Chi pensa che la birra non possa invecchiare e sia una bevanda da bersi rigorosamente fresca appena imbottigliata, o meglio spillata, dovrà ricredersi se non altro per l’esistenza di una tipologia birraria francese che corrisponde al nome di “Biere de Garde” che significa, appunto, birra da “conservare” (consentitemi la traduzione un po’ libera del termine) che migliora, cioè, quando invecchiata. Questa, in particolare, l’ho trovata molto interessante. Disponibile nella duplice versione da 33 cl e 75 cl, quest’ultimo da preferire perchè non filtrata (tra l’altro è un formato che amo, se non altro, perchè mi sembra elevare la birra al rango di vino-spumante). Al naso si avvertono profumi invitanti di pasticceria (meringa), papaia, limone ed erba fresca tagliata. Il colore è opaco per la presenza di lieviti in sospensione mentre la schiuma forma una cappello compatto che aderisce ai lati del bicchiere. Anche al palato ritornano sensazioni dolci di lieviti da pasticceria bilanciate da una punta d’amaro ed una spiccata acidità agrumata. Decisamente secca mostra un’incredibile vivacità nel finale caratterizzato dall’incontenibile effervescenza.
L’esuberante carbonica ne facilita la beva anche quando la temperatura sale. Da bersi come aperitivo e su fritturine di pesce e di verdure, penso ad una delicata tempura giapponese.
Fabio Cimmino
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