Serata con il Produttore: Gulfi ed i cru di Nero d’Avola

Pubblicato in: Eventi da raccontare
i sei rossi di Gulfi in degustazione

di Antonio Di Spirito

Questo tipo di serate sono estremamente interessanti perché si ha la possibilità di approfondire conoscenze specifiche, si dissolvono dubbi, si confermano conoscenze solo “immaginate”.

Non stiamo parlando di una famiglia di lunga tradizione vitivinicola: nel 1956 Raffaele Catania andò a Parigi in cerca di lavoro e fortuna e portò con sé tutta la famiglia; il figlio Vito aveva allora solo 5 anni. Nel 1971 rientrarono a Chiaromonte Gulfi; Vito, che aveva 20, andò ad assolvere gli obblighi militari; dopodiché si stabilì a Monza, dove intraprese un percorso imprenditoriale nell’industria manifatturiera. Nel 1995 eredita alcuni terreni che nel frattempo suo padre aveva acquistato a Chiaromonte; decide, allora, di diversificare le sue attività imprenditoriali e si afferma anche in campo vitivinicolo, acquisendo vecchi vigneti nelle migliori contrade di Chiaromonte, a Pachino ed a Randazzo, sulle pendici dell’Etna ad 850 metri d’altezza, dove le viti sono allevate ad alberello.

Sin dal primo momento si avvale della consulenza tecnica di Salvo Foti e la missione aziendale viene impostata a coltivare rigorosamente vitigni autoctoni, particolarmente vocati in quei territori contemperando metodi tradizionali e moderni concetti di agricoltura biologica.

Gli ettari di proprietà sono sessanta, compresi quelli ad uliveto, per una produzione di 500.000 bottiglie; ma ciò che impressiona è la fittezza dei vigneti: hanno una media di 8.300 ceppi per ettaro! E tutte le lavorazioni sono manuali!

La serata è stata organizzata dalla “premiata ditta” Maurizio Valeriani e Stefano Ronconi presso la Taverna Portuense, che ha preparato piatti tipici della cucina romana, ma con qualche innesto mutuato dalla terra d’origine dei vini: la Sicilia.

Alla serata erano presenti Laura Picone e Mario Castagna della struttura commerciale e, naturalmente, il consulente enologico Salvo Foti. Dopo una breve ricostruzione storica della giovane azienda, la serata è entrata nel vivo con il racconto dei territori, dei vitigni e dei vini; delle 10 etichette prodotte abbiamo assaggiato 4 vini, due dei quali in doppia annata.

Il Carjcanti 2011 dà inizio alla serata; è un vino prodotto con uve carricante ed una piccola percentuale di albanello, vitigni storicamente presenti nei vigneti di Chiaromonte Gulfi. Il colore è giallo paglierino intenso con riflessi dorati; è un vino mutevole e profondo al naso; ha forti profumi floreali di glicine e zagare, poi una leggera foglia di pomodoro ed, infine, anice e foglia di limone. Al palato è fruttato e molto fresco, è sapido, agrumato e molto persistente.

Abbiamo assaggiato anche il Carjcanti 2006 soprattutto per constatare la tenuta nel tempo di questo vino. Ebbene, aldilà delle differenze fisiologiche dovute agli andamenti climatici delle rispettive annate e non di meno ai 5 anni di maggiore maturazione, ci troviamo a degustare un vino ancora nel pieno delle sue caratteristiche organolettiche; frutta e note di erbe aromatiche accompagnano una leggera nota ossidativa per la delizia del naso. Al palato c’è ancora tanta freschezza ad accompagnare una coppa di macedonia di frutta, un mazzetto di erbe aromatiche e, nel finale, una gradevole nocciola non tostata.

S’inizia con i rossi, e precisamente con il Rossoibleo 2013, un vino prodotto con uve nero d’Avola coltivate a Vigna Ragoleti, su un altopiano a 450 metri d’altitudine sui Monti Iblei, con una fittezza di 8.900 ceppi per ettaro. Al naso si apre come un vino giovane e fruttato, con note erbacee, vaniglia, burro di cacao e sambuco. More e liquirizia pervadono il palato; il tannino è potente, ma mitigato da un’ottima freschezza; notevole e lunga la progressione che chiude con una nota sapida.

Si prosegue con due annate di Nerojbleo, un vino prodotto con uve nero d’Avola provenienti da vecchie vigne dei Monti Iblei in Chiaromonte e da vigne di oltre 40 anni di Pachino. L’annata 2010 è un vino giovane e fruttato, che dona al naso leggere note erbacee ed una punta di cioccolato fondente; comunque profumi intensi, puliti e schietti. Il sapore di more domina in bocca; il tannino “arrotondato” è ben integrato alla freschezza ed alla sapidità in un lungo sorso che lascia una scia vinosa in bocca. L’annata 2002 sembra il gemello rimasto sulla terra mentre l’altro ha viaggiato nello spazio a velocità superiore a quella della luce. La base dei profumi è la stessa frutta, ma la nota erbacea è sostituita dal tabacco, dal cuoio e dalla ruggine. In bocca il tannino è vellutato e scompare la nota vinosa, ma sapidità e persistenza sono le stesse.

Il Nerosanlorè 2009 è prodotto con uve nero d’Avola provenienti da contrada San Lorenzo in Pachino, ad appena 700 metri dal mare; sono viti di oltre 40 anni allevate ad alberello. Salvo Foti lo definisce un “tipo da spiaggia”: effettivamente ha bisogno di tempo per aprirsi e distendersi per manifestarsi al naso; piccola frutta rossa e nera, leggera nota erbacea e profumi vinosi. Al palato sembra un puledro irrequieto: fruttato e fresco, è secco e con un tannino maturo, ha piacevoli note salmastre, è scorrevole ed intenso.

Ed eccoci al Nerobufaleffj 2006: le uve di nero d’Avola provengono da un vigneto di 2,5 ettari in contrada Bufaleffi a Pachino; le viti sono vecchie di 40 anni, allevate ad alberello ed hanno una densità di 8.500 ceppi per ettaro. Il colore è nero impenetrabile (“niru ca tigne”, dice Salvo); inizialmente emana sbuffi di alcool (effettivamente segna 14,5%), una leggera nota ematica ed una punta di ossidazione; ma poi tutto torna al suo posto e la frutta rossa e nera si insedia nel calice , accompagnata da note di cioccolata miste a polvere di caffè. Netta corrispondenza in bocca: frutta rossa, cioccolato, grande freschezza ed un tannino morbido ed avvolgente; in chiusura del sorso si apprezza sapidità e speziatura.

Reseca 2008 è il vino dell’Etna, nerello mascalese da viti centenarie coltivate ad alberello a Monte la Guardia nel comune di Randazzo, quasi a 900 metri d’altitudine, oltre 16.000 ceppi in 2 ettari di vigneto. Il primo impatto olfattivo è di caldarroste; poi si rivela di una profondità estrema; si apprezzano note floreali, frutta rossa, cuoio, melograno, ruggine. Al palato è molto fruttato, ottima l’acidità, ha tannini rotondi e molto presenti, è dinamico e persistente con note di tostatura di caffè in chiusura; è un vino gustoso ed elegante.


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