La celebrazione del Borgo di Ognina passa anche dalle sue ricette

Pubblicato in: Eventi da raccontare
Ognina borgo d'eccellenza

di Francesco Raguni

Un tramonto da togliere il fiato, la Madonnina di Ognina e un peschereccio ormeggiato dal nome “Atlante” (di proprietà della famiglia Testa): quale cornice migliore per ospitare un evento dedicato all’antico borgo marinaro di Ognina. Il quartiere, infatti, così come le sue ricette, rappresentano per la città di Catania un importante pezzo di storia, si ergono a frammento identitario della città. Il progetto “Ognina borgo d’eccellenza” è nato dall’idea di Francesco Chittari e sviluppato dall’agenzia Scirocco, in collaborazione con il Comune di Catania, ed è stato promosso dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea. L’ingrediente principe della serata che ha visto ospiti diversi chef di spicco del panorama etneo, tra cui anche Alessandro Ingiulla (chef del ristorante “Sapio”, 1 stella Michelin), è stata l’alice.

«Ad Ognina, fin dai tempi antichi, si è praticata la pesca delle alici che rappresentavano un alimento di largo consumo. Questa pesca veniva praticata con un tipo di rete chiamata “menaide”, una rete disposta a corrente formata da un solo telo a maglie tutte uguali. La particolarità̀ di questa tecnica di pesca è il meccanismo di cattura: con l’imprigionamento della testa dell’alice nelle maglie della rete, da cui il nome da “magghia”, si provoca un dissanguamento naturale che rende il pesce più̀ gustoso e pregiato» racconta Gaetano Urzì, referente del Presidio Slow food “Masculina da Magghia”.

E così i presenti hanno potuto assaporare il pesce in questione in diverse sfaccettature: siamo passati dal Nigiri con le alici, proposto da chef Daniele Napoli di Crudo, all’alice nuda e cruda di Alfio Visalli (piatto che il cuoco in questione ha arricchito con una salsa alle mandorle, mandorle a lamelle, pomodorini confit, muddicca atturrata e cipolla).

Salvo Saitta del ristorante “L’acciughetta”, invece, ha proposto un grande classico, quale uno spaghetto con colatura di alici e bottarga, dalla piacevolissima sapidità.

Chef Alessandro Ingiulla, invece, ha reinterpretato uno dei suoi nuovi piatti “Tenerumi, ricotta e cozze”, sostituendo le cozze con le alici. E così ecco servito un tortellino dal cuore di ricotta, con a fianco del pomodorino arrosto, le alici, i pinoli, l’uvetta e anche il tenerume (altro ingrediente simbolo della tradizione siciliana).

Chef Marco Cannizzaro di KM0 (ristorante segnalato come bib gourmand dalla guida Michelin), invece, ha voluto optare per l’alalunga (anche detta tonno bianco), offrendo agli ospiti una cotoletta di alalunga in carpione, la cui panatura in prezzemolo risultava molto fresca e gradevole al palato.

E naturalmente non è mancato neanche l’apporto vitivinicolo: erano presenti etichette di produttori come Nicosia, con il suo Vulkà – Etna rosato DOC (nerello mascalese, che fa solo acciaio, al naso floreale, in bocca dalla piacevole mineralità), e Alessandro Viola, con Note di bianco (un freschissimo grillo, che fa solo acciaio, le cui spiccate note marine risultavano in perfetta simbiosi con i piatti proposti).

A bordo è stato proposto anche l’assaggio di un Sicilian Dry Gin, Tamashi, sia nella sua versione classica che premium, in cui primeggiava la nota di mandarino.

«Una tradizione gastronomica quella dell’antico borgo di Ognina di grande pregio che merita di essere riscoperta e valorizzata, partendo dalla conoscenza e dalla promozione dell’eccellenza delle materie locali come il freschissimo pesce che ogni giorno i nostri marinai portano sulle nostre tavole», parola di Francesco Chittari, ideatore del progetto.


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