Ristorante La Corte degli Dei a Palazzo Acampora, Agerola
Via Armando Diaz 2
Telefono 081 1914 3156 – 324 8437579
Aperto a pranzo, dalle 12.00 alle 15.00, e a cena, dalle 19.00 alle 23.00
Chiuso il lunedì
di Ornella Buzzone
Un’ora e mezza di macchina. Un viaggio che può sembrare breve, ma che cambia tutto.
Sono partita dalla città con addosso il caldo asfissiante dell’asfalto e il rumore ininterrotto della quotidianità, e mi sono ritrovata, curva dopo curva, in un luogo dove l’aria profuma di bosco, la temperatura si abbassa con gentilezza e il silenzio ha un suono nuovo. Agerola non è solo una meta: è una scoperta.
Ed è proprio qui, sospeso tra cielo e terra, che sorge Palazzo Acampora, una dimora storica capace di trasportarti in un’altra epoca, dove la bellezza è tangibile, la pietra respira memoria e ogni dettaglio racconta una storia.
La residenza, un tempo appartenente alla nobile famiglia Acampora, conserva intatti i tratti architettonici originari. Oggi, grazie all’impegno e alla visione del figlio Giovanni Paone, il palazzo è stato riportato al suo antico splendore.
Al primo piano, le stanze storiche sono diventate un vero e proprio museo privato, che racconta la vita della famiglia e il prestigio di un’epoca passata, mentre il piano terra ospita “La Corte degli Dei”, il ristorante gourmet con 26 posti interni e 34 esterni, distribuiti in una suggestiva corte impreziosita da una rigogliosa vite americana.
Entrarci è come varcare una soglia invisibile tra passato e presente: tra le sale nobiliari, i soffitti affrescati, gli arredi d’epoca e la cura per ogni singolo dettaglio, il tempo rallenta, e la bellezza diventa protagonista.
Il motivo del mio viaggio ha un nome e un volto: Vincenzo Guarino.
Dopo anni di grandi esperienze in Umbria e oltre, con una stella Michelin cucita sul cuore e un bagaglio di conoscenze internazionali, lo chef è tornato nella sua terra, a pochi chilometri dalla natia Torre del Greco. A riportarlo qui, ad Agerola, è stata la forza magnetica di questo luogo e il desiderio di restituire valore, eleganza e identità a una cucina di territorio con lo sguardo nel mondo.
Nel corso della sua carriera, Guarino ha ottenuto ben quattro stelle Michelin, riconoscimenti che testimoniano la costanza, il rigore e il talento di una vita dedicata all’eccellenza. È noto per la sua estrema attenzione alla qualità della materia prima, selezionata con cura maniacale, e per la capacità di trasformarla in esperienze memorabili, sempre equilibrate, raffinate, mai scontate.
Oggi Guarino è socio del ristorante “La Corte degli Dei”, ospitato all’interno del palazzo, e ha costruito attorno a sé una squadra che è molto più di una brigata: è una famiglia gastronomica. A guidare la cucina con lui c’è suo figlio Angelo Guarino, appena vent’anni ma già completamente immerso nell’amore per questo mestiere.
Al suo fianco anche Antonio Della Monica e Giuseppe Romano, collaboratore storico dello chef, colonne portanti di una cucina che lavora all’unisono, in sinergia costante con la sala.
Ed è proprio questa unione tra cucina e accoglienza che dà vita a un’esperienza completa, dove nulla è lasciato al caso, e ogni ospite viene condotto per mano in un percorso raffinato e coinvolgente. In sala, a completare l’orchestra, due sommelier di grande spessore: Luigi Capriglione, maître di grande classe, e Antonio Iovine, sommelier AIS appassionato e preparatissimo.
La filosofia di Guarino è fatta di memoria e visione. I suoi piatti raccontano la Campania, ma non si chiudono in una comfort zone: si aprono a contaminazioni frutto di viaggi, esperienze, studio. Al centro ci sono sempre le eccellenze locali: come la provola di Agerola, la pasta di Gragnano e la rarissima Pera Pennata, frutto autoctono che cresce solo su queste montagne, ma tutto si fonde con tecniche contemporanee, estetica e ritmo creativo.
