
di Francesco Raguni
Anche quest’anno si è tenuta a Catania la manifestazione enologica dedicata ai piccoli produttori siciliani: Piccolo è bello. L’evento – ideato dalla sommelier Agata Arancio e organizzato dall’Associazione Vitis Aurea, con il patrocinio del Comune di Catania e il sostegno della Regione Siciliana – ha cambiato location, passando dal Monastero dei Benedettini all’Istituto incremento ippico per la Sicilia di Catania (che si occupa di conservazione, mantenimento e miglioramento delle popolazioni equine autoctone siciliane). Anche quest’anno “Piccolo è bello” ha confermato il suo impegno contro la violenza di genere, devolvendo una parte della vendita dei biglietti all’Associazione Marisa Leo Aps dedicata alla memoria dell’imprenditrice del vino uccisa dal suo ex nel 2023.
“Un percorso nuovo per un futuro nuovo. È stata una grandissima scommessa, perché abbiamo custodito nella nostra esperienza un luogo nuovo architettonicamente importante come l’Istituto incremento ippico per la Sicilia” ha dichiarato Agata. “Siamo alla settima edizione e non mi sembra vero che questa festa nata quasi per caso sia diventata un appuntamento fisso nel calendario degli eventi enogastronomici. Sostenere i piccoli produttori vitivinicoli che hanno sempre più difficoltà a farsi conoscere sui mercati in un momento di grandi incertezze è la nostra mission”.
Anche Paolo Di Caro, presidente regionale della Fondazione Italiana Sommelier, si è espresso a margine della manifestazione: “Il nostro è un approccio laico. Il vino è curiosità. Dove si arriverà? Da una parte il cambiamento climatico detta le nuove regole della produzione, dall’altra i produttori chiedono un prodotto diverso per esigenze di mercato. […] Il vino è un edonistico, tocca a noi raccontarlo senza nascondere i problemi”.
Ed è proprio spinti da questa curiosità che abbiamo ritrovato volti nuovi, ma anche conosciuti: infatti, questa edizione 2025 ha portato con sé, in primis, delle piacevoli conferme. Ed è proprio da qui che vogliamo partire. Già lo scorso anno, ad esempio, vi avevamo raccontato della produzione del viticoltore Salvatore Marino. Turi Bianco 2023 è un’interpretazione molto interessante del Catarratto in purezza. Coltivato ad alberello a Pachino, svolge la fermentazione in acciaio (fa anche malolattica) per poi affinare 8 mesi in cemento. Sentori di frutta gialla, note di miele dovute proprio alla malolattica e una piacevole freschezza sono i suoi descrittori. Dal Turi Bianco nasce anche il Vermouth Turi, prodotto al 75% dal suddetto vino a cui viene aggiunta artemisia (passaggio obbligatorio per disciplinare) e un infuso a freddo di arancia, timo e finocchietto. Passando al Turi Rosso 2023, ritroviamo invece un blend di Nero d’Avola e Pignatello, che in etichetta riporta la sottozona Eloro. Anche questo vino svolge malolattica e affina soltanto in acciaio. Ciò che colpisce al calice è la desueta forma di espressività del Nero d’Avola, ora meno austero e più elegante.
Seppur quest’anno – a causa delle elevate temperature non abbia portato con sé le nuove annate dei proprio rossi – si conferma interessante anche la produzione di Stanza Terrena di Giuseppe Grasso. Così da contrada Buonivini a Noto passiamo al Versante Nord dell’Etna. In particolare, è da segnalare Psicodramma 2024, cioè la seconda annata in cui Giuseppe ha scelto di vinificare in purezza la Minnella bianca, derivante da viti centenarie. Dopo una macerazione di 10 giorni, il vino affina in barriques per 10 mesi. Al naso note balsamiche, in bocca una acidità marcata e un tannino scalciante, sintomo di un prodotto che può durare nel tempo. Il nome deriva dall’omonima forma di psicoterapia formalizzata da Jacob Levy Moreno, in cui l’attore-paziente sale sul palco e mette in scene i propri drammi repressi: da qui il nome psicodramma. Così come l’attore – paziente, la Minnella bianca, vitigno un tempo utilizzato solo come uva da taglio, ora riesce a diventare protagonista capace di inscenare ed affrontare il proprio vissuto.
Chiudiamo la cernita delle conferme, con Francesco Modica, piccolo produttore di Randazzo. Il suo Nerello Mascalese dà vita a due etichette differenti: Sciaranova, che affina soltanto in acciaio, e Nonno Ciccio, che fa prima acciaio, poi barriques per 6 mesi. Il primo vino ha un naso ricco di frutta, sorso agile e tannino delicato. Il secondo ha invece un bouquet più complesso, con sentori di grafite e pietra focaia; il tannino qui è presente, il sorso ha carattere.
Tra i volti nuovi, siamo rimasti colpiti da plurimi assaggi. In prima battuta, troviamo la distribuzione esclusiva dell’azienda Murgo, che ha portato – tra i vari – Affiu 2021, Etna Bianco Superiore, di Eredi Di Maio. L’etichetta è nata nel 2016 da una vigna ripresa a Milo, tra Caselle, Rinazzo e Praino. Al naso reca note di idrocarburo, limone, miele e nocciola; in bocca ha una grande citricità. Meritevoli di menzione sono state anche i due vini di Contrada portati dall’azienda Terra Costantino. Stiamo parlando dell’Etna Bianco 2018 contrada Blandano e l’Etna Bianco Superiore 2023 contrada Praino.
