Antica Masseria Venditti a Castelvenere, Nicola e la forza della coerenza

Pubblicato in: Cantine e Produttori di Vino


Antica Masseria Venditti – Castelvenere
Via Sannitica, 120-122 – tel. 0824.940306 fax 0824.940301
www.venditti.it
masseria@venditti.it

Ettari vitati: 11, tutti di proprietà
Enologo: Nicola Venditti
Allevamento e densità di impianto: in media tra 2.500 e 3.000 piante per ettaro
Composizione chimico-fisica del terreno: vari gli appezzamenti, quasi tutti di natura calcareo-argillosa
Produzione kg/pianta: in media 1 kg
Epoca di impianto delle vigne: Barbera/barbetta (1968) – Bacalàt (1972) – Bosco Caldaia (1980) – Vandàri (due appezzamenti, il primo 1988, il secondo 1999) – Marraioli (1999)
Altezza media: 150 metri sul livello del mare
Lavorazione del terreno:  solo trinciatura meccanica
Concimi: sovescio e organominerali
Trattamenti: rame e zolfo
Conduzione: in regime biologico certificato
Lieviti: autoctoni e selezionati
Mercati di riferimento: Italia, Germania, Svizzera, Stati Uniti
Bottiglie totali prodotte: 65.000
Percentuale di uve acquistate:  tutte di proprietà
Uve coltivate: aglianico, “montepulciano”, piedirosso, barbera, falanghina, grieco di Castelvenere, “cerreto”
Altre produzioni: olio extravergine d’oliva (da cultivar racioppella e femminella), vino alle noci, mosto cotto, grappa di barbera/barbetta
Altre attività: in azienda agriturismo Donna Lorenza

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LA STORIA

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Un’isola della cultura del vino. Il progetto voluto da Nicola ben rappresenta la filosofia che ha sempre regnato tra le vigne della famiglia Venditti, fin dai tempi di papà Pasquale, artefice di quel museo di biodiversità enologica che dal 2005 fa bella mostra nel Vigneto Didattico che affianca il nuovo complesso aziendale. Venti varietà storiche, con i filari espressione del volto delle bottiglie, composti nella perfetta percentuale con cui le varie uve entrano a far parte delle etichette aziendali: dai monovitigni ai cru, passando per gli uvaggi. Il tutto arricchito da alcune rarità, che testimoniano il contributo sul campo per il racconto della storia enologica della famiglia, di Castelvenere, dell’intera Valle Telesina.

In quel piccolo fazzoletto di terra che è il Vigneto Didattico ben si legge la storia dei Venditti, da secoli legata al vino. Parte dei terreni aziendali furono acquistati da un avo di Nicola agli inizi del secolo scorso, al suo ritorno nel Sannio dopo anni di emigrazione in America. Con il nome della famiglia legato anche alla storia della fillossera, visto che una delle cattedre ambulanti istituite nel Sannio nella seconda metà degli anni Trenta sempre del ‘900 sorse proprio su terreno Venditti, di proprietà dell’allora commissario prefettizio del paese, Giuseppe, per tutti “zì Peppe Barbetta”, da cui prende il nome la produzione maggiormente rappresentativa dell’azienda.

E sempre il Vigneto Didattico mostra il volto moderno dell’azienda, quello predisposto all’accoglienza e alla comunicazione. Capace di trasformarsi in una grande aula all’aperto in occasione della Potatura didattica, una vera e propria giornata di studio dedicata alla pratica più importante in campo, elemento indispensabile – rimarca sempre Nicola – per avere un’ottima vigna e produrre vini eccellenti. Così come diventa una grande sala in occasione di Raccolta e racconti di vino notturno, la festa con la raccolta delle uve didattiche che anticipa la vendemmia, che da otto anni anima l’azienda in occasione del terzo week-end di settembre.