Il menu degustazione che ho avuto il piacere di vivere è stato un vero e proprio viaggio nei sensi.
L’aperitivo di benvenuto, servito nella bellissima corte, ha aperto le danze con un bon bon fritto di Provolone del Monaco e confettura di pera Pennata, una sfera di pappa al pomodoro e un Aperol Spritz con granella di arachidi: tre piccoli morsi e un sorso capaci di raccontare, in pochi istanti, la cifra stilistica dello chef.
A seguire, una sorprendente amouse bouche: tagliolini di calamaro con chips al wasabi e zuppetta fredda di anguria e pomodoro, abbinati con un Perrier Jouet Grand Brut. Un incipit fresco, iodato, elegante.
Gli antipasti si sono rivelati il manifesto della cucina di Guarino:
Mosaico di tonno e ricciola in alga nori con coulis al basilico e gelato alla panzanella, accompagnato da un Riesling alsaziano Domaine Paul Blanck 2023
Battuta di manzo con baba ganoush, datteri arrostiti, perle di aceto balsamico, sfera di parmigiana e cannolo di pasta fillo: un’esplosione di sapori mediterranei, elegantemente stratificata, abbinata al Rosa Pompeiano Antiche Radici 2024
Il Cappuccino del Monaco: un piatto iconico con crema di patate arrosto, spuma di provolone del Monaco DOP, polveri di porcini, croissant salato e pane cafone croccante. Un vero abbraccio di gusto.
I primi piatti sono stati pura poesia:
Linguine con crema di ricci di mare, finger lime e polvere di ‘nduja, intenso e raffinato,
Tortello con gambero rosso, provolone e limone, emulsione di gambero e polvere di foglia di limone, entrambi accompagnati da un Timorasso Vigne Marina Coppi 2022.
E poi, a sorpresa, una Pennetta all’arrabbiata mantecata al burro di peperoncino, con chips di aglio nero fermentato e carpaccio di ricciola: sapida, piccante, sorprendente. In abbinamento, un Pinot Noir Bourgogne 2022 Le Renard.
Il secondo piatto è stato un filetto di vitello alla cacciatora, con pak choi glassato, cardoncelli grigliati, San Marzano confit, cipolla in agrodolce e crema di provolone del Monaco: un concentrato di comfort food elevato all’ennesima potenza, accompagnato ancora dal Pinot Noir.
Il pre-dessert, intitolato Torna a Surriento, era una mousse al limone con ganache al cioccolato bianco e confettura di sfusato amalfitano. Delicato, evocativo.
Il dessert finale, invece, è stato un vero spettacolo multisensoriale: El Dolce de Oro… Maradona, dove ogni elemento, dal busto al pallone,è tradotto in crema al litchi, cioccolato e passion fruit. Un tavolo trasformato in campo da gioco, miniature di Napoli, l’ultima Coppa del Mondo, la voce di Life is Life che riempie l’aria. Un’esperienza emozionale che coinvolge occhi, palato e cuore.
La piccola pasticceria ha chiuso il cerchio: cannolo con cremoso di ricotta, bignè al caramello salato, macaron allo yuzu. Il finale perfetto.
Palazzo Acampora non è solo una dimora storica riconosciuta e visitabile, ma anche un progetto culturale e gastronomico dove il passato incontra il presente, dove la nobiltà non è ostentazione ma autenticità.
La Corte degli Dei, con la sua cucina straordinaria e la sua squadra affiatata, è un’esperienza da vivere almeno una volta. Che siate amanti dell’alta cucina, viaggiatori del gusto, appassionati di storia o semplicemente alla ricerca di un posto dove respirare aria buona e mangiare divinamente, questo luogo vi conquisterà. Fermatevi. Prenotate. Entrate. Lasciatevi guidare. Perché ci sono luoghi che non si dimenticano. Ci sono cene che diventano ricordi eterni.
