Massa di Faicchio, Sannio. Vini, Masserie e Massa: una festa senza etichette

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Pasquale Carlo

Due giorni di pioggia di questo inizio d’estate non hanno minimamente annacquato l’interesse suscitato da ‘Vini, masserie e Massa’, singolare manifestazione promossa dalla Pro Loco di Massa di Faicchio presieduta da Alessandro Colasanto.

L’interesse è quello emerso dall’incontro ‘Storie di vigne vissute’ organizzato in collaborazione con la condotta Valle Telesina di Slow Food: protagonisti i viticoltori dell’amena frazione, chiamati nel corso delle due serate a far degustare i loro “assaggi selvaggi”. Ad “interrogarli”, dopo i saluti del sindaco di Faicchio Mario Borrelli,  c’erano la fiduciaria della condotta Gianna De Lucia, il responsabile ‘Terra Madre’ Michele Bucciero ed il sottoscritto. Ne è emerso un colorito incontro durante il quale non si è solo discusso di un “mondo perduto” del vino, ma che è servito a far emergere anche tanti attuali interrogativi a cui hanno risposto il presidente delle Strade dei Vini ‘Terre dei Sanniti’ Antonio Ciabrelli ed il vicepresidente del Consorzio Tutela Vini ‘Samnium’ Nicola Venditti.

Le testimonianze, piacevoli, sono state tante. Singoli episodi con protagonisti diversi, ma uniti da un filo narrante capace di raccontare secoli di storia contadina in cui la vite è stata sempre protagonista, pur non rappresentando la coltura dominante. “I vini dei nostri padri, dei nostri nonni – raccontano a più riprese i fieri agricoltori di Massa – erano fatti per essere bevuti dalla stessa famiglia, soprattutto nei momenti delle grandi feste religiose”. C’erano anche contadini che vendevano vino, proprio come oggi ci sono quelli che conferiscono uve alla ‘Vinicola del Titerno’, realtà produttiva dei fratelli Talio ed Alfredo Di Leone, particolarmente legata alla storia ed alla tradizione enologica massese. Ma le uve migliori, quelle a cui si è particolarmente legati anche per ragioni emotive, oggi come ieri finiscono in quella cittadina ipogea rappresentata dalle cantine tufacee che si trovano sotto ogni abitazione di questo piccolo centro abitato. “A Massa – rimarcano con fierezza i vignerons – sono sorte prima le cantine e poi le case”.

Proprio queste cantine costituiscono lo scenario di gran parte degli aneddoti raccontati dai coltivatori. E’ qui che nascevano e nascono quei vini, attori principali di tante storie. Molti dei vini del passato raccontati con passione dai protagonisti della manifestazione massese erano sicuramente sgradevoli, magari sapevano di spunto. Ma hanno ancora il grande pregio di rievocare nelle menti degli attuali vignerons un universo di uomini le cui esperienze di vita insegnano tanto ancora oggi. Ed insegnano facendo sorridere.

Storie difficili “alleviate” dall’alcol? La risposta sarebbe ovviamente affermativa se tutto venisse letto con sguardo svogliato. Ma se scendiamo nel profondo ecco emergere storie di “grandi bevitori”, oggi razza estinta. Personaggi non politicamente corretti se osservati attraverso le lenti imposte ai nostri occhi dalle leggi dell’omologazione, perché non si curavano di leggere etichette (che non esistevano). Erano, questi, uomini che non apprezzavano le etichette; uomini senza alcuna etichetta. Ed i loro vini erano, anche in presenza di spunto, “buoni, puliti e giusti”. In un mondo che necessitava di bontà, pulizia e giustizia sociale.

A Massa tutto sembra essersi fermato. Quei protagonisti sembrano rivivere nei volti degli attuali contadini, fieri di un  passato così ricco ed importante. Gli assaggi, però, sono diventati meno “selvaggi”, visto che quasi tutti i calici offerti in degustazione in serata erano corretti. Tutti autentici. A colpirci maggiormente sono stati alcuni rossi, ovviamente da uvaggio, visto che una delle caratteristiche principali di questa vinificazione tradizionale è rappresentata proprio dal mix di uve che sono alla base dei vini. Un aspetto raccontato più volte dallo stesso Nicola Venditti, che anche l’altra sera non ha perso occasione per ricordarlo: un’uva dava il colore, l’altra rafforzava il grado alcolico, la terza conferiva struttura, … Ed ecco spiegata per i rossi la presenza di sangiovese, barbera ma anche greco nero, aglianico amaro,… Discorso simile per i bianchi, con i vignaioli massesi che ancora oggi preferiscono ottenerlo da uve coda di volpe, falanghina e trebbiano.

Questi vini sono serviti durante l’evento ad accompagnare chicche gastronomiche come le ottime carni alla griglia della locale macelleria Lavorgna oppure un gustoso piatto di pasta con salsiccia e zucchine. Nei panni di protagonista, poi, due piatti preparati dalle Pro Loco ospitate dalla festa: le pastose patate con le tipiche lenticchie offerte da quella di Valle Agricola, paese del Matese casertano, e la gustosissima frittata con i virni preparata da Gianfranco Ruggiero per conto della Pro Loco di Cerreto Sannita.

“E quel che resterà di questi vini – spiegano sempre gli agricoltori – sarà consumato durante la tradizionale festa gastronomica che si svolge nel terzo week-end di settembre”. Un’occasione, aggiungiamo noi, veramente unica, visto che la tradizionale sagra offrirà le tipicità di questa frazione, a cominciare dalle deliziose “pallot’l” e dagli “scarrafun”, rustici di cui poche massaie del luogo custodiscono gelosamente la ricetta.

Oggi come ieri, dopo gli assaggi è il momento del divertimento, con gli stessi agricoltori che si improvvisano musicisti e cantanti per dare vita ad un fuori onda particolarmente gradito dagli ospiti pur accorsi in un sabato sera particolarmente piovoso. Uno spettacolo di altri tempi. Che fortuna esserci!

In conclusione del racconto di questa bella esperienza, non resta che ricordarne i protagonisti: Beatificato Michele, Branca Marco ed Emilio, Azienda agricola Masseria delle Monache, Cofrancesco Biagio, Cofrancesco Gaetano, Azienda agricola Terre dei Simoni, Colella Antonio, Simone Giuseppe, Lavorgna Giuseppe, Marchese Anna, Mazzarelli Michele e Azienda agricola Primo Quarto.


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