Il rosato pugliese, il vino dell’estate e non solo… sfila per le stradine di Vieste

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Andrea De Palma

Finalmente sono tanti i produttori che si stanno impegnando nella produzione e miglioramento qualitativo del vino rosato e la Puglia è la regina di questo nettare capace di abbinarsi a tanti piatti della cucina di mare e non solo. Ma soprattutto ideale compagno di aperitivi rinfrescanti al posto di tanti intrugli liquidi edulcorati e colorati.

Tanta diversità in ogni bicchiere e nessuna somiglianza tra di loro, ogni sorso è ambasciatore del proprio territorio di provenienza

Il 1 giungo a Vieste sul Gargano in uno scenario magico il rosato pugliese si presenta e fa il pieno di consensi. Tanti i produttori presenti da ogni angolo della regione che hanno investito in tecnologia per ottenere dei prodotti freschi e piacevolissimi.

Potrà sembrare strano ma per fare un buon rosato ci vuole impegno e molta attenzione e, sfatiamo il mito che questo vino nasca dal miscuglio di bianco e rosso… assolutamente no.

Varie le tecniche che vanno dalla pressatura soffice delle uve rosse alla spillatura durante la macerazione dei vini rossi. Ma la differenza sta nell’utilizzo del freddo a partire dal ghiaccio secco in vendemmia, al raffreddamento delle uve diraspate per qualche ora in apposite presse al fine di estrarre il massimo dei profumi e, soprattutto durante la fermentazione.

Tutti i vini sono frutto dell’annata 2021

Voglio iniziare a parlarvi di Attanasio, un piccolo produttore a Manduria (Ta) storico per il suo Primitivo che fa affinare il suo rosato da pressatura soffice in anfore di terracotta pugliese, che non cedono nulla ma rendono il vino equilibrato e meno nervoso: bello e vero il coloro che ricorda la ciliegia fresca, come anche nei profumi intensi di ciliegia, rosa rossa e agrumi; morbidissimo e sapido, avvolgente nel berlo. http://www.primitivo-attanasio.com/index.htm

Bello anche il Rosalia la versione di Michele Biancardi a Cergignola (FG) da uve Nero di Troia dal frutto intenso nei profumi e grande sapidità nel berlo; un’uva che si conferma capace di regalarci bevute leggere e ricche di gusto oltre che a rossi strutturati. https://www.michelebiancardi.it/web/

Il Girofle di Stefano Garofano a Copertino (LE) resta lo storico Negroamaro rosato a cui molti produttori dovrebbero ispirarsi dove colore, profumi e sorso rispecchiano la territorialità. Salasso del mosto dalla macerazione del Negroamaro e fermentazione in cemento ci consegnano un vino ricco di umore salentino con note di tamarindo e agrumi rinfrescanti, dal gusto sapido e ricco di spezia. https://vinigarofano.it/

Giancarlo Ceci Andria (Bat) mette in mostra uno straordinario Parchitello da uve Bombino Nero che tradizionalmente producono vini con tanta acidità e colore rosa corallo.

Il bicchiere non tradisce le aspettative, nei profumi e nel sorso rispecchia la murgia calcarea ai piedi del Castel Del Monte con tanta mineralità e freschezza derivante da una terra e un microclima unici e inimitabili. Preparatevi a gustare un succo di melograno avvolto da sentori di rosa e frutti rossi, con tanto gusto nel berlo. https://www.giancarloceci.com/it/

Gianfelice D’Alfonso del Sordo a San Severo (FG) mi stupisce con un Dammirose quasi masticabile da uve Nero di Troia che ci consegna un vino ricco di frutto, pulito nei profumi e fresco nel berlo. Le note di arancia e melograno si fondono piacevolmente alle note minerali ben in evidenza anche nel berlo. https://dalfonsodelsordo.it/author/gianfelice/

Sempre ben fatto e ricco di fascino olfattivo e gustativo è la versione del Donnadele da uve Negroamaro di Alberto Longo a San Severo.  https://albertolongo.it/

Concludo queste note invitandovi a bere pugliese ovunque voi siate in questa terra baciata dal sole e soprattutto andare sul Gargano a Vieste e godere dei sui prodotti, degli scenari mozzafiato e del mare.

Perdersi nelle stradine di Vieste merita il viaggio: ordinate, curate, pulite e piene di tanti piccoli locali che offrono una cucina tipica: troverete spesso il termine “Paposcia” (ricorda la ciabatta da notte) una specie di panino allungato che va farcito a piacere. La tradizione racconta che era un pezzo di pasta allungata messo all’imboccatura dei forni a legna per capire quando raggiungevano la temperatura giusta perla cottura del pane: evviva la tradizione.

Di questa bella manifestazione dobbiamo ringraziare il comune di Vieste nella persona dell’assessora Rossella Falcone, la società Partesa nella persona di Giuseppe Gentile che da anni sono impegnati nella valorizzazione delle perle enoiche della regione.


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