La Coldiretti: certifichiamo le sagre che valgono davvero per distinguerle e valorizzarle!

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

Secondo uno studio della Fipe (Federazione Pubblici Esercenti), almeno il 75% delle sagre non ha alcun valore e da una immagine sbagliata del patrimonio gastronomico italiano. Che abbiano, per esempio, prodotti del luogo e che si colleghino alla storia della comunità. L’obiezione a queste critiche è: ma facciomoli lavorare. Certo, ma se si realizza un piano di sagre vero, capace di essere attrattore per la sua qualità allora i guadagni saranno superiori per tutti, compresi per le comunità che comunque devono spendere soldi per sostenerli e gestirle.

Manuel Lombardi, presidente della Coldireti di Caserta ga scritto un vero e proprio manifesto che ci trova assolutamente d’accordo e che rilanciamo.

E SAGRA SIA, PURCHÉ DIGERIBILE

Non se ne sono mai viste tante.

Si può dire che ogni comune e ogni frazione di comune ne ha una.

A volte si presentano sotto mentite spoglie. Alcune hanno ormai una storia alle spalle, altre sono fresche di invenzione.

Quasi tutte sono affollate, anche se non tutte sono organizzate bene; alcune dovrebbero essere impedite.

Quasi tutte si concludono con una mangiata, quando non sono proprio solo una mangiata. Parliamo di sua maestà la sagra, la più pagana delle feste paesane.

Parliamo di un evento che può essere annoverato fra quelli che testimoniano la ricorrente aspirazione dell’uomo moderno a ritornare al passato, ai suoi riti, alle sue sicurezze, ovvero a tutti i piacevoli ricordi che sono restati nella memoria.

Le spinte e le motivazioni per organizzarle sono le stesse, cambia la piazza e il numero dei partecipanti, ma restano la dimensione popolare dell’evento e i motivi di attrazione.

C’è sagra e sagra.

Al centro di quasi tutte le sagre c’è il prodotto tipico, la cucina tipica, il bene naturale “tipico” come contorno.

Non di rado i prodotti tipici offerti di tipico non hanno niente.

In questo caso la dimensione meramente speculativa si può agevolmente rilevare, ma la stragrande maggioranza dei partecipanti non si pone proprio il problema, essendo spinta da altre motivazioni.

Questi “non eventi” possono danneggiare l’immagine delle poche sagre serie, che vivono dell’apporto di schiere di volontari e contribuiscono veramente a valorizzare le risorse locali di qualità.

Perché non proviamo a farle diventare DOC.

Ci permettiamo di formulare un suggerimento a tutti coloro che organizzano sagre con sacrifici, orgoglio e sani principi di coalizzarsi e costituire un Consorzio delle sagre autentiche.

1-L’ammissione dovrebbe essere consentita a quelle sagre che dimostrano almeno di possedere una documentazione tecnica e storica sui prodotti tipici da valorizzare.
2-Ancora, selezionare e controllare la qualità della merce posta in vendita o cucinata.3-Infine, coinvolgere in un ruolo attivo gli operatori economici.

Il Consorzio dovrebbe effettuare dei controlli prima di rilasciare un certificato, ed inviare un proprio ispettore ad ogni edizione della sagra iscritta, per rilevare eventuali deviazioni che giustificherebbero una eventuale espulsione.

Manuel Lombardi

Presidente Coldiretti Caserta

Angelo Milo

Direttore Coldiretti Caserta


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