Un post dedicato ai ricchi che investono nel vino: come risparmiare qualche milione di euro in dieci consigli gratuiti

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

Questo post è dedicato ai ricchi che investono nel vino, agli imprenditori di altri settori che improvvisamente decidono di entrare in vigna non come scelta di vita in stile Cincinnato, ossia ritrovare se stessi magari dopo aver impoverito gli altri, ma per fare ancora altri soldi. Persone che non leggeranno mai questo post perché i collaboratori che delegano a seguire il settore vitivinicolo spesso manco sanno che esiste:-)
Da alcuni anni si è sviluppato questo fenomeno, un po’ per vezzo, un po’ per impiegare fondi pubblici quando si tratta di Sud, un po’ nella convinzione che sia una attività facile e redditizia.

Pulsioni positive, niente da dire. A queste persone, alcuni anche cari amici, vorrei dare dieci consigli semplici per risparmiare qualche milione di euro in base alla mia piccola esperienza.

1-Non dovete prendere le migliori uve del mondo, ma usare quelle che il territorio ha espresso negli ultimi decenni. Altrimenti il vostro prodotto finale non interesserà a nessuno perché non avete 200 anni di tempo per fare meglio dei francesi.

2-Evitare di assumere il miglior enologo del mondo a meno che non vi dia l’esclusiva, cosa altamente improbabile. Come nel calcio è impensabile che un allenatore segua Milan, Juventus, Inter e Torino in contemporanea, così nel vino è ben strano che un enologo possa avere aziende di pari livello. Meglio un ragazzo fresco laureato che vi costerà un decimo e che sarà molto più motivato.

3-Giornalisti e critici sono sicuramente utili ma non indispensabili nel successo del vino, come di un ristorante del resto. Se vi cercano, aprite le porte, ma non seguite mai le loro tracce. Alcuni si faranno pagare per un post, magari anche cifre modeste come 500 euro, altri vi prometteranno pacchetti salati comprensivi di etichetta, promozione, ricchi premi e cotillon. Non serve perché il successo di un vino di prestigio è affidato alla discrezione e al passa parola. Chi ama la qualità non compra in base alla pubblicità occulta e la sa distinguere. Meteore e stelle cadenti ne abbiamo vissute e centinaia, riescono a piazzare un primo ordine ma poi manca il ricambio per questo motivo e la cantina resta piena. Evitate di inseguire le guide specializzate, se valete saranno loro a chiedervi i campioni.

4-Come non comprereste mai un’azione quando è al nadir, così evitate di pensare che in questa fase storica con il vino ci si guadagni. Ci vivono dignitosamente le cantine storiche e coloro che hanno affermato il marchio negli anni ’90, solo qualcuno nello scorso decennio. Se piantate adesso avrete il break even point (so che vi piace questo termine) quando i vostri nipoti saranno grandi. Meglio utilizzare il vostro vino come regali per la fine dell’anno per fidelizzare le vittime della vostra attività principale.

5-E’ perfettamente inutile che per fare conoscere il vostro prodotto cominciate a distribuirlo gratuitamente o con pagamenti a un anno nei ristoranti che avete frequentato da clienti. I ristoratori saranno ben grati di questo regalo inaspettato, non vi chiameranno più per il secondo ordine altrimenti vi devono pagare anche il primo mentre le aziende professionali dovranno registrare l’ennesimo caso di concorrenza sleale facendovi pessima pubblicità in giro..

6-Un’altra spesa inutile è la società di comunicazione. In Italia, primo produttore al mondo, sono pochissime a conferma del dilettantismo generale che ci contraddistingue da quando viviamo nei reality berlusconiani. La comunicazione del vino è sempre familiare, anche quando superate i dieci milioni di bottiglie. Prendete esempio dagli Zonin, dai Frescobaldi e dagli Antinori o da produttori affermati come Gaja: parlano in prima persona del loro vino e se si fanno aiutare nel contatto è solo per motivi di ordine logistico, certo non per entrare nella sostanza. Non c’è niente di più controproducente far contattare un giornalista o un critico da chi non sa neanche la differenza tra bianco e rosso. Le bottiglie di vino non sono bulloni, soprattutto da quando non è più un alimento indispensabile.

7-Come tutte le cose, anche il vino segue le mode: concentrazione o finezza, acciaio o barrique, convenzionale o biodinamico.  Voi pensate a fare il vino che vi piace nel rispetto della tradizione del territorio in cui piantate le viti. E’ il modo meno cafonal e più longevo per restare in questo ambiente.

8-L’atteggiamento più serio in questo mondo è rispettare chi c’è prima di voi, magari da più generazioni, parlarne sempre bene perché colpendo lui colpite voi stessi. I marchi storici resteranno anche quando voi non ci sarete più.

9-Il vero investimento nel vino siete voi e la vostra famiglia. Se avete davvero voglia di farlo seriamente, impegnate un familiare e specializzatelo con corsi per sommelier e, meglio, una laurea in enologia. Vi mettereste in una impresa di costruzioni senza un geometra o un ingegnere in famiglia? No? E allora perché pensate sia possibile nel vino?

10-Infine l’ultimo consiglio tende a farvi spendere: girate, viaggiate e bevete tanto prima di decidere cosa fare. Girate, viaggiate e bevete ancora di più quando avete iniziato.

Naturalmente, essendo questi consigli gratuiti e non a pagamento, non li seguirete perché siete abituati a pagare tutto.
Pazienza.


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