EuVite, la nuova realtà del “fermentoso” scenario vitivinicolo calabrese costituita da Librandi, Statti, Serracavallo, Poderi Marini e Malaspina ha già il merito di mettere intorno a un tavolo e far dialogare più di un produttore di vino e più di un imprenditore calabrese, a questo si uniscono una serie di attività molto interessanti. Tra le tante il sito web www.euvite.it, che condivide informazioni e approfondimenti sui territori e sul patrimonio ampelografico della regione e le pubblicazioni con gli studi condotti sugli autoctoni calabresi principali, proseguimento naturale di una attività ventennale condotta dai Librandi, dal 1993, con importanti istituti di ricerca.
Sabato scorso a Cirò alla fine di un press tour organizzato per presentare e far conoscere direttamente prodotti e protagonisti dell’associazione, Euvite ha realizzato un particolare e insolito evento, dal titolo I vini da vitigni autoctoni calabresi reggono il confronto con vini di elevata reputazione?, che si è rivelato un buon esercizio di discussione e di provocazione. L’intento, riuscito, è stato quello di mettere a confronto in un test alla ceca, ben organizzato, con giornalisti specializzati e operatori del settore, 8 vini delle aziende di Euvite con altrettanti vini ambiti e ricercati dai winelovers di tutto il mondo.
Ecco i confronti
Mantonico di Statti vs Viré Clessé di Baune da Seguin-Manuel
Efeso Mantonico di Librandi vs Drouhin – Corton Charlemagne
Don Filì Igt Serracavallo vs Chateau La Tour De l’Eveque Pétale De Rose, Côtes de Provence,
Duca San Felice 2010 di Librandi vs Morey Saint Denis cru Les Chenevery 2010 di Domaine Alain Jeanniard.
Palizzi Igt di Malaspina vs Chateauneuf du Pape Rouge La Roquete 2010
Basileus di Poderi Marini 2010 vs Barolo di Vajra 2008.
Batasarro Gaglioppo di Statti vs Les Mures 2006 di Chateau de Roqueford
Vigna Savuco di Serracavallo vs Amarone della Valpolicella Casa dei Bepi
Lo scopo non era il paragone diretto, perché i vini da vitigni calabresi sono unici ed è difficile mettere in confronto un montonico con uno chardonnay, un magliocco con un nebbiolo, un Valle del Crati IGT con un Amarone della Valpolicella Docg, ma il test ha dimostrato che alla ceca e senza il pregiudizio, fondato fino a qualche anno fa, i vini calabresi hanno stoffa a prescindere dal confronto fatto e possono giocarsi la partita del prossimo futuro nel difficile agone del settore vitivinicolo.
I produttori e i diversi ospiti intervenuti lo hanno ribadito più volte durante la giornata, la sfida oggi, per la Calabria, dopo anni di sperimentazione e di ricerca è quella di affrontare con nuovo slancio il mare dalla comunicazione del vino e, aggiungiamo, occorre investire nella formazione marketing degli operatori e nelle relazioni con la ristorazione italiana.
Oggi dopo anni quella calabrese ha compreso che avrebbe giovato alle proprie performance proporre vini che nascono dalla stessa cultura produttiva della cucina, adesso è il momento di affrontare le carte dei vini dei ristoranti italiani. Per fare breccia dobbiamo trasmettere la passione e l’amore viscerale che abbiamo per la nostra terra e per le nostre cose. Con l’alleanza con l’alta ristorazione sarà più facile innescare qual meccanismo virtuoso che tranquillizza gli operatori commerciali e della comunicazione.
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