Le mie Cinque Terre ferite

Pubblicato in: TERZA PAGINA di Fabrizio Scarpato

di Fabrizio Scarpato

Qualche giorno fa riflettevo sulla necessità di scoprire e preservare un posto in cui rispecchiarsi, per cambiare, per capire, per divertirsi e sorridere. Nei commenti, Tommaso descriveva un percorso verso un posto delle fragole, un altro posto, un altrove.

Le Cinque Terre sono il mio posto. Le ho camminate per dritto e rovescio, le ho mangiate, le ho bevute, le ho guardate dal mare, le ho scrutate dai monti. Credo di non averle mai nuotate, al limite da piccolo col salvagente: ma si sa che son paesi di campagna, del mare non sanno che farsene.

Le Cinque Terre sono il posto della luce, del blu, del sole che tramonta. Un altro posto, un’altra prospettiva per lo spezzino di città, perché dalla città si vede il sole albeggiare, dietro le Apuane, ma è impossibile vederlo tramontare. Una galleria mette in comunicazione il buio e la luce, il verde col blu, l’alba col tramonto. Si dovrebbe sempre partire da un posto ad oriente, per raggiungere l’occidente, il tramonto e perdersi a guardarlo, con calma, inseguendo i pensieri e la bellezza. Altrove.

Ieri l’acqua e il fango, nemmeno a dirlo, giù dal monte, verso il mare.

Venti giorni fa eravamo a Riomaggiore nella cantina di un grande vignaiolo, nel bicchiere un riflesso d’oro. Il sole salato che tramonta portando con sé i profumi della macchia e del timo, i colori delle ginestre, i tannini delle bucce, il fumo di incendi occasionali. Altrove, quel vino si chiama Altrove.

Walter De Battè l’ha vestito di un’etichetta colorata, come le case di Riomaggiore, come gli ombrelloni della piazzetta di Vernazza e l’ha accompagnato con un pensiero di ricerca, di quiete e conoscenza, del mondo e di se stessi: “Sul Mediterraneo in ogni dove si celano infiniti altrove”.

Si celano, perché il tuo posto, il tuo dove, lo devi scoprire, per portarlo nel cuore.

Oggi, idealmente, faccio omaggio a tutti voi di questo vino, ma in particolare lo dedico alle Ragazze del Parco a Monterosso, a Lise e Bartolo di Vernazza, ai ragazzi di A pié de mà a Riomaggiore, a Walter, a Fabio, ai vignaioli e alla gente tutta delle Cinque Terre, in particolare di Monterosso e Vernazza. Quei paesi, quei sentieri, quelle case in discesa, continueranno ad essere il posto, il dove e l’altrove di tutti i sognatori del mondo, me compreso.

Ne sono sicuro.


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