Palazzo Acampora- La Corte degli Dei
Via A. Diaz, 26 – 80051 Agerola (NA)
cell. +39 3248437579 tel/fax: +39 081 19143156
Scheda del 23 aprile 2024
Ad Agerola il fascino di Palazzo Acampora e la cucina fine dining de La Corte degli Dei
di Carmen Autuori
Giovanni Paone, istrionico padrone di casa di Palazzo Acampora ad Agerola, maison de charme da qualche mese inserita nella prestigiosa Associazione Dimore Storiche Italiane ha fatto una promessa a sé stesso, anzi due: vivere nella bellezza e restituire alla sua terra un pezzo di storia di famiglia offrendo agli ospiti un’esperienza immersiva che parte dagli appartamenti perfettamente conservati della dimora, magnifico esempio di architettura patrizia dell’alta costiera amalfitana, e si conclude a tavola, al ristorante La Corte degli Dei ospitato nella corte del palazzo e nelle sale interne che una volta erano i terranei della gendarmeria borbonica.
Ad ascoltarlo, mentre ci accompagna a scoprire tesori di rara bellezza custoditi con cura, sembra di sfogliare un romanzo storico che si snoda nell’arco di tre secoli dove le vicende della famiglia Acampora s’intersecano con quelle di Ferdinando e Francesco di Borbone, della regina Maria Sofia, di un avventuroso condottiero Paolo Martino Avitabile legato a doppio filo con le corone europee, tra cui quella inglese della regina Vittoria e quella francese di Luigi Filippo, di grandi amori e di delitti passionali, o forse di Stato, di briganti e di personaggi di spicco dell’Italia unitaria prima e repubblicana poi.
<<Palazzo Acampora, che per una serie fortunata di incroci ho ereditato da parte di madre nella sua complessità, è un pezzo fondamentale della mia esistenza – ci spiega Giovanni Paone -, qui ho trascorso le estati della mia infanzia e della mia adolescenza e tra queste mura sono stato educato al bello ed al buono grazie ad una schiera di prozie, sorelle di mia nonna Bianca Acampora di Corfù. Ma come si usava un tempo nelle famiglie nobiliari, il palazzo era aperto ad una ristrettissima cerchia di persone, dunque tanto bello quanto inaccessibile. Nel 2012 con un’imponente opera di restauro ho deciso di renderlo accessibile al pubblico, soprattutto in occasione di piccoli eventi, sia culturali che istituzionali. Poi nel 2023 la svolta: nasce La Corte degli Dei, il nostro ristorante fine dining. In cucina Giuseppe Romano, allievo di Vincenzo Guarino, in sala Luigi Capriglione e il sommelier Antonio Iovine. D’altra parte, qui la gastronomia ha sempre occupato un posto di rilievo, ricordo l’impareggiabile genovese di pollo preparata dalle prozie, così come il sartù, rigorosamente bianco, la cui ricetta proviene probabilmente direttamente dalle cucine di corte. E questo me lo fa pensare il matrimonio del mio bisnonno con la figlia del marchese Luigi Florio che era stato Gran Ciambellano di Ferdinando II. Per dessert oppure a merenda non mancavano mai, ovviamente in estate, le melanzane indorate e fritte con la marmellata di amarene della penisola sorrentina>>.
Il palazzo consta di due corpi di fabbrica, la prima settecentesca destinata alla servitù, la seconda che è stata rimaneggiata nel 1845 da Luigi Acampora di Corfù, trisavolo di Giovanni ospita gli appartamenti padronali.
E noi partiamo proprio dalla prima. Il vano lavanderia conserva intatta una grande vasca in pietra adibita a lavatoio, una sorta di conca per l’ammollo dei panni e una pietra con profonde scanalature per strofinare la biancheria. Immediatamente accanto un enorme forno a legna dove, ancora oggi, è possibile cuocere fino a 70 chili di pane.
