Trimani Wine Bar, la degustazione come professione. Da un quarto di secolo.

Pubblicato in: Enoteche, Wine e Cocktail Bar
Trimani Wine Bar

di Virginia Di Falco

Questa non è una recensione vera e propria del Trimani Wine Bar. Non può esserlo, se stai per parlare del posto dove ti sei fatta consigliare la prima bottiglia di champagne. O se hai ricordi ancora nitidi dell’unica mescita con degustazione dalla lettura facile e dai prezzi possibili di quando andavi all’università.

Il wine bar della famiglia Trimani l’anno scorso ha festeggiato i suoi primi 25 anni, come ha ricordato in uno dei suoi pezzi completi e puntuali Antonella De Santis sul Gambero Rosso.

Una famiglia di vinai a Roma dal 1821, che all’inizio degli anni Novanta, dopo una comparazione fatta in giro per l’Europa (quando si viaggiava davvero, non in rete, per scoprire e confrontarsi) decide di affiancare ai locali della vendita di via Goito una sala per la mescita e la degustazione di salumi e formaggi, mozzarella di bufala, salmone. E poi, anche una cucina.

Un grosso banco all’ingresso per aperitivi o dopo cena. Una sala semplice, quasi scarna, tavoli di quel legno che scalda più della luce, anche se sono sempre stati spartani.
Atmosfera familiare, rimasta invariata nel corso degli anni, nonostante la cura maggiore dell’immagine dell’azienda, dalla comunicazione alla squadra di ragazzi, peraltro tutti preparati, servizio informale, ma sempre efficiente e garbato.

Una carta dei vini che ovviamente è più un libro di storia che una lista. Intanto perché è impostata, da sempre, in maniera quasi didattica, molto immediata e comunicativa. Poi perché rappresenta la storia del locale, del lavoro di una famiglia di vinai, di tre fratelli che danno ogni giorno all’enoteca e al wine bar una parte di sé: Carla in cucina, Paolo ai vini e Francesco all’amministrazione. E anche il quarto, Giovanni, che invece è l’artista di casa, è sempre presente in azienda con i suoi colori, dalla sala alle vetrine (e anche sulla barba di Paolo).

Il menu della mescita oggi è molto più sostanzioso e oltre alla sezione su salumi e formaggi, sempre molto ricca e varia (va dal tagliere di salumi italiani all’assortimento di formaggi solo italiani, solo francesi, con un tagliere soltanto per i ‘blu d’Europa’) ci sono poi almeno quattro o cinque voci per ogni portata, dall’antipasto al dessert.

Noi abbiamo provato due primi molto buoni: spaghetti con guanciale, pecorino e carciofi che, certo proprio a Roma, sono un piatto da calcio di rigore, ma proprio per questo se li sbagli fai saltare la partita. Carciofi saporiti, guanciale croccante ma non salato o, peggio, troppo secco. I trimalcioni di farro con crema di broccoletti e baccalà sono cotti al punto giusto e reggono bene i due ingredienti importanti.

Un po’ troppo asciutta la quiche alle verdure fuori menu, mentre la variazione di salmone, filetto e affumicato, così come il tagliere di salumi funzionano quasi da memo per ricordare il grande mestiere di selezionatori ante litteram (e ante Eataly) della famiglia Trimani.

Peccato solo per la polenta concia: la temperatura da ustione non permette infatti di sentire il sapore dei formaggi.

Atmosfera rilassata, come sempre. Qui da un quarto di secolo degustare non è sinonimo di consumare. Si sorseggia, si chiacchiera, si assaggia. Magari si ricomincia daccapo, basta scegliere il bicchiere giusto.
Allora: spumeggiante, cristallino o colorato?

 

Trimani Wine Bar
Via Cernaia, 37/b
Tel. 06.4469630
Aperto dalle 11:30 alle 15:00 e dalle 17:30 a mezzanotte
www.trimani.com
Conto dai 20 euro in su.


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