In campagna e in cantina le operazioni seguono ritmi e operazioni precise, quasi come una regola religiosa. Ci torna alla mente l’importante funzione degli ordini monastici, soprattutto quello benedettino, che dopo le grandi invasioni barbariche riportarono in auge la vite, proteggendola (prima) e diffondendola (poi) ovunque il clima permettesse di impiantarla. Quei monaci benedettini a cui si deve il grande ‘Torchio di Plinio’ datato 1595, che era collocato proprio in una delle proprietà della famiglia Venditti (in contrada Foresta) e che oggi domina nella sala degustazione.

Proprio come gli assi portanti di una disciplina monastica la filosofia aziendale passa attraverso semplici ma ferree regole. Grande attenzione in vigna con i trattamenti ridotti al minimo: Nicola ricorda come la prima edizione (1987) della ‘Guida dei vini d’Italia’ – edita da Gambero Rosso e Arcigola (poi trasformatasi in Slow Food) – parlasse già di “produzione biologica”, anche se il primo regolamento in materia arrivò più tardi.

Mano leggera in cantina, dove la regola principale è stata sempre quella di evitare in assoluto l’utilizzo del legno. Particolare cura nell’accoglienza, arricchitasi con l’agriturismo ‘Donna Lorenza’, con i piatti della tradizione contadina sannita proposti dalla moglie di Nicola, Lorenza, coinvolgendo anche i figli Andrea e Serena.

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LE VIGNE
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Il vigneto di Nicola è disseminato negli angoli più suggestivi della campagna di Castelvenere, con quale enclave in territori confinanti. Le vigne sorgono nelle località che richiamano le etichette aziendali. Le più antiche sono quelle da cui si ricavano le uve barbera/barbetta, considerato che parliamo di un impianto risalente al 1968. La conduzione biologica richiede un impegno particolare, considerata proprio la frammentazione dei vari appezzamenti, con piccole variazioni climatiche che di certo influenzano con diversità i vari momenti della stagione agricola. Diversi appezzamenti, ma tutti non molti distanti dal centro aziendale, considerato che le vigne più lontane non arrivano ad oltrepassare i cinque chilometri di distanza dalla cantina. Così come cambia anche la natura del terreno, che va dalla massa prettamente calcarea- argillosa delle vigne di località Bosco Caldaia a quelle più sciolte di località Foresta, il fondo da dove provengono le uve per l’altro cru aziendale, il Bacalàt.

La campagna è direttamente seguita da Nicola, che si fa forte dei tanti consigli ricevuti nel corso degli anni dal padre Pasquale. Così come non mancano gli esperti accorgimenti del suocero Mario, altro castelvenerese autentico dal volto di vigneron.

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I VINI
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I CRU

Sannio Bianco Bacalat

Uve: falanghina (50%) – grieco di Castelvenere (30%) – “cerreto” (20%)
Fermentazione e maturazione: acciaio
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Bottiglie prodotte: circa 1.500

Forse è il vino più rappresentativo dell’anima enologica di Nicola. Ottenuto da uvaggio, in un territorio dove la moda del monovitigno non è riuscita a cancellare secoli di storia di vini prodotti con più uve. Sempre convincente, fresco e pimpante, arricchito da un volto acido non molto aggressivo grazie al contributo dei due vitigni che vanno ad ammorbidire i lineamenti tipici delle uve falanghina. Da spendere sulle zuppe autunnali, piatti a base di funghi e carni bianche.

Solopaca Rosso Bosco Caldaia

Uve: aglianico – piedirosso – “montepulciano”
Fermentazione e maturazione: acciaio
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Bottiglie prodotte: circa 1.500

Ecco la dimostrazione che un grande vino rosso si può ottenere anche senza l’impiego del legno. Altro punto di forza della gamma aziendale, sempre tra le migliori produzioni della terra sannita. Un vino antico ma dal fascino moderno, per la sua capacità di ben figure anche sulle tavole importanti. E’ il vino delle feste comandate, quando il pranzo si irrobustisce con salumi e formaggi e carni preparate con lunghe cotture. Austero, ma capace di mostrare sempre il suo lato pimpante.

