ABaC Restaurant e la cucina creativa di Jordi Cruz

Pubblicato in: Barcellona

ABaC Restaurant di Jordi Cruz
Av. del Tibidabo, 1, Sarrià-Sant Gervasi
Tel. 34 933 19 66 00
Sempre aperto

ABaC Restaurant, la squadra

Jordi Cruiz, classe 1978, è un enfant prodige della cucina catalana: a 26 anni conquista la prima stella Michelin, ne arriva ad avere ben sei. Famoso per essere giudice a Masterchef, autore di libri, ogni apertura nella capitale catalana è stata seguita da un riconoscimento della rossa. Fino all’ultima edizione presentata proprio qui a Barcellona quando, improvvisamente, il suo locale Angle ha perso la sua lasciando il giovane cuoco con cinque stelle. Poco male, AbaC, che di stelle ne ha tre dalla guida 2018, le ha conservate oltre ad altri due sue locali che ne vantano una.
La Michelin non è nuova a queste prove di potere, la rossa ha bisogno, tra l’altro, sempre di mostrarsi più forte e di saper valutare senza inibizioni. Specie con Masterchef, come in Italia abbiamo visto con Cracco. Dietrologia? Può darsi.
In ogni caso eravamo curiosi di conoscere la sua cucina e di completare così il nostro giro nei quattro tristellati di Barcellona, città che presenta una piccola anomalia nel sistema Michelin: ha infatti più tristellati(4) che bistellati (2) oltre a 21 stellati e 11 Bib Gourmand.

Anche qui non c’è molta scelta: il menu degustazione è unico, salvo intolleranze: una ventina di portate a 295 euro (stesso prezzo della Cocina Hermanos Torres,) che viene sbrigato in circa due ore e mezza. Per spezzare il tempo,  l’aperitivo viene servito con le prime tre portate in cucina e la partenza è a razzo: fresca, immediata, piacevole. Molto divertente anche il finale dolce, con favole come il Piccolo Principe traslate nel piatto, giochi di memoria del lecca lecca al Luna Park, palloncini da legare al piatto e poi liberare o usare per cambiare voce e ancora azoto e finale cioccolatoso e appagante.

Tra l’aperitivo e la fase dolce c’è la lunga teoria di piatti salati che, secondo la consuetudine spagnola, vengono serviti velocemente giocando su vegetale, pesce e un po’ di carne. Lo scopo è sempre quello di stupire, giocare di prestigio per cui i maccheroni alla “carbonara” sono in realtà calamari, con suggestioni orientali (l’uovo in brodo di pollo in stile thai).

A noi hanno colpito particolarmente i due piatti vegetali, “Il radici bruciate, scamorza affumicata e gelato di cerfoglio” che nasce dal ricordo di un bosco divorato dal fuoco (insomma, una sorta di Smoke on the Water in salsa gastronomica) e la tartare di pomodoro essiccato con brodo di erbe e gazpacho di caprese. In questi due piatti lo chef rivela una incredibile capacità di estrazione del sapore giocando sia sulle consistenze che sulle temperature. Buonissimi.
Di grande scuola il piatto di merluzzo, presentato molto scenograficamente dalla cottura a bassa temperatura in diretta e poi completato nel piatto.
Non mancano, infine, piccoli colpi di scena che ci ricordano Diverxo, per esempio la candela di burro o l’infuso del fiore lasciato a decorare la tavola e poi usato nel finale dolce.

Ci hanno particolarmente colpito i prezzi dei vini, assolutamente abbordabili tutti gli spagnoli, in linea con il giusto ricarico la Francia. La carta è gigantesca ma noi abbiamo optato per il rosato invecchiato che si presta benissimo all’ abbinamento di questio menu, per la sua poliedricità.
Il servizio è efficace, collaudato, multilingue. La sensazione è quello di un personale ben formato e collaudato: nella bella sala elegante circondata dal giardino tutto ruota alla perfezione.
Sicuramente una esperienza da fare quando si viene a Barcellona.

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