
Le cose hanno un colore e in linea di massima faremmo bene a prenderne atto e ad accettarlo . A maggior ragione quando si tratta di cibo e di vino visto che i coloranti fanno sempre molto male alla salute.
Ma è anche un elemento per capire il grando di alfabetizzazione del mercato. Solo pochi coraggiosi che hanno abbracciato una coerenza produttiva, ad esempio Antonio Di Gruttola di Cantina Giardino, possono affrontare i loro clienti con il Greco aranciato.
Già perché quello che vedete a destra è il colore naturale del mosto del Greco di Tufo, di Bambinuto per la precisione, affiancato al Fiano di Avellino di Lello Tornatore.
Da questo momento in poi il vino sarà sottoposto ai filtri e alle chiarifiche, ossia all’impoverimento di gusto, per andare incontro all’estetica della vista e ai luoghi comuni del palato imposti da una visione industriale del cibo imposta ormai da una quarantina d’anni.
Ora se è vero che non bisogna esagerare sulla neutralità del ruolo dell’uomo rispetto al processo di vinificazione, è pur vero il contrario e io starei ben lontano dai Greco bianco carta, anche se per fortuna non se ne vedono più tanti in giro.
In ogni caso lo scopo di questa foto non è dire come si deve fare il vino, ma in modo didattico cercare di spiegare che le cose in partenza come stanno e che tutto quello che viene dopo è questione di scelta.
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