La leggenda del Taurasi: Mastroberardino 2009-1934

Pubblicato in: Verticali e orizzontali
Taurasi Mastroberardino

Verticale Taurasi Mastroberardino 2009-1934 con le note degustative di Nicoletta Gargiulo, presidente Ais Campania

Ritrovarsi ieri mattina da Piero Mastroberardino ha avuto una nota di gioia e una di malinconia. Sgombriamo subito la seconda: nell’ultima verticale che facemmo qui ci venne a salutare Antonio, il papà. In quella occasione di viaggio dal 2006 al 1952 fu una bellissima esperienza. Cliccate qui  per leggere il resoconto della verticale di Taurasi Mastroberardino.
Dobbiamo anche dire che sebbene sia stata la verticale più ampia mai fatta in Italia, è ben lontana dalla incredibile cavalcata fatta con Robert Parker e Antonio Galloni
Stavolta il motivo è un appuntamento con il tempo: erano trent’anni che Antonello Maietta non veniva nella sua Irpinia e per l’occasione l’Ais Campania e la delegazione di Avellino hanno voluto fare qualcosa di speciale a cui è seguita la festa al resort Morabianca.
Ecco, è sempre il tempo l’elemento che affascina di più nel vino. Ne abbiamo parlato a lungo, sul valore del tempo nella Mastroberardino. Per me la capacità di immagazzinare le stagioni dentro una bottiglia fa la differenza tra i vini, proprio come la spesa al mercato la fa tra gli chef. Le tecniche sono infatti così evolute che rendono possibile fare ottimi vini e spesso recuperare il ritardo rispetto ad altre zone vitivinicole.

Il tempo ha un valore oggettivo, ossia verificare come evolve un vino nel corso degli anni. E uno soggettivo, ossia la rappresentazione che abbiamo di noi stessi quando entriamo in contatto con i messaggi raccolti in vigna e lanciati in bottiglia. La cosa più carina di questa degustazione, più che l’analisi tecnica, ovviamente interessante e che ha confermato che dopo le Piramidi la cosa che più resiste al tempo è l’Aglianico, sono stati i ricordi che ciascuno condivideva con tutti noi durante la sfilata di questi esemplari.
L’incrocio tra il valore oggettivo e il ricordo soggettivo rende la bevuta emozionante. L’emozione è quando la testa abbandona la materia del bicchiere per viaggiare nella memoria olfattiva, gustativa, visiva dei ricordi, e quanto più il passato crea aspettativa di futuro e di emozioni future, tanto più la bottiglia è grande. C’è un algoritmo preciso che vale la pena di studiare a questo proposito:-)
Venite viaggiate con noi confortati dalle note di Nicoletta Gargiulo.

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2009 Taurasi Radici Riserva docg

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Fresco in commercio, quello che sarà presentato alle guide. Il naso di questo rosso è davvero impressionante: una perfetta fusione tra frutto e legno discreto, bialnciato. Esile e al tempo stesso persistente, lunghissimo. Al palato è quasi un ritorno al passato, l’attacco parte senza dolcezza, subentra poi quella della frutta rossa, assolutamente non stucchevole. Di rimando le note amare e la chiusura perfetta, precisa. Un Taurasi goloso, quasi da addentare. Le potenzialità nel tempo sono infinite. Se penso alle difficoltà di cui si parlava per questa annata, è un risultato davvero straordinario.
Nota di Nicoletta Gargiulo: Colore meravigliosamente vivo, splendido naso floreale con glicine, viole, rosa fruttato di ciliegia fragrante, more, gelsi, speziata e delicata e dolce vaniglia, cannella, cacao. La bocca succosa, fresca, tannino vivo rugoso e vivo ma elegante. Morbidezza ed alcolicità ben bilanciata. Intensità di bocca incredibile, buona la persistenza, grande eleganza, sfondo lieve minerale.

