
Giusto un anno fa ci si svegliava con la notizia che nella notte era stata messa una bomba davanti alla pizzeria di Gino Sorbillo ai Tribunali.
Abbiamo poi saputo che in quella strada, ormai diventata turistica, c’era ancora un residuo di munnezza umana che chiedeva soldi agli esercizi pubblici come se non bastassero quelli che preleva lo Stato.
Le indagini non hanno ancora portato ad alcun risultato, almeno che si sappia in un pubblico.
Ma le polemiche di qualche tempo fa che hanno trasformato la vittima in esecutore, perché di questo, fra le righe, si è in qualche modo sostenuto. Cosa che ci ha fatto capire che se esiste la munnezza umana che chiede soldi è perché c’è una munezza ancora peggiore, quella degli invidiosi e dei gelosi che pur di vedere crollare uno che ha avuto successo dopo anni e anni di gavetta è disposta ad infangare senza pietà e senza conservare un briciolo di dignità, soprattutto senza preoccuparsi delle conseguenze pubbliche di certe affermazioni non provate.
Quella bomba di un anno fa ci ha insegnato che la favola della pizza napoletana era finita. Ora però bisogna trovare i colpevoli, altrimenti tornerà l’incubo.
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