
di Stefano Buso
Tutto ha comunemente una spiegazione – seppur sbilenca, assurda o curiosa – anche per quanto concerne il gusto e le sue aggrovigliate declinazioni. Comprendo che sto aprendo un capitolo culinario dove metafore e parallelismi non difettano. Tutto ciò, per amor di cronaca, sfidando ancora una volta la ferrea locuzione de gustibus non ecc ecc…
L’anno scorso, non c’era blog, forum, portale o magazine che non serbasse un corner o un post dedicato al pesce crudo – in particolare – al Sushi. Si scatenarono così simpatiche tenzoni a colpi di penna fra estimatori di prodotti ittici crudi, e quelli che altresì aborrivano la sopraddetta “dottrina culinaria”. Un botta risposta al fulmicotone che riempiva con puntualità le giornate di gourmet e golosi. E così, tra un trancio, una chela e fini dissertazioni sul consumo di pesce cotto o non, le gesta culinarie risultavano satolle di questa “avvincente trama marina”.
E ora? Mah, parrebbe tutto sotto zero – come il pesce prima d’esser servito crudo. Per l’ennesima volta è evidente che le discussioni sulla pappa (e vinose) sono apprezzate quando insorgono polemiche e dissidi; poi, quando riappare il sereno, tutto è rimosso alla velocità della luce. In ogni caso i devoti del raw fish rimangono nella loro granitica posizione, come del resto chi difende a spada tratta le leccornie di mare ben cotte. Il dilemma non è poi questo, cioè crudo sì, no o… forse, bensì difendere un’idea senza innescare “spedizioni punitive” da un blog all’altro.
In questa controversa diatriba, come Archiloco, mi sento poeta e soldato. Talvolta – coraggioso – affronto molluschi e tranci di pesce crudi. In altre circostanze, certamente sdolcinato, lo apprezzo più volentieri cotto. Ad ognuno il suo, Sushi, pesce o quel che è!
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