I tre rossi di Massimo D’Alema: Pinot Nero, Sfide e Narnot

Pubblicato in: Verticali e orizzontali

I vini di Massimo D’Alema? Il personaggio è troppo forte e divisorio per non imporsi sulle bottiglie, ma, come spesso gli è capitato nella vita, non ha altra scelta. Lo racconta con un filo d’ironia durante la presentazione organizzata a Bari dall’amico Michele Laforgia, nel suo studio legale, per una trentina di amici: i figli Giulia e Francesco sono all’estero, la moglie Linda non ha mai amato i riflettori e dunque comunque tocca a lui.
Ci è piaciuto questo modo di presentarsi, fuori dalle liturgie che ormai hanno ristretto la comunicazione del vino in cripte poco affollate: c’è proprio bisogno di aprire le finestre dopo vent’anni di auterefernzialità esclusivista. Ma anche D’Alema non è poi sciolto, si legge il retropensiero di scuola togliattiana secondo cui il vino, il cibo, il tempo libero, sono questioncelle da affidare solo agli storici braudeliani del vissuto quotidiano.
Eppure a noi che non lo abbiamo mai amato da politico (troppo a destra per molti della mia generazione) ci piace l’idea che una persona del suo calibro dedichi il proprio tempo in un’azienda vitivinicola. In fondo uno dei mali dell’agricoltura è che ad occuparsene spesso sono stati politici che non erano mai stati in campagna.
La scelta di Riccardo Cotarella è poi per noi garanzia di qualità, pulizia olfattiva, compiuta visione di posizionamento della bottiglia sui mercati.
L’azienda umbra, siamo in provincia di Rieti, ha 15 ettari di terreno, di cui circa 6,5 vitati tra Narni e Otricoli, tra 250 e 300 a metri sul mare. La Madeleine, questo il nome, è stata fondata nel 2008.
Vi risparmio le note sullo spumante Nerosé che non abbiamo trovato convincente, e vi raccontiamo brevemente i tre rossi che invece ci sono piaciuti. Molto il Narnot.

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PINOT NERO 2012 UMBRIA IGT
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Il Pinot Nero così a Sud esprime soprattutto toni fruttati sostenuti da una decisa freschezza. Al palato è sapido, veloce, con una chiusura precisa. Dopo la fermentazione in acciaio passa 16 mesi in barrique. Il rapporto tra legno e frutto è molto ben dosato. A nostro giudizio può avere una buona evoluzione nel tempo: in questi quattro anni la prima versione ha raggiunto un buon equilibrio e non troviamo nessun segno di stanchezza. Sul Pinot Nero Riccardo sta lavorando molto, per esempio ultimamente anche a Stio Cilento con l’azienda San Salvatore.

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SFIDE 2013 UMBRIA IGT
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Qui passiamo al Cabernet Franc, fermentato e stabilizzato in acciaio per sei, sette mesi e poi affinato in barrique. In questa versione è senza solfiti aggiunti. Si tratta di un rosso semplice ed immediato, davvero molto fresco, un po’ monocorde sulle note di ciliegia e lampi vegetali, di buona struttura, lungo, con tannini ben levigati e morbidi. Anche in questo caso non ci sono dolcezze, ma tanta sapidità che rendono questo vino ben abbinabile al cibo.

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NARNOT 2012 UMBRIA IGT
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Acronimo di Narno e Orticoli, è il top dell’azienda: un anno e mezzo di barrique e altri dieci mesi di affinamento. Ancora Cabernet Franc, una scelta davvero molto interessante, il vino è cangiante, ha ben assorbito il legno e conserva la frutta (visciole) in primo piano in un bel corredo di spezie, pepe, tabacco, note balsamiche. Un gran bel vino di stile moderno, bordolese anche se monovitigno, già pronto e con i tannini morbidi ma ficcanti, ma che può riservare molte belle sorprese sui tempi lunghi. La nota dominante resta comunque la freschezza che regge tutto l’impianto.

CONCLUSIONI
Una esperienza alle prime battute, con i vigneti ancora giovani. Sicuramente il Narnot potrà giocare un ruolo da protagonista nei prossimi anni.


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