
Di Gemma Russo
Ad Ercolano, nell’elegante scenario di Villa Signorini, venerdì 10 giugno, si è svolta, la seconda edizione di Vulcanica Ais, manifestazione organizzata dall’Associazione Italiana Sommelier in Campania, con il patrocinio morale della Regione Campania, del Parco Nazionale del Vesuvio e del Consorzio Tutela Vini Vesuvio.
I giardini della settecentesca villa, posta nel tratto iniziale del Miglio d’Oro, la SS18 Tirrena inferiore, un tempo strada regia delle Calabrie, che dagli scavi archeologici di Ercolano conduce fino a Torre del Greco, ha accolto realtà economiche vesuviane, appartenenti al settore agroalimentare e ristorativo.
Ben 27 cantine per 74 etichette, 3 birrifici, 2 distillerie, 8 chef, 2 pastifici, 2 panifici, 3 oleifici, 1 apicoltore e 3 agricoltori hanno allietato i palati di quasi 500 visitatori, provenienti non solo dalla zona vesuviana, ma da tutta la Campania.
Realtà economiche localizzate in paesi diversi dell’areale vesuviano, tra i terrazzamenti di sabbia e lapilli, l’opulenza della macchia mediterranea e l’azzurro mare che chiude a sud il Golfo di Napoli.
Terra scura, vulcanica che conferisce ai vini un ricco corredo aromatico e ai prodotti della terra una tempra “resiliente”, fatta di storia e tradizioni sopravvissute al tempo e alle manifestazioni del vulcano, che trovano netta espressione nel piatto e nei trasformati.
“L’esigenza è quella di far conoscere il prodotto che nasce dalla terra del Vesuvio, qualunque esso sia”, racconta Ernesto Lamatta, delegato Ais Comuni Vesuviani, “Far ripartire questo territorio che, purtroppo, per troppo tempo, è rimasto fermo. In tanti, vedendone le potenzialità, oggi, ci hanno investito. In questa occasione, abbiamo voluto coinvolgere non solo beverage e food, ma tutto ciò che riguarda il settore agroalimentare e proviene da questa terra, affinché si possa dare un unico messaggio, un’unica forte identità”.
Di contrasti è fatta la realtà vesuviana, dove l’eleganza architettonica fa a pugni con la speculazione edilizia, ma in cui importante è il ritorno alla terra, specie da parte dei giovani, e al rispetto della biodiversità.
“Si tratta di piccole realtà economie che sono, oggi, in piena crescita”, spiega Ernesto Lamatta, “C’è inoltre un grande interesse nei confronti del prodotto vulcanico in generale e del Vesuvio in particolare. Si è incominciato a lavorare per bene. Sono convinto che gli investimenti fatti faranno crescere questa area, raccogliendo, a breve, risultati importanti”.
Profilo malinconico, ma d’affascinante eleganza, scrigno di biodiversità, versatilità nel paesaggio, questi solo alcuni degli ingredienti caratterizzanti una terra che ha tutti gli elementi necessari a produrre qualità.
Foto: Anna Ciotola
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