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2008 Taurasi Radici Riserva docg Antonio
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L’annata dedicata al padre Antonio recentemente scomparso. Si presenta in modo austero, le note minerali prevalgono, l’acidità è più marcata rispetto al precedente. Un vino che deve ancora distendersi. Decisamente piacevole. Per paradosso, va atteso un po’ più della precedente. Un riferimento è quello dello stile classico, tipico della Mastroberardino in cui, come osserva in discussione Franco De Luca, l’occhio sulla eleganza prevale sempre sulla potenza. Al palato i tannini sono ancora presenti, ma piacevoli e in buon equilibrio con l’alcol.
Nota di Nicoletta Gargiulo: Colore rosso granata con un veste cromatica meno intensa in termini di colore. Al naso apre con spezie di noce moscata, chiodi di garfano, frutto rosso in confettura, floreale di rose leggermente appassata. Qualità olfattiva di straordinaria eleanza. Bocca ricchissima, potenza ed eleganza che danzano armoniosamente che gli dona una lunga persistenza gusto-olfattiva. Tannino che regala la giusta zampata.

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2005 Taurasi Radici Riserva docg
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L’etichetta che ha messo tutti d’accordo risultando tra i primi d’Italia. Per questo motivo ha avuto un ruolo fondamentale nel rilancio del Taurasi nello scorso decennio. Un vino rosso austero, il classico benchmark Mastroberardino, nel quale il sapido e le note terrose sono sempre bilanciate da un piacevole frutto. Al palato è lungo, incredibile, di grande stoffa. Pieno e ampio. Davvero vivrà nesi secoli.
Nota di Nicoletta Gargiulo: colore granata vivissimo. Naso che esprime connubio tra speziature, fruttate floreale e anche un po’ erbaceo che ricorda il tralcio, lievemente fungino, spezia di cioccolato, confettura di marasca e viole. Im bocca è dolce e setoso, tannino estremamente levigato, ottima la freschezza. Chiusura di luga persistenza marcata da ricordi di liquirizia.

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1999 Taurasi Radici Riserva docg Centotrenta
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Una annata è stata una grandissima annata, forse l’ultima che possiamo davvero definire tale. Un lotto speciale della riserva 99 lasciata per celebrare i 130 anni dell’azienda. Grande nella vigna, con continui capolavori in giro. Una pietra miliare del Taurasi che colpisce per la freschezza.
Nota di Nicoletta Gargiulo. Colore profondo con luminosità straordinaria come se si fosse fermato nel tempo. Naso ricco con meraviglioso intreccio olfattivo balsamico di eucalipto, cedro, speziato di legno di sandalo, confettura di frutti rossi rossi e fiori. In bocca straordinariamente fresco, tannino vivo, ottimo il bilanciamento dell’alcolicità, buona l’intensità ed estremamente coerente il gusto con l’olfatto.

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1996 Taurasi Radici Riserva docg
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L’annata è stata minore e si sente soprattutto in una stanchezza olfattiva. Ma rispetto a quanto si scriveva, costretta al paragone con la 1997 e anche con la 1992, dimostra di avere un lunghisisma tenuta nel tempo. Un vino rustico, di grande freschezza, con una tannicità marcata che però a chi ha palati un po’ vecchi non dispiace.
Nota di Nicoletta Gargiulo. Colorazione marcata granata che vira verso orli aranciati, buona trasparenza ma con vivacità. Naso evoluto di spezie che ci ricorda la marmellata di marroni, notafungina, tartufato leggermente ematico. Bocca più viva del naso, incredibile supporto di discreta freschezza, tannino pungente che asciuga e disidrata, sapido il finale molto minerale.

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1986 Taurasi Riserva doc
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Ultima riserva che non è Radici, il progetto che parte proprio dal 1986. Un classico tipico della Mastroberardino, quello che tutti noi abbiamo sempre amato e con il quale siamo cresciuti. Ecco perché questo, appartenente a una annata minore, è nel nostro cuore.
Nota di Nicoletta Gargiulo. Colore grantao aranciato, scarno e sottile di materia colorante. All’olfatto speziato di rovere leggermente smaltato. Naso che ricorda gherigli di noce, viola e rose appassite. Bocca lieve, tannino completamente trasformato, abbastanza intenso e persistente.

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1977 Taurasi Riserva doc
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Annata valida, di grande spessore, con note davvero piacevoli al naso e in bocca. Un vino da meditazione che si esprime in maniera piacevole. E’ incredibile la modernità di questo vino pensato in una stagione pre metanolo e anche pre-terremoto del 1980. Un quarantenne vivo e vegeto, proprio come un uomo a questa età.
Nota di Nicoletta Gargiulo. Colore profondo, carico. Naso nero di liquirizia, floreale di viola, iris, frutti neri in confetture, polvere di caffé e cioccolato fondente. Tannino vivo, avvolgente, ricchissimo, ampio. Luno persistenza ed incredibile sapidità.

