Cetara, ristorante Acquapazza

Corso Garibaldi, 38
Tel.089.261606
Chiuso il lunedì, ferie variabili tra dicembre e gennaio
www.acquapazza.it

Adoriamo Cetara, il nostro fuoriporta in fondo: quattro curve, dieci minuti e puoi cogliere già l’anima della Costa d’Amalfi, lo speciale equilibrio tra roccia, mare e architettura e la sospensione del tempo. Abbiamo il nostro rito scaramantico, e dalla Immacolata in poi ogni anno visitiamo puntalmente i tre locali bandiera: il San Pietro, il Convento e l’Acquapazza, appunto. Non chiedetemi quale preferisco perché per me uguali sono, come tre figli per qualsiasi mamma. Del resto ci ho scritto anche una piccola guida.

Il San Pietro è più familiare e preciso nel piatto, il Convento amicale e tradizionale, l’Acquapazza è vitalistica e scanzonata. A seconda di come state con la capa, o delle persone con cui vi accompagnate, scegliete. Così con Francesco Tammaro ci siamo congedati dal 2009, da Pasquale Torrente abbiamo salutato il 2010 e da Gennaro&Gennaro abbiamo fatto una ripassata domenicale.

Questo era il Benevenuto, sfizioso e ammiccante. Abbiamo pasteggiato con un fantastico Greco di Tufo di Colli di Castelfranci e il rosato di Feudi di San Marzano.

Ora non vi spaventate. Il fatto è che questo è uno dei pochi posti in Italia dove il tonno è parte del patrimonio culturale e dell’economia. Cetara ha vissuto e in parte vive ancora grazie al tonno e alle alici. E questi due piatti vengono da una bella bestia pescata in zona. Presa e proposta a tutti. Di grandissima qualità la lattughina di accompagnamento che in foto appena si vede.

Un classico, con pinoli e uva passa a combattere il salato.

Grande piatto intramontabile. Qua va molto bene lo Champagne.

La ristrutturazione del locale è stata curata da Raffaele Vitale, il primo architetto del gusto al Sud perché è davvero architetto ma anche patròn di un locale, Casa del Nonno 13, per cui il bello e il funzionale si intrecciano, a differenza di tanti locali pensati astrattamente che poi devono essere adattati in corso d’opera. Qui vediamo Gennaro con il suo aiuto: l’allargamento del locale è stato interamente dedicato alla cucina che copre un’area quasi pari alle due salette interne. Una curiosità: non è a vista da chi mangia, ma da chi passeggia per la strada.

Ed ecco l’altro Gennaro, che cura la sala, sommelier e attento selezionatore di vini. Qui trovate sempre belle chicche con ricarichi giusti. Con lui Tonino Palmieri, il patròn di Vannulo, che ha trascorso con noi questo pranzetto insieme alla moglie e ai due figli.

Il settore dolci è quello che segna un grande miglioramento rispetto ai primi anni. Prima le dimensioni della cucina non consentivano molto margine e i due Gennaro vendevano quelli di Sal de Riso. Con la ristrutturazione ci si sono messi di buzzo buono con ottimi risultati. Direi che valgono il viaggio. Potrebbero anche aprire nel pomeriggio con dolci e passiti! del resto la Costiera è una delle capitali di questa categoria: tradizione conventuale e influebnza napoletana si fondono con entusiasmo da Sorrento ad Amalfi.

Chiudiamo con il trittico presente su ogni tavola: l’alfabeto gastronomico del posto ove la colatura sostituisce la saliera. Ed è più elegante di quella dell’Ambroisie:-)

Pagherete dai 45 ai 50 euro.


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version