Di Meo 1993: la sfida al tempo del Fiano di Roberto Di Meo

Pubblicato in: Avellino

Di Meo Vini, Salza Irpina (AV)

Contrada Coccovoni

Telefono: 0825 981419

info@dimeo.it

di Antonella Amodio

È arrivato il momento per Di Meo 1993 di uscire dalla cantina di Salza Irpinia per la vendita, che avverrà nelle prossime settimane. L’ho assaggiato diverse volte nel corso del tempo: dai silos alla sosta in bottiglia, constatandone ogni volta l’evoluzione. Il 1993 è proprio l’anno in cui conobbi Roberto Di Meo al quale mi lega un rapporto di amicizia e di stima. Ed è stato proprio questo il passepartout per gli assaggi cadenzati di questo Fiano. Lo seguo praticamente da 32 anni e la passione di Roberto per i bianchi “progressivi” lo ha sempre contraddistinto.

La cantina di famiglia è gestita da lui e da suo fratello Generoso. Nel 1986 fa la sua prima vendemmia e da subito identifica il bisogno di affinamento nei vini prodotti negli areali di Montefusco, Santa Paolina, Montemarano e Salza Irpina (territori dei vigneti di proprietà). Tra le tecniche che applica c’è il monitoraggio dell’ossigeno in vasca e la saturazione dello spazio di testa con l’azoto. L’acidità presente nelle uve è imprescindibile per le lunghe soste in acciaio e per l’evoluzione. Questo 1993 da uve Fiano è la sua follia, complice l’annata considerata molto buona, con piogge settembrine che hanno favorito una qualità finale notevole. Un vino che è cresciuto con Roberto, che nel frattempo ha acquisito un proprio stile produttivo, seguendo un percorso che oggi trova una sorta di compimento in questa sfida.

La cantina Di Meo di Salza Irpinia, con le sue etichette di Greco di Tufo Vittorio, Fiano di Avellino Alessandra e il Fiano Colle dei Cerri (l’unico della gamma a vedere il legno), ci ha insegnato ad apprezzare il lungo affinamento dei bianchi. Vini che, prima di uscire in commercio, hanno come minimo sostato tra acciaio e bottiglia dieci anni.

Veniamo a questo Di Meo 1993, classificato come vino da tavola e con una gradazione di 12%. Il prezzo medio sarà di 350 euro, una cifra che rispecchia la rarità dei pochi esemplari – quantificati in 2.800 bottiglie e 500 magnum – e il lungo lavoro di sosta in cantina, che testimoniano il Fiano come uno dei vitigni a bacca bianca più longevi del mondo, che in Irpinia trova la sua casa.

Da giornalista sommelier che bazzica da oltre trent’anni nel mondo dei vini, devo ammettere che risulta facile cadere nel banale descrivendo in degustazione il profumo o il gusto. Questa volta passo. Salto la classica analisi sensoriale e sottolineo invece la percezione di meraviglia bevendolo. Per tutti quelli che amano fare paragoni, Di Meo 1993 è qualcosa di totalmente nuovo che non ricorda neanche i grandi bianchi prodotti dai cugini d’oltralpe, riconosciuti tra i migliori al mondo. La freschezza è la trama del vino e l’accenno alle note terziarie, di maturità (non vecchiaia), emerge al palato solo in chiusura. Per il resto, lascio a voi scoprire all’olfatto la mela disidratata, la nuance di liquirizia o quella di tartufo, oppure percepire l’attacco sapido al gusto e l’interminabile persistenza del sorso.

Per i pochi che avranno la fortuna di berlo, scopriranno che questo vino, come nessun altro, sfida il tempo con un’integrità pazzesca.

1993 Di Meo – € 350,00

Disponibili: 2.800 bottiglie e 500 magnum

 


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