Garantito IGP | Da Predappio con amore: i vini di Noelia Ricci

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Noelia Ricci vitigni foto - www.21grammy.com

di Andrea Petrini

“Siamo una storia di famiglia. Quattro generazioni di passione e dedizione al territorio. Siamo una storia di donne, siamo una storia di fratelli. Siamo una storia di terra, scritta con le antiche argille e le sabbie calcaree. Una storia che ha il colore chiaro del Sangiovese di una volta, quello delle vigne di Predappio e della Valle del Rabbi. Siamo una storia di silenzi, d’impegno e determinazione, una storia scritta con le mani di chi cura i filari e ascolta le viti.”

Queste sono le parole di Marco Cirese che nel 2010 ha avviato il progetto Noelia Ricci, la sua azienda, il cui cuore, formato da sette ettari di vigneto, oggi diventati nove, si trova all’interno della Tenuta Pandolfa, una proprietà ricca di storia che si estende per 140 ettari tra vigneti, seminativi e bosco ai piedi dell’appenino Tosco-Romagnolo.

La denominazione, Pandolfa, sembra che derivi direttamente da Sigismondo Pandolfo Malatesta, detto il “Lupo di Rimini”, che avrebbe stazionato a lungo in questi luoghi prima di accingersi a saccheggiare nel 1436 il Castello di Fiumana. Nel corso del tempo, dopo aver affrontato varie traversie, la Tenuta nel 1941 passò di mano al Commendator Giuseppe Ricci, imprenditore di Forlì, che negli anni ’50, passata la guerra, iniziò i lavori di rinnovamento della tenuta acquisendo due poderi adiacenti e impiantò i primi vitigni di sangiovese e trebbiano

Alla morte del Ricci nel 1980, fu la figlia Noelia, carismatica e visionaria, ad intuire per prima il potenziale di questi pendii e, spinta da una forte passione per il suo territorio, iniziò a piantare nuove vigne e ad avviare i lavori di costruzione della nuova e più funzionale cantina che oggi formano un vero e proprio esempio di Chateaux in terra romagnola.

La zona di produzione, infatti, si trova a Predappio, lungo ampie vallate comprese tra le province di Ravenna e Forlì-Cesena, con quote tra i 100 e i 350 metri s.l.m. dove i terreni nascono da generose argille che salendo di quota, seguendo il torrente Rabbi, diventano sempre più colorate, leggere ed intrise di minerali. I cru più interessanti di Predappio si trovano in prossimità dei crinali delle colline sopra la linea dei calanchi e sono Predappio Alta, San Cristoforo, San Zeno e Rocca delle Caminate.

I 9 ettari di vigneti di Noelia Ricci si trovano sul crinale della collina esposto a sud-est, tra i 200 e i 340 metri s.l.m. in località San Cristoforo. In questi terreni si vedono confluire tre differenti matrici geologiche: lo spungone da Bertinoro, l’arenaria da Modigliana e la marna sulfurea da Predappio. In queste terreni difficili si coltivano , attraverso una agricoltura sostenibile che cercherà di convertirsi verso una meditata scelta biologica, sangiovese, trebbiano e, in piccolissima parte, pagadebit.

Tre sono i vini prodotti da Noelia Ricci, tutti ispirati al mondo degli animali che viene riportato in etichetta attraverso illustrazioni provenienti dagli archivi storici di fine ottocento, perché in queste figure c’è quel realismo, non ancora fotografico, che lascia margine espressivo all’immaginazione.

L’unico bianco aziendale si chiama Bro’ (93% trebbiano romagnolo, 7% pagadebit) la cui etichetta si ispira alla balena che nelle culture orientali è simbolo della memoria, della famiglia e dell’esperienza. L’annata 2017, nonostante il caldo, è stata gestita egregiamente e regala un vino leggero ma al tempo stesso tagliente ed aguzzo grazie al suo profilo quasi da vino nordico visto che emergono prepotenti le sensazioni di agrume, pesca bianca e biancospino. Al sorso è una lama che stuzzica il palato con una decisa sapidità finale.

Tecniche di Vinificazione: fermentazione in acciaio del solo mosto di Trebbiano in macerazione per 6 mesi con le bucce del Pagadebit.

Affinamento: 6 mesi in acciaio sulle fecce fini e minimo 2 mesi in bottiglia.

Il vino rosso “di entrata” di Noelia Ricci è il “Il Sangiovese” che in etichetta è contraddistinto dall’immagine di una vespa, l’insetto che più di ogni altro vive la vigna e che ne protegge la biodiversità. L’annata 2016 dei questo Romagna Doc Sangiovese Predappio regala un vino assolutamente amichevole, gioioso, fresco ma al tempo stesso appagante per complessità e facilità di beva. E’ un vino di grande qualità ma, al tempo stesso, di poche pretese estetiche che mira al godimento tra amici in una domenica spensierata dove si può stare bene anche con un bel panino col salame. La Romagna, per me, è questa!

Tecniche di Vinificazione: le uve Sangiovese dei differenti cloni sono raccolte assieme e fermentate in uvaggio. La fermentazione e la successiva macerazione sulle bucce avvengono in tini di acciaio a temperatura controllata. Il contatto del vino con le bucce dura mediamente 18 giorni; segue la fermentazione malolattica.
Affinamento: 6 mesi in acciaio e minimo 8 mesi in bottiglia.

Il terzo e ultimo vino della gamma è invece “Il Godenza” la cui etichetta rappresenta il primate che interpreta la scelta stilistica di un vino che torna alle origini delle tradizioni del sangiovese. Da me è stata degustata l’annata 2015 e, senza troppi giri di parole, non posso non affermare che questo sangiovese rappresenta per me una vera e propria sorpresa, ovviamente in positivo, grazie ad un profilo sensoriale diametralmente opposto a molti Sangiovese Superiore che spesso mi trovo a degustare in giro per l’Italia. Infatti, il vino in questione non ha quella robustezza e quella prepotenza che spesso li contraddistingue. No, il Godenza, proveniente da vigne con un’altissima presenza di sabbia arenaria, è assolutamente elegante e, per certi versi, aristocratico con quei suoi profumi che rappresentano un mix di ortensia, lampone, ricordi vegetali e spiccata mineralità. Al sorso è proporzionato, suadente, carezzevole grazie ad un tannino perfettamente levigato e, soprattutto, dotato di una gagliarda persistenza sapida che richiama il terreno da cui ha origine questo splendido sangiovese di assoluta territorialità.

Tecniche di Vinificazione: le uve Sangiovese dei differenti cloni sono raccolte assieme e fermentate in uvaggio. La fermentazione e la successiva macerazione sulle bucce avvengono in tini di acciaio a temperatura controllata. Il contatto del vino con le bucce dura mediamente 28 giorni; segue la fermentazione malolattica.
Affinamento: 8 mesi in acciaio e minimo 12 mesi in bottiglia.


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