uno scenario nuovo. Quello è il seme». Un seme che germoglia. «Non subito. Passano ancora mesi. Incontro di nuovo Manuela e lei mi fa la stessa proposta, che ai miei occhi e alla mia mente diventa sempre più concreta. Riaffiora con forza l’amore per il vino. Avverto che un passaggio di testimone è imminente. Trovo il coraggio e faccio una scelta. Perché, per quanto potessi amare il tribunale, il richiamo della vigna e del territorio era più forte».

Da allora tutto assume forma e sostanza, passo dopo passo: le vecchie viti di Vigna Monticelli diventano sue; poi nasce la cantina a Caiazzo, una “nano cantina”, come lei ama definirla; e successivamente acquista un altro appezzamento, Vigna Agnese. Un progetto personale, costruito nel tempo, fatto di studio, ascolto e sperimentazione.
«La mia filosofia aziendale si fonda su un approccio delicato e rispettoso della voce e dell’essenza dei tre vitigni che coltivo. In accordo con il mio enologo Vincenzo Mercurio ho scelto, sin dall’inizio, di affinare i vini in anfora, inserendo un elemento storico all’interno di una lettura contemporanea».

Oggi Teresa Mincione è alla quinta vendemmia e iniziano ad arrivare i primi riconoscimenti. Ma lo sguardo resta in avanti.
«Quando ho saputo che il Gambero Rosso aveva assegnato i Tre Bicchieri al mio Nulla è per caso Casavecchia 2022 stentavo a crederci. Il primo pensiero è andato ai sacrifici fatti da me e dalla mia famiglia: in un attimo ho rivisto tutto il percorso della cantina. Questo riconoscimento premia il nostro lavoro e la nostra interpretazione, e ci incoraggia a proseguire. I progetti sono molti e siamo convinti che il meglio debba ancora venire. Con entusiasmo, ma con i piedi sempre ben saldi a terra».


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