I MONOVITIGNI

Sannio Barbera/Barbetta
Uve: barbera
Fermentazione e maturazione: acciaio
Fascia di prezzo: da 10 euro a 15 euro
Bottiglie prodotte: circa 7.000

Nicola mostra sempre grande passione per questa tipologia. Per la sua storia. Per le sue caratteristiche. E’ il rosso che piace alla tavola campana, da sposare su piatti cult come le lasagne e la parmigiana di melanzane. Ma è anche il rosso delle serate tra amici, conviviale, fresco e sapido. Profumato di rose e viole, sia la naso che al palato. Un vino di grande tipicità, grande espressione di questo territorio calpestato dalla storia.

Falanghina del Sannio Vandàri

Uve: falanghina
Fermentazione e maturazione: acciaio
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Bottiglie prodotte: circa 10.000

Una falanghina dal volto minerale. E’ il vino sapido ottimo sulle portate di pesce e sui primi piatti preparati con i prodotti dell’orto. Convincente per la sostenuta freschezza e il tratto acido, anche se parliamo di una falanghina che riesce a mostrare un marcato volto elegante. Ottima esecuzione, che mostra la marcia in più di Nicola sul versante dei bianchi da quando è all’opera nella nuova struttura aziendale, impreziosita dalla giusta tecnologia e dalle armi necessarie per produrre vini di qualità eccelsa.

Sannio Aglianico Marraioli

Uve: aglianico
Fermentazione e maturazione: acciaio
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Bottiglie prodotte: circa 6.000

Castelvenere non è di certo territorio eletto per le uve aglianico. Ma nonostante tutto l’aglianico di Nicola possiede il suo fascino particolare, impreziosito dal mancato utilizzo del legno. Il calice si caratterizza per freschezza e eleganza, con tannino mai ruvido. Da spendere su grigliate e saporiti formaggi del Matese.

LINEA SENZA SOLFITI AGGIUNTI – ASSENZA

Dalla vendemmia 2013 Nicola si è rivoluto mettere in gioco – come lui dice – con due vini particolari, prodotti senza l’aggiunta di solfiti, di lieviti e di enzimi. Due bottiglie che nascono dalle uve più tipicamente castelveneresi: Barbera/barbetta e Falanghina. Ha volute chiamarle Assenza, proprio per le “assenze” elencate sopra e per racchiudere – come in un acronimo – tutti i componenti della sua famiglia: i figli Andrea e Serena e la moglie ENZA. Prodotti con la veste Sannio Doc e Falanghina del Sannio Doc, in meno di tremila esemplari per tipologia, i vini hanno subito conquistato l’attenzione dei consumatori. E degli addetti ai lavori, con la Gran menzione ottenuta dal rosso allo scorso Vinitaly, in occasione del quale vennero presentate le due etichette. Le bottiglie, che escono sul mercato ad un prezzo compreso nella fascia dai 10 ai 15 euro (leggermente più alto il rosso rispetto alla Falanghina), mostrano una nota piacevole con un volto “più dolce” rispetto alle vinificazioni tradizionali biologiche, dovute proprio ai nuovi percorsi intrapresi in cantina.

Nicola produce anche due etichette Sannio Doc: il bianco ottenuto dalle uve grieco di Castelvenere, “cerreto” e altri cloni locali bianchi; il rosso ottenuto con uve “montepulciano”, olivella, aglianico e altri cloni locali.

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CONCLUSIONI
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Distinguersi in un mondo globalizzato. Attraverso i vini. Nicola riesce benissimo a rappresentare questa fetta del territorio sannita che si adagia sulla sponda destra delle acque del fiume Calore. Il tutto grazie a poche ma scrupolose regole, una ricca tradizione familiare e soprattutto alla grande determinazione. Regole e non mode, come dimostra la volontà di non seguire il legno quando questo percorso rappresentava una scorciatoia per conquistare ampie fette di mercato. Nicola è rimasto fedele alle sue convinzioni.

E’ il lato più autentico di un attento vigneron e della sua filosofia improntata al buono, pulito e giusto. Non a caso premiata nei cinque anni di Slow Wine con la “chiocciola”

Pasquale Carlo 


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