
di Raffaele Mosca
Dalla Calabria al Garda, una coppia di rosati straordinaria che dimostrano ancora una volta la grande crescita della tipologia
Brigante – Cirò Rosato Mankari 2023
Quella dei Cirò Boys è una bella storia ancora poco conosciuta: un gruppo di vignaioli affiatati che rinunciano all’invidualismo anarcoide tipico del Sud Italia per rilanciare in maniera coesa la denominazione più importante della Calabria, la bella addormentata del vino italiano.
La prerogativa del Gaglioppo, uva rossa di riferimento, sta nella tannicità estrema che ha sempre spinto i produttori a limitare quanto più possibile la macerazione, spesso ricavando dei rosati scuri o dei rossi leggerissimi. Da qui alla produzione di rosati “moderni” il passo è brevissimo e, in effetti, il Cirò rosato è la più costante delle tre tipologie ammesse da un punto di vista qualitativo. Tra i quasi dieci assaggiati al banco, questo mi ha convinto particolarmente: non diafano ma nemmeno troppo scuro, ha un naso piccante di pepe bianco ed erbe, con fondo di acciuga e ribes selvatico; salinità e fruttino rosso vanno a braccetto, scolpendo una progressione schietta e sfaccettata allo stesso tempo, con giusto un accenno di tannino e spezie a go-go nel finale energico e saporito.
Costaripa – Valtenesi Rosè Molmenti 2019
Sempre Rosato, ma da tutt’altra zona d’Italia. Mattia Vezzola è stato l’uomo dietro il successo dirompente di Bellavista nell’ultimo trentennio; terminata quell’esperienza, si è rimesso in gioco con la sua azienda di proprietà sulle sponde del Garda, da sempre una fucina d’innovazione nel campo degli spumanti e dei vini rosati.
Molmenti nasce dalla volontà di andare oltre lo stereotipo del “rosatino turistico” che tarpa le ali a Valtenesi e Chiaretto, tentando la via dell’affinamento in botte da 4 ettolitri per 2 anni, seguita da diversi mesi di riposo in bottiglia. Il vino è chiarissimo e luminoso, dolce ma non stucchevole nei profumi di cotognata e cannella che s’intrecciano con liquirizia, bergamotto e fiori in appassimento. Ampio, salino, la parte aromatica ricorda quella di uno spumante leggermente ossidativo, con l’acidità che smorza miele e frutti rossi in composta, un afflato balsamico che allunga il finale di notevole equilibrio.
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