Leggermente sfalsato rispetto al forno a legna un piccolo locale, a cui si accede da tre gradini, nel cui fondo s’intravede un affresco che sembra appartenere al vecchio stabile su cui è stato edificato Palazzo Acampora: è la stanza del pane, ovvero una dispensa in muratura dove venivano conservate le pagnotte appena sfornate. Una vera e propria poesia.
Qualche metro più avanti, la cantina: un locale scavato nella pietra con le botti antiche, qualcuna conserva le iniziali del famoso Luigi Acampora di Corfù.
<<Il vino ha sempre accompagnato la vita di casa – spiega Giovanni – grazie alla bella tenuta di Campora, a picco sul mare, che ha regalato uve straordinarie alla nostra cantina. Oggi, sotto la guida di Antonio Iovine, è possibile degustare qui i vini attinti dalla cantina de La Corte degli Dei>>.
Si passa poi agli appartamenti padronali, nella parte ottocentesca del palazzo. Soffitti affrescati, riggiole, divani tappezzati da damaschi provenienti da San Leucio, alle pareti quadri della Scuola di Posillipo, ritratti degli antenati e foto di famiglia.
Nel salone della musica protagonista il pianoforte dove durante le serate estive ha suonato Francesco Cilea, su una consolle due splendidi vasi di porcellana di Sèvres, donati da Luigi Filippo ad Avitabile.
L’uno di fronte all’altro da duecento anni i ritratti di Luigi Acampora e dell’amatissima Michelangela, uniti da una passione travolgente che li portò ad assassinare l’Avitabile, marito di Michelangela, la notte del Giovedì Santo del 29 marzo 1850. Il delitto rimase impunito in quanto le indagini furono prontamente insabbiate dalla corona perché il condottiero non era ben visto dai Borbone.
<< Eppure si deve proprio ad Avitabile la nascita delle vacche agerolesi – precisa il padrone di casa – perché fu lui una volta rientrato ad Agerola a portare con sé due vacche della razza jersey, dono della regina Vittoria, che accoppiatesi con alcuni esemplari di mucche autoctone, diedero vita alla razza agerolese, il cui latte ha dato origine a prodotti straordinari come il fior di latte e il Provolone del Monaco>>.
Grazie ai racconti di Giovanni Paone, basta chiudere gli occhi ed immaginare questi saloni animarsi nelle tiepide serate estive. Qui sono passati personaggi del calibro di Francesco Crispi, la più bella aristocrazia napoletana ed anche europea, Enrico De Nicola, Giovanni Leone con la bellissima Donna Vittoria solo per citarne alcuni.
Adiacente alle sale di rappresentanza quella da pranzo: la tavola imbandita secondo il protocollo borbonico, la posateria di stile vittoriana ed una deliziosa credenza dove è in bella mostra un servizio di piatti della Compagnie delle Indie, con disegni inglesi oltre alla collezione di argenterie, anch’esse per la maggior parte in stile vittoriano.
Il nuovo menù de la Corte degli Dei
Come dicevamo, la prima novità del 2024 è l’ingresso di Palazzo Acampora in Associazione Dimore Storiche Italiane la seconda riguarda l’arrivo in struttura del blasonato chef Vincenzo Guarino. Trent’anni di esperienza e 4 stelle Michelin conquistate nei ristoranti in cui ha portato la sua cucina, ultimo il Mandarin Oriental sul Lago di Como, Guarino affiancherà il resident chef Giuseppe Romano. Il nuovo menù sarà improntato sulla territorialità, la stagionalità, la memoria e qualche influenza asiatica, soprattutto nipponica, cultura fortemente amata dallo chef stesso sia per il rigore tecnico che per la grande capacità di estrarre il meglio dalla materia prima senza stravolgerne il gusto.
La cucina de La Corte degli Dei sarà declinata à la carte oltre che in quattro menù degustazione disponibili a cena: Tradizione, Innovazione, Mare e Green.