Il primo è un Carricante in purezza, coltivato in una contrada bassa come altitudine, vinificato per l’80% in acciaio e per il 20% in cemento. Discorso diverso per il secondo, in cui abbiamo un blend di Carricante (90%) e Catarratto (10%), l’affinamento viene svolto prima in acciaio, poi in botte grande di legno.
Seppur il bouquet sia quello tipico del Carricante, Blandano presenta una acidità mento intensa di Praino. Interessante anche il rosato De Aetna, blend di Mascalese e Cappuccio, dalla breve macerazione e dal colore scarico: prova provata che il Nerello si presta benissimo a questa tipologia di vini, regalando calici dal sorso fresco e agile.
L’azienda Maugeri, invece, ha optato per una scelta differente, portando in degustazione soltanto formati Magnum. In particolare, hanno catturato la nostra attenzione l’Etna Bianco Superiore contrada Volpare Frontebosco 2023, che nasce da una parcella di vigneto in contrada Volpare a Milo e affina al 70% in legno e al 30% in acciaio.
Tanti fiori bianchi, tanti agrumi e una grande espressività del territorio. Discorso affine per Frontemare 2023, altro Carricante in purezza, proveniente questa volta da una parcella di vigna in contrada Praino.
La colata lavica della zona risale al 1300 e il vigneto ha una grande esposizione sul mare. Tutti questi dettagli del territorio ritornano in maniera lineare al naso: così le note di limone fanno da contorno ad una dominante iodata e marina. Dalla stessa contrada, proviene anche Catarratto 2022. Il bouquet, ricco di profumi di mare e pesca bianca, è preludio di un Catarratto diverso dal solito, dal frutto più domato e meno prepotente.
Con Feudo Vagliasindi facciamo il giro del Vulcano e ritorniamo sul Versante Nord. Il loro Etna rosato 2022 è un blend di Mascalese (90%) e Cappuccio (10%), prodotto tramite salasso dalla vasca di macerazione dell’Etna Rosso. È un rosato di corpo, ma non stucchevole, dall’aroma fruttato e dal sorso fresco e sapido. Meritevole di menzione pure il Nerello Cappuccio in purezza (2022). Il vino affina in barriques di rovere francese di quarto passaggio. Il legno è ben integrato, al naso conferisce sfumature balsamiche ed erbacee. Un assaggio diverso, ma che lascia un ricordo più che positivo e peculiare.
Chiude la cernita l’Etna Rosso Riserva 2017 (annata eccellente per i rossi sul vulcano): in bocca svela un tannino levigato, all’olfatto frutta matura e una leggerissima sfumatura ossidativa. Feudo Vagliasindi è una azienda con una storia tutta da raccontare: infatti, la vigna è stata abbandonata dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale per poi essere ripresa negli anni ’90. Il palmento e la cantina esistono da ben 200 anni.
Seguono i ragazzi di Eterna, presenti con la loro linea estemporanea, diversa dalla classica, che consta di 3 Etna differenti: un bianco, un rosato e un rosso. Il primo è un Carricante in purezza che vuole discostarsi dalla verticalità tipica del vitigno. L’intenzione è rispettata grazie ai tre mesi di batonage, procedimento tramite cui si riesce a spingere sulla sapidità e – al contempo – smussare un po’ l’acidità. Si tratta di una etichetta di cui vengono realizzate soltanto 2000 bottiglie.
Il rosato è invece un Nerello Mascalese in purezza, con alle spalle cinque giorni di macerazione e cinque mesi di batonage. Dai sentori di fragola e amarena e dalla buona sapidità, il vino è gradevole e mai stucchevole. La vigna da cui proviene si trova a Rovittello, a 700 metri di altezza. Anche qui, il numero di bottiglie è esiguo: 1200 bottiglie. Il rosso, infine, fa ben venti giorni macerazione. Cambia anche la zona del vitigno, essendo in questo caso a Linguaglossa a 600 metri di altezza. Naso ricco di spezie e tannino moderato regalano un assaggio differente e curioso.
Chiosa finale su Milice 2017, Etna Rosso di Cantine di Nessuno. La vigna a terrazze da cui nasce il vino si trova a Trecastagni, sul monte Ilice, e ha una età compresa tra gli 80 e i 120 anni; la pendenza è superiore al 65%. Sentori di frutta a buccia nera, quasi sotto spirito e terziari dovuti all’affinamento per 12 mesi in barriques di rovere francese di terzo/quarto passaggio sono i descrittori olfatti di un nerello mascalese in purezza, dalla vendemmia selezionata.
Non resta dunque che augurarci di ritrovarsi alla prossima edizione, nella speranza che questi piccoli produttori continuino a portare avanti – in maniera autentica – la loro filosofia di vino, così che il messaggio che arriva al calice riesca, al pari del vino stesso, a resistere allo scorrere del tempo.
Dai un'occhiata anche a:
- Birra kbirr, l’identità napoletana che parla a tutti, svela due imperdibili anteprime
- Vini Bianchi, Spumante Bianco e Passito Villa Matilde – Nuove annate
- E se tutti i vini di Caserta (o della Campania) diventassero Falerno doc?
- I vini vulcanici di tenuta di Castellaro
- Al via VitignoItalia: l’Italia del vino va in scena a Napoli con un parterre di 2000 etichette e un programma di attività inedite | Da domenica 11 a martedì 13 maggio alla Stazione Marittima di Napoli, Molo Angioino
- Estate in Ciociaria: relax, gusto e natura Al Piglio Maison de Charme tra i vigneti del Cesanese
- Approdo Thalasso Spa: charme, benessere e cucina nel porto di San Marco
- Vite Colte, le migliori annate a confronto tra Barolo ed Alta Langa