Cristiana Lauro Delirium Tremens, gli appunti imperdibili di una wine killer

Pubblicato in: I libri da mangiare

La comicità dell’approccio maschile è quasi pari a quella dei luoghi comuni sul vino maturati nell’Italietta anni ’90, quella che ha ben vissuto con i pagherò berlusconiani venuti adesso in scadenza. Quando poi le due cose si incrociano, magari condite con qualche fisima post femminista, il divertimento è assicurato.

Cristiana Lauro non è solo abile e profonda degustatrice di vino, ma ha una scrittura leggera, precisa, godibile, ironica e autoironica che aggiunge molto fascino alla sua bellezza schiaccia maschi.

Una scrittura di costume che ai tempi belli della carta stampata, qualsiasi direttore degno di questo nome avrebbe fatto il diavolo a quattro per poterla utilizzare.

“Delirium Tremens, appunti di una wine killer” (Edizioni Estemporanee, p.141. 15 euro) è una serie di miniature estroverse e divertenti, al termine delle quali si resta sempre con una risata nei polmoni. Affreschi di situazioni, fantasie, amicizie, solitudini che ha già regalato alla rete con generosità su Intravino e che adesso raccoglie per infilarle in una valigia.

Il suo approccio al vino, colto ma non greve, preciso ma non professorale, mi è sempre piaciuto, quasi quanto, o come, quello di Roberto Mostini, alias il Guardiano del Faro. Sono due intelligenze ciniche, pre  e post fillossera, lei, gaudente bolognese, comunque sempre briosa, lui, caustico piemontese, sull’amarostico-malinconico. Entrambi disincantati con la nostalgia, forse il bisogno chissà, dell’utopia.

Due grandi scritture che smentiscono la banalità della rete adeguando la lettura al piacere della carta.

Cristiana viene, si diceva, dai magnifici anni ’90, non li rimpiange ma resta fedele al Pantheon di quell’epoca prendendo le distanze dai nuovi totem neopauperistici perché nel bicchiere cerca prima, o solamente, il piacere. E’ quello che fa salute.

Il vino, dice, è una cosa seria ma deve divertire. Ed è appunto questa visione ludica che le fa cogliere le debolezze e la volgarità di quelli che definisce “enoscrocconi”. Non ci si arrabbia perché sono, appunto troppo comici.

Un appunto sul libro? Forse proprio la prefazione di Roberto D’Agostino che conferma come non basti essere un intelligente gran figlio di puttana per dire cose interessanti sul vino.

Perchè, come del resto insegna Cristiana, non ci può essere vero divertimento senza un rigore severo e preparatorio.

Leggete, divertitevi e, per gradire, imparate anche qualcosa. Di serio

Buona lettura

 


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