Masterchef è davvero solo uno show compiutamente neonazista

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

Il liquido mortuario delle grandi ideologie dell’800 è la tv trash, la rivincita dell’individuo nella sua banale sconcezza, debole fisicità, noiosa angoscia.

Un Medioevo moderno occidentale che sta rilanciando l’Oriente

Masterchef si inserisce a perfezione a chiusura del ciclo di questo ventennio berlusconiano, non c’entra nulla con la gastronomia e il recupero del territorio e della biodiversità, è solo un ring dove la competizione è confusa con l’umiliazione.

Ed è l’umiliazione, non la bravura, l’ingrediente principale del copione recitato dai concorrenti e dai giudici.

Non c’è trasmissione di sapere, ma solo la caccia all’errore.

Il suo successo è dovuto a quanti nella vita reale sono come i concorrenti, disposti a farsi calpestare nell’intima dignità, come avveniva nei campi nazisti, pur di veder soccombere prima gli altri e che in tv sogna di essere come il trio aguzzino Bastianich, Barbieri e Cracco.

E’ la riproposizione a tavola della violenza di Spartacus, mors tua vita mea in un mondo dove non esistono più diritti, nel quale tutti torniamo spermatozoi che puntano a fecondare l’ovulo in una corsa di tutti contro tutti mentre la clessidra scorre veloce.

Il concorrente individuo è prigioniero, non ha alcuna speranza di ribaltare la situazione, può solo sperare di restare l’ultimo in vita  dopo l’eliminazione di tutti suoi colleghi.

Ci si ritrova abbracciandosi dopo la scomparsa di un aspirante Masterchef nell’oblio e appagati nel restare ancora in vita nel Truman Show, di esserci ancora e di non essere al posto del ghigliottinato. Per il momento, ancora un supplemento di vita davanti alla telecamera.

Un programma il cui copione esalta la sopraffazione del più forte negando ogni principio di umanità, ossia di crescita collettiva, di assistenza, di legame al territorio, identità.

Vale solo l’individuo, una caccia di tipo colonialista a prigionieri liberati per essere inseguiti e uccisi uno dopo l’altro.

Una metafora di come sia sottopagata, sfruttata, costretta al precariato e derisa la generazione dei 25/trentenni in Italia, le cui ansie sono spettacolarizzate in questo show per trasformarla  in animale da circo.

Il suo successo televisivo è la misura della crisi etica in cui è precipitato il nostro Paese in cui i deboli sono irrisi e la solidarità una diseconomia: è un format che sembra pensato da Breivik, una visione del mondo nella quale Libertà, Fraternità, Eguaglianza sono solo parole vuote.

Fermate il mondo, devo scendere.

Ps: Aridatece La Notte degli Chef con Signorini e Camilla Freezer Baresani!

 


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