Bad News. Dio perdona, la Curia no: i preti hanno sfrattato l’Enoteca Marcucci di Pietrasanta, patrimonio dell’Umanità

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

di Giancarlo Maffi

Tanto tempo fa un avo del geometra Galliani disse all’avo magnate del carbone Moratti : mi hai offeso.  Ci vediamo a duello in Pietrasanta sull’angolo della casa del Cardinal Maffi. Io come attendente porto l’avo dell’artista Botero che viene a curarsi i calli  al mare d’estate. Benissimo rispose piccato il contendente. Io mi porto l’avo di Giorgio Armani.  Ma qualcosa bisognerà pur mangiare prima e quindi chiamiamo l’avo di Lorenzo Viani che guarda caso si chiama Lorenzo Viani. Fa il pittore ma si arrangia anche in cucina.

Potrebbe essere un sogno ma non lo è. Tutti gli attori citati sopra, quelli attuali ma anche l’avo del carismatico ristoratore del Forte, sono frequentatori del’Enoteca Marcucci a Pietrasanta.


Ed è pur vero che il palazzo del singolar tenzone fra la Curia e i Marcucci era, ai tempi, di proprietà proprio del mio omonimo Cardinal Maffi che lo regalò alla Curia, quella di Pisa anche se qui civilmente siamo in territorio lucchese. Solo omonimo, ach, perché ora potrei essere Papa e forse le cose andrebbero meglio a Roma, soprattutto lato pedofilia e connessi.

O forse il faut dire ERANO frequentatori, i Galliani, i Moratti , i Botero, gli Armani, i Barilla, calciatori, tennisti e tutta la pletora al seguito, gnoccame compreso, perché Michele Marcucci, gestore del mitico luogo, ha uno sfratto che più esecutivo non si può, trenta giugno.

Ora, senza entrare nelle cavillose beghe legali di cui potrebbe spiegarci le profondità abissali l’avvocato Grammauta che ci sorveglia, la cosa è francamente un’enormità.

Non ho nessuna intenzione di rivedere le mie posizioni su come si mangia all’Enoteca Marcucci. Il cibo è di supporto al vino, allo stare insieme, al “divertirsi” e a conoscere ggente.

Un  luogo magnifico per Stefano Bonilli, senza dover andare fino a Parigi da Inaki.

Se poi dovessimo fare un rapporto fra felicità/ costo del piatto , apriti cielo. Sia chiaro, Marcucci compra ‘er mejio dei prodotti: acciughe del Cantabrico, uova e salumi da Parisi, altri prosciutti e salumi da Joselito e Pierangelini figlio, mozzarelle di bufala da urlo ecc ecc.Ma in cucina deve avere qualcuno che gli rema contro: trasformare un pezzo di fantastico petto d’anatra in suola di scarpe bruciacchiata è cosa che ci vuole della scienza, dell’ingegno negativo/ creativo.

Però c’è un però. Lo dico e lo dichiaro pubblicamente: l’enoteca Marcucci vale il viaggio.

E’straordinariamente affascinante stare nelle sue salette, arredate con giochi di modernariato e migliaia di bottiglie di vino, piccole o grandi opere d’arte alla parete.  Straordinariamente affascinante starsene fuori d’estate a uno dei suoi tavolini precari ma ambiti da personaggi pubblici.

Lato gnocche troverete di tutto, dall’attempata signora che non vuole saperne di invecchiare dignitosamente e si è rifatta direttamente alla Michelin ma lato pneumatici, alla giovine in caccia di dichiarazioni dei redditi cospicue. Ma anche coppiette romantiche che fanno tenerezza. Tutto a lume di candela su una stradina di acciottolato d’epoca, sulla quale è divertente osservare gli equilibrismi di certi piedini infilati in decoltè tacco 16.

Si sta lì, sorseggiando uno champagne d’annata o anche il loro Basetta. Se avete l’uzzo di festeggiare qualcosa potrete perfino aprire bottiglie di 70 anni, perfettamente conservate.

Si perché la cantina dei Marcucci è conosciuta dal Manzanarre al Reno: un luogo straordinario dove sono meravigliosamente conservate bottiglie che farebbero impallidire la stragrande maggioranza dei ristoratori con pretese tristellari, anche in Francia tanto per intenderci.

Proprio la cantina, stramaledizione, è all’origine del singolar tenzone. La curia la rivuole indietroper farci, insieme a tutto il palazzotto, i cavoli propri. Ne fa parte anche la cucina che però potrebbe trovare una collocazione diversa all’interno del palazzo a fianco dove Michele non ha alcun problema. È proprio quella cantina, meta di pellegrinaggi continui da ogni parte del mondo, che ne soffrirebbe più di ogni altra cosa. Marcucci ha proposto negli anni passati un cospicuo ritocco al fitto e perfino, insieme ad amici investitori di comprarsi tutto il palazzo del Maffi cardinale.

Nulla da fare. La cocciuta curia rivuole indietro la baracca. Legalmente pare ne abbia diritto. Di certo toglie a Pietrasanta un luogo affascinante e vivo.

Il trasferimento sarebbe una perdita incredibile.

Dio Perdona, La Curia no.


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