The Floor is Lava, Sorrentino Vesuvio Vite Vulcaniche – Wine Experience. Dove la lava è memoria e la vigna è poesia

Pubblicato in: Appuntamenti, persone

Un’esperienza multisensoriale tra i filari del Vesuvio: una cena, un gioco, un viaggio emozionale nel cuore della terra che brucia e nutre. Scegli il tuo filare, ascolta le storie, vivi il vino.

Maria Paola Sorrentino & Mara Gherardelli - The Floor is Lava, Sorrentino Vesuvio Vite Vulcaniche

di Tonia Credendino

Questa volta vi porto con me tra le pieghe di una terra che ha l’odore delle origini e il silenzio delle promesse. Siamo a Boscotrecase, sul versante sud-ovest del Vesuvio, all’interno del Parco Nazionale. A circa 500 metri di altitudine, lo sguardo abbraccia l’intero golfo di Napoli, da Torre Annunziata a Castellammare, fino a Vico Equense, là dove comincia la penisola sorrentina. Alle spalle, Pompei, memoria stratificata di un vulcano che ancora respira. È qui che la lava si fa suolo, e il suolo si fa vino.

“’O Vesuvio t’ha ‘mparà a campà co’ ’o core annanz e ’a valigia pronta.” Il Vesuvio ti insegna a vivere col cuore davanti e la valigia pronta. Non per fuggire, ma per sapere che niente ti appartiene davvero. Nemmeno la casa. Nemmeno il domani. (dalla poesia “Attaccamento al suolo”)

Qui si conserva, si pota, si vinifica, ma si vive l’oggi come se fosse il giorno del raccolto – anche quando è solo giovedì. Ogni tramonto è un sipario, ogni mattina una prima volta.

In questo scenario mozzafiato ha luogo un evento che non è solo cena, ma rito collettivo: The Floor Is Lava. Un’esperienza ideata da Maria Paola Sorrentino, donna carismatica e visionaria, innamorata del suo territorio, delle sue vigne e della sua storia. Ci vorrebbe una Maria Paola per ogni vigna. È lei ad accoglierci con un sorriso che sembra disegnato dalla luce del tramonto, e a raccontarci le sue radici, quelle che affondano in un moggio di terra che la nonna Benigna, nel dopoguerra, decise di coltivare con amore e tenacia.

Oggi quella vigna è diventata un’azienda, una famiglia, una visione. A portare avanti il sogno ci sono i figli e i nipoti: Giuseppe, Maria Paola e Benigna. E il racconto di famiglia ci raggiunge, dolce e potente, sotto il pergolato che affaccia su Capri, tra filari centenari che parlano ancora di chi li ha voluti, piantati, curati.

Camminare tra le vigne di Sorrentino significa immergersi in un paesaggio vivo, dove le viti raccontano storie antiche, radici profonde e rispetto per la natura. Il terreno, sabbioso e vulcanico, è immune alla fillossera – quel minuscolo afide che ancora oggi minaccia i vigneti del mondo – e consente alle piante di affondare fino a 25 metri alla ricerca dell’acqua. Qui ogni gesto è pensato: la coltivazione è 100% biologica, con l’uso esclusivo di rame e zolfo, mentre piccoli lacci rossi legati ai tralci rilasciano feromoni per confondere i maschi della tignoletta della vite, proteggendo i grappoli. I filari si alternano tra pergola e guyot, mantenendo tra le viti lo spazio giusto per convivere in armonia. Nulla è lasciato al caso: ogni scelta racconta una visione.

È Maria Paola a presentarci Mara Gherardelli, sua amica e ricercatrice in etnobotanica, che collabora con l’Università Federico II. La incontriamo sul ciglio della vigna, dove al posto delle rose troviamo un’altra sentinella di fertilità: le piante spontanee del Vesuvio. Mara ci racconta che l’erba selvatica è un sapere, una medicina, un alimento. Raccoglie per noi un ciuffo di rucola vesuviana e ci invita ad assaggiarla. Ha il sapore della terra e della memoria. Pungente, viva. Risveglia ricordi che forse non sono neanche i nostri, ma che ci appartengono comunque.

