Quintodecimo a Mirabella Eclano -Luigi Moio

Pubblicato in: Cantine e Produttori di Vino
Batteria di vini di Quintodecimo

di Enrico Malgi

La campagna dà precoci segni di risveglio, nonostante che l’incessante pioggia marzolina e la diffusa umidità ci ricordino che l’inverno non è ancora del tutto passato. Appena superata la minuscola Vigna Grande Cerzito si para dinnanzi una visione paradisiaca. Su una collinetta si erge maestoso lo chateau, anzi il domaine visto i trascorsi borgognoni del nostro anfitrione, con tanto di torretta d’avvistamento ed assediato da un’altra vigna più grande che degrada dolcemente verso la valle sottostante.

Dopo la discreta e signorile apparizione della padrona di casa Laura per i saluti di rito, Rosa ci guida con fare professionale a visitare l’ordinata e linda cantina, che sembra quasi  una sala chirurgica! Gli slanciati silos in acciaio poggiano su un pavimento bicolore: il più chiaro è per i vini bianchi e quello scuro per i vini rossi. Poi c’è la bottaia con le barriques borgognone di 228 litri e lo spazio per lo stoccaggio delle bottiglie incartate singolarmente e conservate in pregiate confezioni di legno, pronte per partire per ogni angolo del mondo. Non mancano ovviamente alcune prestigiose etichette francesi, tracce del soggiorno d’Oltralpe del padrone di casa, e quelle delle poche aziende curate  in questi anni (ovviamente quella del papà Michele Moio, Maffini, Marisa Cuomo, Caggiano, Cantina del Taburno, Terre del Principe e Cantine del Notaio). Anche qui regna sovrana la pulizia, perché le bottiglie impilate non hanno nemmeno un filo di polvere, salvaguardate dal cellophane. Una parte della cantina è deputata poi alla conservazione dell’archivio, a cominciare dal 2004 anno in cui sono state prodotte le prime etichette aziendali.

Dopo la visita alla cantina, torniamo nella sala degustazione dove appare finalmente lui: il professore Luigi Moio, che si è fatto le ossa fin da ragazzo nella cantina paterna in quel di Mondragone. Ordinario di Enologia all’Università degli Studi Federico II di Napoli, Presidente della Commissione Enologia dell’OIV, vignaiolo,  ricercatore. Autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, esperto scientifico per il Ministero delle Politiche Agricole, accademico dei Georgofili e dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, nonché scrittore di successo con l’ultima pubblicazione  “Il Respiro del Vino”, edita da Mondadori. Ed infine titolare dal 2001 dell’azienda Quintodecimo di Mirabella Eclano.

Vestito in maniera informale, cortese e premuroso, tanto che viene spontaneo stabilire subito un rapporto amichevole tra di noi, il professore ci trascina subito in un vortice dialettico appassionato e di grande interesse professionale. Ci spiega che ha voluto fortemente realizzare questa azienda, perché riflette perfettamente il suo pensiero, in quanto Quintodecimo: “…è per me ciò che per anni ho detto ed insegnato sul conto dell’Enologia…”. A questo punto azzardo qualche domanda: Professore perché i suoi vini costano così tanto?
“Il mio progetto è stato quello di produrre vini unici, di grande qualità e che riflettessero l’autentica espressione territoriale ed è normale quindi che abbiano un costo adeguato. Per me sarebbe stato più facile sfornare 700-800 mila bottiglie di vino da vendere a buon prezzo, invece ne produco soltanto un decimo, ma sono tutti vini molto apprezzati dagli appassionati. Per farli s’impiega un’uva allevata in maniera maniacale, nella quale solo i grappoli migliori di ogni ceppo (quattro o cinque) vengono portati fino alla vendemmia. Uve sane e rigogliose, frutto di una coltivazione da agricoltura biologica ed integrata, senza l’uso di diserbanti, di concimi e di prodotti dannosi per la pianta, per l’uomo e per l’ambiente. Io credo che il grande vino sia una fusione perfetta tra poesia e scienza, tra l’imponderabile ed il misurabile. E’ un’opera d’arte. Nasce dal mosto come una statua nasce dalla pietra e colui che lo realizza scava nella pietra, avendo già in mente il risultato finale”.

Quante etichette produce?

“Sono sei, tre rosse e tre bianche e tutte prodotte con varietà storiche campane: aglianico, fiano, greco e falanghina, che fanno parte della grande disponibilità ampelografica regionale. Due cru: Vigna Quintodecimo Taurasi Riserva Docg e Vigna Grande Cerzito Taurasi Riserva Docg. E poi Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc, Exultet Fiano di Avellino Docg, Giallo d’Arles Greco di Tufo Docg e Via del Campo Falanghina Irpinia Doc. Questo mi basta sicuramente, perché è quanto di meglio in assoluto offre il territorio irpino.

Perché ha scelto proprio Mirabella Eclano per la sede della sua azienda?

