Un bicchiere per due / Vigneti delle Dolomiti Igt, Manzoni Bianco 2008, Vignaiolo Giuseppe Fanti

Pubblicato in: TERZA PAGINA di Fabrizio Scarpato

di Fabrizio Scarpato

A lei piaceva il mare. Oddio, l’acqua la vedeva solo per un bagnetto ristoratore, a malapena sopportava di bagnarsi i capelli. No, per mare intendeva un lettino, un iPod, una copia di Donna Moderna, una tanica di creme e il sole, ma proprio il sole, nient’altro che il sole. Avrebbe barattato un paio d’ore di lettino in spiaggia solo, e forse, con altrettanto tempo sul lettino di un centro benessere, va senza dire in una località sul mare, magari esotica, di quelle di un blu abbacinante. Quella avrebbe dovuto essere la sua vacanza: sole, mare e qualcos’altro, la notte, o la sera dopo la doccia, magari anche nella doccia, e non si trattava di andare a ballare.

A lui piaceva la montagna. Oddio nulla di roccioso, non foss’altro per un lieve principio di vertigine. No, montagna come trekking, nordic walking, scarpinate lungo sentieri in quota, oltre il limite dei boschi. La cosa che più gli piaceva era il rumore sordo delle vibram dei suoi scarponcini sulla terra battuta dei sentieri, nel silenzio striato di vento. Già incontrare più di un paio di coppie sul suo cammino lo seccava: aspirava alla solitudine, a scelte non battute. Gli sarebbe piaciuto perdersi lungo sentieri del Grande Nord, magari in Islanda, dove la natura proprio ti parla, se almeno sai ascoltare.

Finirono per trovare un accordo su una località del Trentino: c’era molto da camminare, ma anche un’attrezzatissima spa, c’era il sole, ma anche il suono della natura. Non c’era nulla da fare la sera, ma la doccia della loro camera era molto spaziosa.

Dopo un paio di giorni di tonificanti e ritempranti escursioni, lui concesse una giornata in piscina: il sole picchiava, i lettini erano comodi e lei aveva con sé tutto l’occorrente per sprofondare nel suo personalissimo nirvana. Decisero di apparecchiarsi frugalmente bordo piscina: salumi e formaggi, pane cotto a legna, insalate, e una bottiglia di vino. Manzoni Bianco, non lo conoscevano, ma se una cosa li accomunava era il senso della scoperta, la frequentazione della curiosità.

Al sole quel bicchiere era luminoso di un giallo violento e cangiante, con riflessi di cedro venati di verde. A lei piaceva molto il profumo intenso di frutta e fiori bianchi, di mela golden su uno sfondo balsamico e speziato, di resine e roccia, in una mineralità irruente che saliva dal bicchiere. Prima di tuffarsi lui disse che portando il bicchiere alle labbra sentiva il vento nella faccia, e la cosa gli era proprio piaciuta, rasserenandolo. In effetti piluccando qualcosa dal generoso buffet anche la ragazza s’era alzata dal lettino preferendo stare seduta, il che le consentiva d’essere più partecipe e di vedere lui che si esibiva in tuffi demenziali dal trampolino.

Il sole era forte e lei bevve con gli occhi chiusi, apprezzando il sorso pieno e potente del suo vino. C’era qualcosa di esotico, di palmizi al vento tra pompelmi e agrumi, e vaghe note d’anice stellato. Se ne rallegrò, e mantenendo gli occhi chiusi ritrovò il sapore della pasta di mandorle e una sapidità vertiginosa, al limite del salato, come sassi su una spiaggia lontana un migliao di chilometri. Non poté fare a meno di bere ancora, anche se qualcosa le andò inopinatamente di traverso nel vedere il ragazzo accingersi al tuffo dal trampolino, bello e bagnato, nel suo costume da bagno rivelatore.

Lui si tuffò con un elegante carpiato e riemerse dall’acqua all’aria accanto a lei. Bevve un sorso del suo vino e la baciò. “Sai di sale” disse lei. Era tempo di fare una doccia.


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