La mozzarella di bufala con il Trebbiano di Abruzzo? Insorge il produttore cilentano Raffaele Marino: “Che senso ha?”

Pubblicato in: La cazzata del giorno

Ci sono delle volte che non credi ai tuoi occhi. Te li stropicci per leggere bene, sperando di aver sbagliato a capire. Mi è capitato con  questa polemica lanciata da Raffaele Marino, produttore cilentano sul sito di Metropolis che vi riporto per intero. Ci critica,se davvero le sue parole sono state riportate bene, perché al prossimo salone della mozzarella di Paestum abbiamo deciso di invitare produttori abruzzesi in una sezione di abbinamento chiamata Looking for White!


12/04/2011 – Può la mozzarella di bufala abbinarsi ad un vino abruzzese? E’ quanto si chiede uno dei maggiori produttori di vino del Cilento, titolare dell’azienda Marino di Agropoli. Al centro della vicenda, la manifestazione “Percorsi Mediterranei-Le strade della mozzarella”, organizzata dai Comuni di Agropoli e Capaccio per la fine di maggio con l’obiettivo di valorizzare i prodotti del territorio. Tra gli appuntamenti, anche un laboratorio durante il quale è previsto l’ abbinamento tra la mozzarella di bufala e diverse etichette di Trebbiano d’Abruzzo. Ed è proprio questo abbinamento che ha fatto arrabbiare Raffaele Marino, fino a ieri impegnato al Vinitaly. “Che senso ha abbinare la mozzarella di bufala con un vino abruzzese? – si chiede Marino, titolare dell’omonima azienda – quando il Cilento produce un ottimo Fiano Doc; me lo hanno fatto ribadito anche i produttori e gli importatori stranieri presenti al Vinitaly”.
“Le aziende vitivinicole cilentane producono un grande Fiano doc, il vino che si sposa perfettamente con la mozzarella di bufala – afferma Marino – Speriamo che la prossima volta si tenga presente anche il vino del nostro territorio, ormai tra i grandi vini d’Italia”. L’azienda Marino è la stessa che lo scorso settembre aveva messo in commercio il “Proclamo”, il primo Aglianico Riserva della storia vitivinicola del Cilento e della provincia di Salerno, dedicato ai moti cilentani del 1828 come auspicio per l’indipendenza vitivinicola del Cilento.

Che senso ha abbinare la mozzarella con il Trebbiano? Bah…
Viene da replicare

1-Invitare i produttori di una regione come l’Abruzzo, martoriata dalle conseguenze di un terremoto e dalle italiche disfunzioni nella ricostruzione è un gesto di solidarietà umana prima di ogni cosa ed è per questo che lo abbiamo fatto. Come colpo all’immagine dell’ospitalità cilentana non c’è male.

2-Ovviamente la maggior parte dello spazio sarà dato come sempre nelle altre due edizioni ai vini cilentani e campani, soprattutto in occasione della presentazione della Guida alle piccole cantine della Campania e, ogni giorno, con gli abbinamenti ai piatti proposti da alcuni grandi chef italiani, così come avvenuto nelle due precedenti edizioni.

3-La mozzarella è un latticino abbinabile a numerosi vini bianchi e rosati prodotti in Italia e all’Estero, e visto che siamo in presenza di una manifestazione che ha come obiettivo quello di far conoscere nel consumo consapevole questo splendido prodotto, avremo nel corso degli anni produttori ospiti, così come la mozzarella è ospite in tutte le regione d’Italia grazie all’azione straordinaria di Barbara Guerra e Albert Sapere.

4-Per precisione storica diremo anche che la mozzarella di bufala è un prodotto cilentano da poco meno di quindici anni perché gli allevamenti sono sempre stati nella Piana del Sele e che il latticino del Cilento è la mortedda ottenuta con latte vaccino.

5-Peccato che il disattento e smemorato produttore non si sia ricordato che il primo anno è stato dedicato proprio al Fiano e che al primo e al secondo posto si siano piazzate due cantine cilentane, De Conciliis e Polito.
Leggete qui il resoconto completo della prima manifestazione
Looking for white del 2009

Non sarebbe male se Marino e gli altri produttori della doc ci spiegassero invece come mai in quasi vent’anni non sono stati capaci di consorziarsi e di promuovere il loro vino in maniera associata, così come avviene in tutti i territori maturi.

Forse, invece di criticare chi opera, sarebbe meglio iniziare a fare qualcosa. Se Marino non ha avuto la stessa idea e la stessa capacità di promuovere una analoga iniziativa per farla come la pensa lui, è un problema suo. E meno male che nei luoghi dove vende ed esporta non la vedono in questo modo, perché ragionassero gli risponderebbero: Uè Marino, che senso ha bere il tuo Fiano sulla burrata pugliese, la gricia, le piadine o il baccalà alla vicentina? E saremmo in un Mediovevo gastonomico. Culturale prima che colturale.

Ah, dimenticavo. La mia famiglia paterna è cilentana.


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