A pranzo l’offerta sarà più easy ma non meno curata e vedrà tre proposte per portata.
<<Abbiamo pensato ad una sorta di colazione leggera dove è la tradizione del luogo ad essere protagonista: ravioli capresi, pasta e patate con fior di latte, cianfotta di verdure che provengono dall’orto di palazzo Acampora situato proprio di fronte all’ingresso, cuberoll di manzo ai tre pepi, parmigiana di melanzane, tanto per fare un esempio>> spiega Guarino.
Ad attenderci nella sala interna, la statua di Francesco II delle Due Sicilie, Franceschiello per gli amici, proprio di fronte all’ingresso. L’ambiente mantiene l’atmosfera dell’antica gendarmeria con i soffitti a volta. Sobria ed elegante la mise en place, alle pareti nature morte di scuola napoletana.
Già l’entrée anticipa il tono del pranzo: piatti leggibili ma di grande tecnica.
La sfera di Provolone del Monaco con confettura di pera pennata introduce, alla grande, Agerola e le sue eccellenze; di grande equilibrio la foglia di wafer con mousse di tonno e formaggio di capra, straordinaria la sfera di cioccolato fondente che racchiude un cuore di fois gras e nocciole di Giffoni, piatto signature dello chef.
Il Calamaro alla Parmigiano 2.0 gioca con uno dei piatti più rappresentativi della nostra tradizione: purea di parmigiana, calamaro cotto a bassa temperatura in acqua di mare, crema di Parmigiano, chips di melanzane e una freschissima zuppetta fredda di pomodoro.
In abbinamento: Riesling Hoffstatter Mosellla 2022
La battuta di manzo…come una braciola rivoluziona il classico secondo della domenica pur mantenendone, nettissimi, tutti i gusti: Carpaccio e Tartare di Manzo Agerolese, salsa all’aglio nero, salsa al prezzemolo, crema al ragù di braciola, crema al Parmigiano, Katsoubushi di braciola accompagnata da ragù caldo cob chips di pane croccante.
In abbinamento: Valtellina Superiore Valgella Vigna Maferin 2017 Balghera
Di grande scuola il risotto mantecato al datterino giallo, battuto di gambero rosso, stracciata di bufala, olio e basilico.
Abbinamento Furore Bianco 2022 Marisa Cuomo
Divertente il Filetto di vitello…come una cacciatora. Tutti gli elementi che caratterizzano uno dei piatti tipici della cucina popolare serviti a contorno del filetto cotto a bassa temperatura: funghi cardoncelli, salsa ai pomodorini e cardoncelli, pomodorini confit ed un meraviglioso crocchè di scuola napoletana.
In abbinamento: Caravanserraglio Cortona Doc 2020.
Immancabile il limone amalfitano sia nel pre-dessert, sorbetto con crumble di pasta frolla, che in uno dei dessert Torna a Surrient, cremoso allo sfusato, cuor di limone confit, gelèe al limone.
Vera e propria opera d’arte sia nella forma che nella sostanza la Ricotta e Pere: mousse di ricotta, crumble al cioccolato, spugna di nocciola che ricorda il classico biscotto di pane agerolese, pere caramellate, cialda di pera, gel di pera e sorbetto pera e zenzero.
In abbinamento: Passito di Pantelleria Florio
Da quest’anno, sarà anche possibile prenotare delle visite guidate per piccoli gruppi all’interno della struttura e le degustazioni in cantina. Ma non finisce qui: Giovanni Paone è già al lavoro nella ristrutturazione di un’altra ala del palazzo che sarà destinata alla creazione di qualche suite per poter trascorrere qualche giorno nel fascino di questa dimora di rara bellezza.
Via Armando Diaz 2
Agerola
Telefono 081 1914 3156 – 324 8437579
Aperto a pranzo, dalle 12.00 alle 15.00, e a cena, dalle 19.00 alle 23.00
Chiuso il lunedì
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