Hildegard von Bingen, la donna a cui la birra deve tanto

Pubblicato in: Curiosità
L'Abbazia di Hildegard in Germania

di Alfonso Del Forno

Una delle materie prime fondamentali per la produzione della birra è il luppolo. Oggi più che mai è il grande protagonista mondiale della birra. Le sue infinite varianti caratterizzano le produzioni di grandi e piccoli birrifici, trovando la migliore espressione nelle birre artigianali. Le caratteristiche che rendono il luppolo famoso al grande pubblico sono l’aroma e l’amaro che conferisce alla birra, aspetti su cui ci si è spinti molto negli ultimi anni.

Tanti non sanno qual è il motivo per cui si è cominciato a usare questo ingrediente nella produzione della birra e per conoscerlo dovremmo fare un viaggio nel passato, arrivando fino al XII secolo. Proprio in quel periodo è vissuta una donna di grande ingegno e cultura, Hildegard von Bingen. Nata nel 1098 a Bermersheim vor der Höhe in Germania, vive sin da piccola nell’Abbazia di Disibodenberg, dove a diciotto anni prende i voti e alla soglia dei quaranta diventa badessa. I suoi studi la portano a essere riconosciuta quale autrice di opere mistiche e filosofiche, compositrice di musica sacra e per le “visioni”, prese in esame per la santificazione avvenuta nel 2012 per mano di Papa Ratzinger. Verrebbe da chiedersi che legame ci sia tra le attività di Hildegard e il luppolo.

La risposta è tutta nella genialità della badessa benedettina che, tra i tanti studi, aveva indagato a fondo tutto ciò che riguardava la natura che la circondava. Il frutto di quest’analisi è tutto concentrato nell’opera dal titolo “Libro delle creature”. Realizzato come un’enciclopedia, i testi che compongono l’opera raccontano il mondo vegetale, minerale e animale, fotografando per la prima volta tutto ciò che esisteva in natura.  Ogni singolo elemento è classificato e studiato, descrivendone le proprietà utili all’uomo, per nutrirsi e curarsi. Tra questi c’è anche una pianta spontanea infestante, presente nei boschi della valle del Reno in cui viveva Hildegard: il luppolo. Lontano dall’idea moderna di questa pianta, il luppolo viene così descritto nel Libro delle creature: “Il luppolo è caldo e secco, contiene un po’ d’umidità e non presenta grande utilità per l’uomo, poiché aumenta in lui la melanconia, provoca tristezza nella mente e appesantisce le viscere. Tuttavia, grazie alla sua amarezza, blocca la putrefazione di certe bevande alle quali lo si aggiunge, al punto che possono conservarsi molto più a lungo”.

Ecco dunque chiara la caratteristica che aveva trovato Hildegarda nel luppolo: era un conservante naturale. Questa caratteristica ha permesso a questa pianta di essere utilizzata nella produzione della birra come conservante, proprietà che tuttora risulta essere fondamentale, indipendentemente dalle caratteristiche amaricanti e aromatizzanti. Interessante il suo utilizzo nel XVIII secolo nelle produzioni brassicole inglesi che dovevano raggiungere le colonie in India. Le birre percorrevano rotte navali molto lunghe e non esisteva nessuna tecnologia che permettesse la conservazione della birra durante il viaggio. L’unico metodo noto all’epoca, per proteggere la birra, era l’utilizzo di grandi quantità di luppolo. Questa scelta fa nascere uno degli stili birrari più noti al mondo: la India Pale Ale! Tutto questo dimostra quanto siano stati fondamentali gli studi di Hildegard per il mondo della birra e come una donna geniale sia stata capace di determinare il futuro della bevanda più antica del mondo. Esiste in Italia una manifestazione dedicata a Hildegard von Bingen e alla sua figura. Si svolge a Salerno il 17 settembre di ogni anno, giorno in cui la Chiesa Cattolica festeggia Santa Ildegarda. Il suo nome è Hildegard Day e la scelta del luogo non è casuale, visto che la badessa tedesca ha cominciato i suoi studi sulla natura partendo dai libri della Scuola Medica Salernitana. Chi ama la birra non può che amare Hildegard von Bingen. Cheers!


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