Ma vale la pena di andare avanti? Lettera di un fiduciario Slow Food

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

di Marco Contursi*

Ma  vale la pena continuare? Me lo sono chiesto più volte nell’ultimo anno ma molto seriamente oggi dopo che chiuse le prenotazioni per il Master sui formaggi mi sono accorto che a stento arriviamo alle 15 persone necessarie per farlo partire.E dire che l’ho pubblicizzato in tutti i modi possibili e immaginabili, dalla mailing list di oltre 300 contatti “interessati” ai blog di gastronomia passando per facebook e le locandine messe un po’ dovunque.

E dire che abbiamo appena terminato un corso sull’olio realizzato con appena 10 euro a persona grazie alla disponibilità del dottor Orlando, tecnologo alimentare e del Comune di Sant’Egidio del Monte Albino che ha messo la struttura dove farlo .Preciso che abbiamo assaggiato tutti oli premiati. Quanti partecipanti?13!!!!

C’è crisi mi dicono……sicuramente ma perché allora trovo spesso affollati locali che con 20-30 euro ti fanno abbuffare indiscriminatamente mischiando carne, pesce, latticini e quant’altro ti entra nello stomaco?Questo ritorno ai posti “intufapancia”è preoccupante. E mi chiedo,dove sono finite le persone a cui il Master poteva interessare? Chi sono mi domanderete,vediamolo insieme premettendo che il Master sui formaggi costa 110 euro (cifra non impossibile), dura 4 lezioni di 3 ore l’una ed è tenuto dal dottor Palumbo grande esperto dell’arte casearie e permette di assaggiare formaggi altrove introvabili come alcuni delle malghe alpine:

1)    I soci Slow Food. Ebbene la mia condotta ne conta oltre 90 ma quanti davvero interessati? Pochissimi, c’è chi lo diventa per moda e magari dopo un corso sul vino ne fa un altro sulla vela e poi un altro sul mandolino col risultato di non saper distinguere un nebbiolo da un aglianico, una boa da una boma (trave orizzontale n.d.r) e “o sole mio” da” i duje paravise”. C’è poi chi partecipa ma” solo se si fa il giovedì dalle ore 21 alle 22 a non più di 50 metri da casa”. O chi ancora,vorrebbe venire ma in quel giorno ha una partita di calcetto irrinunciabile perché fare sport è importante e poi magari pesa 200 kg. E ssere socio vuol dire partecipare perché si è parte di un progetto importante di salvaguardia delle tipicità locali e della diffusione di un consumo alimentare consapevole a 360 gradi. Ma questo è chiaro a pochi.

2)    I ristoratori e addetti al settore. Ottimo, ditemi voi quanti spendono soldi per aggiornarsi. Pochissimi. Almeno tra quelli che conosco io e ne conosco tanti di ristoratori. Quanti ristoratori ne capiscono di olio o di vino?e di formaggio? Ho trovato Olii rancidi anche in locali blasonati. Stendiamo poi un velo pietoso sui salumi visto che in tutta la Campania di maestri assaggiatori Onas ce ne sono solo due e uno è chi scrive e ormai i salumi di maiale nero della stessa azienda li trovo ovunque dalla Costiera al monte Taburno.

3)    Coloro che si definiscono appassionati di gastronomia e hanno appreso del corso sui blog dedicati che gentilmente ne hanno dato notizia e su facebook. Anche qui la percentuale è nulla se è vero che neanche una persona mi ha contattato anche solo per avere qualche notizia in più e sicuramente l’hanno letto in parecchi dell’inizio del corso.

Il quadro è avvilente, ancor più se guardiamo la situazione della provincia di Salerno e in particolar modo dell’agro nocerino sarnese, terra di grandi prodotti agricoli ma anche una delle meno visitate dai turisti del gusto. Basti pensare che non c’è una enoteca importante o che non esiste una delegazione AIS O ONAF così come pure corsi di degustazione eccezion fatta per quelli che a fatica cerco di organizzare io. Senza tralasciare che da marzo 2011 ad oggi ben 6 locali della mia zona, con alle spalle anni di attività hanno chiuso o cambiato gestione. Colpa anche della Politica locale e provinciale visto che a differenza di altre province dove qualche sensibilità in proposito è palesata dalla organizzazione da parte di enti pubblici di manifestazioni gastronomicamente valide, a Salerno e provincia,soprattutto nell’agro nocerino si fa poco e niente e quel poco, spesso fa pure schifo come improbabili sagre della patata, della fragola, dello gnocco e chi più ne ha più ne metta. Mesi fa l’appello del presidente del Consorzio del San Marzano Ruggiero che invocava maggior attenzione per il territorio è caduto nel vuoto.

Ma vi sembra possibile una sagra del prosciutto in una zona come l’agro nocerino dove la tradizione norcina è pari a zero, sagra che poi si riduce a qualche dolce e gli immancabili panini con contorni dai profumi preoccupanti?

E della gastronomia di Salerno città vogliamo parlare?Appena pochi giorni fa mi è stato impossibile trovare in qualche negozio (ne ho girati una decina tra enoteche e gastronomie), una bottiglia di olio che avesse vinto qualche premio soprattutto della provincia stessa di Salerno (Torretta,Pietrabianca ecc). Vi sembra normale?Inoltre ben due gastronomie hanno cercato di vendermi una bottiglia da mezzo litro di un olio vecchio (campagna 2010, scadenza giugno 2012) a ben 13 euro solo perché due anni fa aveva vinto un premio……appunto due anni fa. Io credo che la gastronomia tutta abbia bisogno di una tirata di orecchie che veda coinvolti produttori-ristoratori-giornalisti di settore-consumatori perché solo da uno sforzo corale può provenire la spinta che risollevi un settore che altrimodo rischia il tracollo. E almeno nella mia zona nell’ultimo anno sono diversi i locali che hanno tirato giù la saracinesca.

Io provo a  fare la mia parte anche quest’anno con la festa in Condotta…….2 luglio…..tessera Slow con cena in Omaggio…30 euro….l’anno scorso un successo ma che è rimasto fine a se stesso……Quest’anno? Solo una grande abbuffata a costo zero o il punto di partenza per dire:”Io faccio la mia parte per un CIBO BUONO PULITO E GIUSTO”? Quanti con me sul serio?

*Fiduciario Condotta Agro-Nocerino


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