Vini rosati della Guida 100 Best Italian Rosé e formaggi caprini da Gustophia Dispensa e Latteria Tenuta Principe Mazzacane

Pubblicato in: I vini da non perdere

di Enrico Malgi

Piacevole serata quella trascorsa presso Gustophia Dispensa e Latteria Tenuta Principe Mazzacane ad Omignano Scalo di Annacarla Tredici e Andrea Giuliano, nell’ambito della manifestazione “Rosa d’Autunno”.

Nell’occasione si è proceduto ad una degustazione di diversi vini rosati della Guida 100 Best Italian Rosé, curata da Antonella Amodio, Chiara Giorleo, Adele Granieri. Queste le bottiglie assaggiate: Pian di Stelle 2022 Pacchiarotti, Pinot Nero 2024 Fallwind, Nannì 2024 Tenuta del Meriggio, Costacielo 2024 Lunarossavini, Five Roses 2022 Leone De Castris, Costa di Rose 2024 Umberto Cesari, Celeste 2024 Cantine Benvenuto, Preaféte 2023 Podere dei Folli, Fabri 2023 Rivera, Rosadea 2024 di Tenuta Macellaro, Rosato Venezia Giulia IGT 2024 di Zorzettig, Tintilia 2024 di Tenute Martarosa, Villa Cordevigo 2024 di Vigneti Villabella.

In abbinamento è stata servita una selezione di tre ottimi e pluripremiati formaggi caprini biologici certificati: Primosale con corbezzolo e servito su letto di foglie d’autunno; Portarosa, un caprino alla barbabietola e carota; Robiola di capra ai petali di rosa essiccati, olio evo Marsicani e servita su pane di grani antichi.

La degustazione dei rosé è stata magistralmente condotta da Chiara Giorleo e Annacarla Tredici alla presenza di Luciano Pignataro.

Il rosato in passato è stato molto bistrattato, perché si riteneva un vino senza personalità, poco affidabile e scarsamente longevo. Invece col trascorrere del tempo per fortuna si è potuto sperimentare e valorizzare con successo le sue enormi potenzialità, tanto da farne un caposaldo di tutta l’enologia nazionale.

Si ipotizza che il senatore veneziano Pompeo Gherardo Molmenti alla fine del XIX lo avesse collaudato per primo in Italia dopo un viaggio effettuato in Francia, che come si sa è la patria indiscussa di questa tipologia, soprattutto quello che riguarda i rosati della Valle del Rodano e della Provenza. A parte questa controversa tesi, risulta certa invece la reale creazione del primo vino rosato elaborato e commercializzato in Italia dall’azienda salentina Leone De Castris, la quale nel 1943 produsse il Five Roses su suggerimento del generale italo-americano Charles Poletti. Il nome Five Roses (Cinque Rose) si riferisce alla contrada omonima dove insisteva il vigneto e prende spunto anche dalla tradizione familiare dei Leone De Castris, i cui capofamiglia per anni hanno avuto sempre cinque figli.

I principali metodi di produzione del vino rosato passano attraverso la macerazione, il salasso, la pressatura diretta e l’assemblaggio. La macerazione prevede un contatto breve tra mosto e bucce, mentre il salasso estrae parte del mosto destinato alla vinificazione in rosso per produrre il rosato. La pressatura diretta consiste nel pigiare subito l’uva e vinificare il succo, ottenendo un colore più chiaro, mentre l’assemblaggio, consentito solo per gli spumanti, consiste nel mescolare vino bianco e vino rosso.

Un’ultima annotazione riguarda la potenzialità di serbevolezza del vino rosato. Ebbene, senza arrivare a mettere in discussione il primato d’invecchiamento del Tavel (Grenache, Syrah, Mourvédre e Cinsault le specie varietali potenzialmente impiegate) della Valle del Rodano, si può tranquillamente affermare che molti rosati italiani riescono a resistere al tempo che passa per un lungo periodo.

 

Gustophia Dispensa Popolare

Strada Provinciale 274 Omignano (Sa)

 


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