Marennà, Paolo Barrale e l’Irpinia

di Albert Sapere

L’Irpinia è una delle capitali italiane del vino, con tre DOCG, Fiano di Avellino, Greco di tufo e Taurasi. In particolar modo, il Fiano negli ultimi anni, grazie alla sua longevità e al fatto di essere rimasto lontano da passaggi in legno di tutti i tipi, spesso superflui (nella maggior parte dei casi), hanno sancito un successo da parte della critica e dei consumatori di questo vitigno.

Il lavoro da fare per veicolare l’immagine di questa importante e qualitativamente valida forza produttiva è ancora lunga. Vitigni importanti, grandi vignaioli non bastano in un mondo del vino moderno e competitivo.

Gli investimenti collettivi nel bello, un circuito di accoglienza diffusa, la percezione comune che il vino è una componente fondamentale dell’economia, la ristorazione di qualità, sarebbero i passi da compiere.

Dopo la pausa di riflessione di Pisaniello e della sua Locanda di Bu, l’Oasis della famiglia Fischietti a Vallesaccarda e Marennà restano i due unici punti di ristorazione alta in provincia.

 

Proprio Marennà e l’esperienza voluta dai Feudi di San Gregorio sono da prendere ad esempio, a mio avviso, per questo territorio.

A partire dalla sala del ristorante, tutta in vetro e di design, affacciata su due valli, come dire uno sguardo futuro ma con i piedi ben piantati nel territorio.

La cucina di Paolo Barrale completa il tutto. Paolo in questo momento dimostra di essere un cuoco completo. Solida tecnica,  lontano dalla voglia di stupire, con spunti territoriali interessanti ma non solo, perché proprio il territorio per essere valorizzato non deve essere ostentato.

Acidità sempre cercate, ma anche piatti più rassicuranti e golosi, quelli che prendono alla pancia. Quando lo spunto è la tradizione i pensieri sono rivolti alla leggerezza.

La trota, panna al rafano e olio di mandarino è sicuramente il piatto del viaggio. Idea “nordica” del piatto, lungo al palato quasi privo di grassi, e con chiari rimandi ai pesci d’acqua dolce della vicina Capo Sele.

La cipolla ramata con tartufo e olio di ravece, oltre ad essere un omaggio ad una delle cipolle tra le più apprezzate d’Italia è anche un piccolo gioiellino per golosità e fattura.

 

Qualcosa da registrare sul risotto con una cottura aderente più ai gusti meridionali, cioè leggermente oltre.

 

 

 

 

L’atro piatto del viaggio al pari con la trota è il dolce. Le albicocche del Vesuvio macerate alla lavanda sorbetto alle mandorle e zuppa di albicocca al miele di acacia è di una modernità disarmante. Nessuno zucchero in eccesso, l’acidità è quella propria dalla frutta, note amare ed il miele che diventa un esaltatore del gusto.

 

 

Tanta concretezza, Paolo in grande forma, vivamente consigliata la visita al ristorante abbinata ad una visita ad una delle belle vigne dell’irpinia.

Marennà
Località Cerza Grossa – Sorbo Serpico
Tel. 0825.986683
www.feudi.it

info@feudi.it


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