Amatrice,amatriciana e il terremoto. Bellissimo pezzo oggi in prima pagina su Repubblica di Antonino Cannavacciuolo. Noi campani il terremoto lo abbiamo vissuto, è stato il più pesante degli ultimi 40 anni, basti pensare che oltre la metà delle 5000 vittime italiane si è registarta la sera del 23 novembre 1980. Tutti lo ricordano bene, è stato uno spartiacque.
Tonino lo ricorda, in braccio al papà, a soli cinque anni.
E dice che se il paese di Amatrice è distrutto, il suo simbolo vive in tutte le case degli italiani in questi giorni. L’amatriciana è stato il piatto simbolo su cui si è raccolta la solidarietà.
Sui social ci sono stati i soliti interventi negativi, molti hanno visto che questa idea era solo un modo per farsi pubblicità. Può darsi che ci sia, anzi, certamente c’è, anche questo elemento, ma noi ci siamo stancati di non fare nulla finché tutto non è perfetto. La perfezione è la scusa migliore dei nullafacenti.
Di fatto si raccolgono fondi e questo piatto è identitario, oggi più che mai, non solo di Amatrice e di Roma, ma di tutta l’Italia. Scrive Antonino Cannavacciuolo “La forza della cucina si rivela nella sua capacità di tramandare di generazione in generazione il legame tra i territori e le comunità che li abitano”.
Del resto, non è così che i nostri emigranti hanno difeso la loro identità? Noi meridionali primi fra tutti, ovviamente.
Non sappiamo se Amatrice verrà ricostruita, sappiamo che esisterà per sempre l’amatriciana!
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