L’Evoluzione delle guide, cartacee, digitali o verbali che siano, e se il filosofo campano avesse ragione….

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista
Conosco un posto

di Marco Galetti

Caro Luciano, se dopo aver letto nella stessa frase le paroline magiche “guide” e “filosofo campano” nella tua testa sono suonati due campanellini, niente paura, mi riferivo a Giambattista Vico e ai suoi corsi e ricorsi storici, e se ci fosse un fondo di ragione nelle sue parole, forse nel fondo del caffè potremmo trovare risposte ma per ora, chi può dirlo…

Dagli anni Sessanta ad oggi, il pranzo della domenica in trattoria e le gite fuori porta a caccia di natura, di osterie incontaminate, di piatti poco contaminati,  riconoscibili e riconducibili all’idea di focolare non sono mai passati di moda, forse il modo di comunicare è cambiato, sessant’anni fa si veniva a conoscenza di quell’indirizzo giusto, di quel locale della gioia che non può venire a noia, tramite il passaparola, poi si sono aggiunte le prime guide cartacee e quelle digitali.

Gli esseri umani tendono a chiedere consigli, indicazioni, per essere rassicurati e indirizzati e le risposte, nel tempo, sono arrivate a seconda del periodo e del contesto, differenziate nei modi ma non nel fine, un posto valido per mettere le gambe sotto il tavolo e sollevare insieme al gomito anche un po’ l’umore.

La cosiddetta crisi del cartaceo è sfociata inevitabilmente nel boom del digitale, guardando avanti ma con un occhio al retrovisore mi chiedo se sia logico abbandonare l’analogico fingendoci tutti fotografi, anzi credendo davvero di esserlo, la professione reporter non è per tutti, me per primo, voliamo a bassa quota, navighiamo a vista, la svista è dietro l’angolo.

Il mondo non si ferma ed è normale adeguarsi e prendere quel che di buono offre la tecnologia, ma se le guide, i blog, le indicazioni e le migliaia di sollecitazioni dal web non arrivano immacolate sul nostro display, se non siamo più rassicurati ma raggirati, inevitabilmente diventeremo diffidenti nei confronti di scrive che non sentiamo come uno di noi con un po’ di esperienza o conoscenza in più ma un’entità che fa un mestiere, poco o fin troppo limpido, non sempre al meglio, tornaconto incluso.

E se Vico avesse ragione… caro filosofo campano, adesso si che mi riferisco a te, se ricominciassimo tutti ad affidarci ad un amico vero, di quelli che non hanno un secondo fine se non quello di condividere i piaceri della vita, se ricominciassimo a parlare affidandoci al passaparola per trovare un luogo vero, terra terra, che fa anche cucina di mare, invece che un luogo pompato che vola finché non si sgonfia perché è finita tutta l’aria sputabile nei polmoni del fufblogger di turno…

 


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