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1968 Taurasi Riserva doc
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Il vino leggenda, celebrato da tutti. Il primo anno in cui Antonio Mastroberardino decise di produrre anche le sottozone Montemarano, Castelfranci e Piano d’Angelo. Un vino di grande gioventù, che ha contribuito a creare il mito della longevità del Taurasi.
Nota di Nicoletta Gargiulo. Religiosa espressione di granata con orlo aranciato, meravigliosa la sua limpidezza. Naso evoluto con un connubio straordinario tra sepzie, frutta e fiori. Fruttato di fragola dolce florale di glicine, cioccolato al caffè al latte ripieno di frutti rossi. Secco, asciutto e austero, tannino profonfo che ricorda il tostato di caffé, radice di liquirizia, minerale ed estremamente sapido, quasi salato. Straordinaria persistenza.

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1958 Riserva Taurasi doc
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Davvero un vino di grande scuola, bellissimo ed elegante, lungo, freschissimo e piacevole. Forse addirittura la sorpresa più marcata della degustazione.
Nota di Nicoletta Gargiulo. Colore strabiliante e vivo. Naso mentolato, balsamico con note di menta piperita, balsamico e the verde, radice di liquirizia, cioccolato alla menta, fruttato di prugna in confettura. Bocca setosissima, asciuga e disidrata, incredibilmente equilibrato.

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1934 Taurasi
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Erano gli anni della fillossera, un grande rosso che merità un discorso a parte.
Nota di Nicoletta Gargiulo. Colore aranciato che non denota grande limpidezza. Naso di porcini con guancia di vitello brasata, goudron, china, cannella e brodo di carne. Bocca fruttata ancora in tensione che si fa raccontare, grande di intensità persistenza ed eleganza espressa ai massimi livelli.

CONCLUSIONI

Quando partecipo a queste degustazioni mi rendo conto di come negli ultimi vent’anni la Mastroberardino non solo ha tenuto il vantaggio sulle altre aziende del territorio, ma lo ha allungato. Nessuno ha avuto la forza, la cultura, la lungimiranza, l’intelligenza commerciale, di curare il suo rapporto con il tempo. Nessuno si è impegnato sulla cosa più facile e più difficile preferendo concentrarsi su innesti, lieviti, batonage e balle varie. In tanti si sono impegnati con orgoglio nella vendita vendemmia dopo vendemmia non capendo che segavano il ramo dove si erano seduti. Tutti tranne ovviamente Luigi Moio con Quintodecimo che, come lui stesso sottolinea sempre, è sulla scia di chi ha iniziato tante generazioni fa.
Per me, bianchista, c’è il rimpianto che non si sia fatto lo stesso con il Fiano e il Greco: sono convinto che avrebbero fatto la differenze con tutte le altre regioni bianchiste italiane e mondiali.
L’Aglianico di Mastroberardino insegna che per conquistare il futuro bisogna tenere ben saldi i piedi nelle radici, questa l’intuizione del nome adotatto nel 1986 durante i terribili anni del post terremoto. C’è un filo conduttore in questi vini che appartengono ad epoche così diverse e lontane, ed è il fatto che non sono mai strillati, mantengono un profilo basso ma sono tenaci e forti e regalano energia al palato e consolazione olfattiva.
Sono forse i vini dell’Ottocento che chiude i battenti in questo decennio tra like, tweet e visualizzazioni. Ma sono i vini a cui sempre si deve tornare quando si desidera di stare in equilibrio con la natura e dunque con se stessi.

Ps: Ringrazio la Mastroberardino e l’Ais per l’invito e Nicoletta Gargiulo per avermi regalato le sue note degustative.
Ovviamente alla fine abbiamo fatto la classifica: ha vinto il 1958 seguito dal 1968. Ma il mio podio era 1999, 1958 e 1977. Io al ’68 ho preferito addirittura il 2009. Proprio vero, si nasce rivoluzionari e si muore monarchici:-)


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