“La scelta non è stata casuale, perché Mirabella ricade nell’areale della Docg Taurasi. Il vitigno a bacca rossa che si coltiva qui è soltanto l’aglianico, siamo quindi in una situazione di monovitigno, simile a quello che succede in Borgogna col pinot noir. E poi qui esistono da sempre condizioni pedoclimatiche ideali per la coltivazione della vite, con un’altezza di oltre 400 metri. L’essenza di Quintodecimo è proprio questa: ricondurre i vini alla vigna che li ha generati, in modo da fare esprimere al massimo il concetto di terroir che spiega con grande efficacia come l’uva sia il risultato dell’interazione tra l’ambiente che circonda ogni singola vite, la pianta stessa ed il lavoro dell’uomo”.

Professore ci vuole parlare della sua esperienza francese vissuta a Digione?

“Dopo la laurea ed il concorso di ricercatore approdai per cinque anni all’INRA di Digione, dove mi occupai degli aromi del vino. Quegli anni trascorsi in Francia sono stati fondamentali, non tanto per l’acquisizione di nuove conoscenze ma per la scoperta di un mondo fantastico, coincidente con l’idea di vino che avevo sempre avuto. Sono rientrato in Italia nel luglio del 1994 carico di un bagaglio professionale e culturale molto importante, che poi mi è servito per la mia carriera di docente universitario”.

Un’ultima domanda professore: qual è la prima nozione che cerca di trasmettere ai suoi allievi?

“Che prima di produrre un vino bisogna averlo ben chiaro nella mente”.

Bene si è fatto tardi, io ed il mio accompagnatore staremmo ancora ore ed ore ad ascoltare le piacevoli ed istruttive parole del professore, ma dobbiamo tornare a casa. A questo punto prima di andare via è d’obbligo degustare alcuni vini, tre per la precisione.

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Terra d’Eclano Aglianico Irpinia Doc 2014

Fermentazione in acciaio ed èlevage in barriques di rovere al 50% nuove per 12-18 mesi e vetro. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale della bottiglia di 32,00 euro.

Nel bicchiere si scorge il classico colore rosso rubino, con riflessi purpurei ai bordi. Profilo aromatico he sprigiona tutta la sua complessità odorosa, ricca di fruttati di sottobosco,  marasca e prugna. Note floreali e vegetali. Ed ancora richiami speziati, cioccolatosi, di liquirizia, balsamici, cenere e tostati . L’impatto del sorso è subito spiazzante,  l’approccio è morbido, suadente, setoso, elegante, sapido e raffinato. Tannini già ammansiti perché, come spiega il professore Moio, la qualità fenolica dei grappoli e l’accurato processo di vinificazione porta ad eliminare tutte le asperità. Gusto calibrato, sontuoso e materico. Acidità elevata per una bocca fresca e gioiosa. Ricamato ed evoluto il persistente finale.

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Vigna Grande Cerzito Taurasi Riserva Docg 2012

Cru di un ettaro di aglianico piantato nel 2004 su terreno vulcanico, non lontano dall’abitazione. Fermentazione in acciaio ed elevazione in barriques nuove per 18-24 mesi. Tasso alcolico di quattordici e mezzo. Prezzo della bottiglia in enoteca di 120,00 euro.

Rosso rubino tendente al granato. Timbro olfattivo caratterizzato da sensazioni odorose tipicamente mediterranee, con tocchi fruttati di rosso, floreali e vegetali di ottima stoffa. E poi spezie orientali e di goudron; grip terroso; sussurri sulfurei; appeal grafitico, balsamico e mentolato. Subito un bonus di calore , smorzato però da una buona lama di acidità, che rinfresca il palato. Sorso potente, austero, carnoso e maestoso, ma anche elegante, morbido e raffinato. Impalcatura tannica talentuosa. Vino rotondo, equilibrato ed armonico. Accelerazione finale sontuosa, evoluta e persistente. Infinita serbevolezza.

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Via del Campo Falanghina Irpinia Doc 2015

La fermentazione avviene per il 70% in tini di acciaio e per il 30% in barriques di rovere nuove. Segue un periodo di sei mesi di élevage su fecce fini. Tenore alcolico di tredici e mezzo. Prezzo finale di 30,00 euro.

Veste cromatica connotata da un bel colore giallo già carico. Profumi nitidi, avvolgenti ed intensi. Note odorose fruttate di banana, di ananas, di mela, di litchi e di mandarino. Raffinati toni sapidi e minerali. In sottofondo si avvertono delicate percezioni di fumé. Sulla lingua sorso fresco e scorrevole e connotato da una buona morbidezza. Slancio finale scattante e persistente. Buona longevità.

Quintodecimo stoccaggio dei vini

Foto di Rosario Di Giacomo

Quintodecimo Vignaioli in Mirabella Eclano (Av)
Via San Leonardo, 27 – Tel. 0825 449321 – Fax 0825 438978
info@quintodecimo.itwww.quintodecimo.it – Cell. 338 4328549
Enologo: Luigi Moio
Ettari di proprietà: 18 – Bottiglie prodotte: 70.000
Vitigni: aglianico, falanghina, fiano e greco

 


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