The Floor Is Lava prosegue attraverso un percorso tra salite e discese che decido di affrontare con fiducia, lasciandomi condurre a bordo di un rimorchio, legato al trattore, che ci trasporta tra le viscere di questo territorio. A guidarci Carmelo Sichinolfi, il nostro cantastorie, la voce narrante, la guida emozionale. Con lui attraversiamo un paesaggio lunare, fatto di polvere nera, leucite e storia. Un luogo dove il suolo racconta gli strati della memoria geologica: sei livelli visibili a occhio nudo, dalla cenere bianca al paleosuolo.

In questo anfiteatro naturale, nel vigneto Frupa ’79 AC, Carmelo ci racconta della potenza del Vesuvio. Le sue parole ci scivolano addosso come lava silenziosa, lenta e profonda. Non è solo un racconto, ma un richiamo alla natura ciclica di questa terra. «Napoli è una Pompei che non è stata sepolta», ci dice. E poi ancora: «Il Vesuvio è il vulcano che ha fatto più danni, ma anche quello che ha lasciato più poesia». Le sue parole non descrivono, evocano. Cita Goethe, che sul Vesuvio venne alla ricerca del sublime, e forse lo trovò: “Qui, dove la natura distrugge per creare, ho imparato il significato della bellezza terribile.” Lo sguardo si perde, come ipnotizzato dal respiro del vulcano, tra i filari che sembrano onde pietrificate di una marea antica.

E mentre ascolto, penso che questa montagna – così viva, così segnata – ha trasformato la distruzione in fertilità. Il fuoco del 79 d.C., quello che ha sepolto Pompei, oggi nutre queste viti. È come se la cenere fosse diventata carne. Il terreno che ci sostiene sotto i piedi non è solo storia: è possibilità, abbondanza, rinascita. È anche per questo che i vini del Vesuvio hanno una voce propria, una nota profonda che parla di resilienza e rivelazione.

Il nostro viaggio prosegue attraverso il buio delle vigne, guidati solo dalla luce delle torce. Camminiamo in silenzio, tra le viti, fino a raggiungere una terrazza nascosta, dove un tempo veniva servita “’A Marenna” ai contadini. Lì ci aspetta la prima degustazione: Dòrè, bollicina fine di caprettone, briosa, dorata come l’oro del Vesuvio. Un vino che è metafora e promessa. Un brindisi al re, e al tempo. Ed è proprio Carmelo, durante questo momento sospeso, a declamare i versi della poesia:

“Il pavimento è lava. E allora per esercitazione posso solo ballare. / Io sono nato qui, dove la terra fuma anche quando sembra dormire. / … / Se il pavimento è lava… allora balliamo.”

La cena è apparecchiata tra i filari, sotto un cielo di stelle e una pioggia di luci calde. Scegliamo il nostro filare – vento, acqua, fuoco – e ci accomodiamo. Il menù parla di lapilli, lava, terra. Inizio con Lapilli del Vesuvio: polpetta di melanzane su fonduta di provolone, sformato di verdure, parmigiana, gateaux di patate. Proseguo con Due Vulcani, un piatto intenso di rigatoni al pesto di pistacchio, pomodoro secco, mandorle e noci. Chiudo con Cuore di Lava: marmellata di melograno e cioccolato, crema che avvolge e consola.

The Floor Is Lava è un’esperienza multisensoriale, sì. Ma anche un viaggio dentro se stessi, dentro il tempo. Un gioco che ti chiede di saltare da un’emozione all’altra, come se davvero il pavimento fosse lava. Un rito laico di ascolto, di accoglienza, di radici. È anche il racconto di un’accoglienza che sa di casa, di un territorio straordinariamente unico al mondo, e di un team familiare che rende ogni dettaglio semplice e perfetto. A ognuno di loro va il mio grazie.

E Napoli è sempre più di ciò che si vede, è quello che senti sotto i piedi, è il battito della precarietà viva, attuale, eterna. Un luogo dove nemmeno il futuro esiste davvero, dove il tempo si pronuncia con un desiderio: “io vurria.”

E io vurria tornarci.

Per vivere questa esperienza:
The Floor Is Lava – Tenuta Sorrentino
Prossime date 2025: 25 luglio, 23 agosto, 30 agosto

45 € a persona
eventi@sorrentinovesuvio.it
Via Fruscio 2, Boscotrecase (NA)
0818581117 – 3381354415
info@sorrentinovini.com

Scarpe comode, cuore aperto.

 


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