Milano, Breakfast d’autore con Moreno Cedroni. Il Clandestino nella Maison Moschino

Viale Monte Grappa, 12b
02 29009858
Il sito internet del’Hotel Maison Moschino

Più che mettere piede nella Maison Moschino – che invece era il principale motivo di interesse per Alessia (lei) – non vedevo l’ora (io) di lasciarmi coccolare dalle creazioni di Moreno Cedroni (lui) al quale la celebre casa di moda si è affidata per guidare il “Clandestino”, il ristorante del fashion hotel di Milano che ha aperto i battenti a fine febbraio.

Raccolto al volo l’invito fatto dallo chef bi-stellato in persona sulle pagine meneghine del Corriere del 25 febbraio scorso («mi auguro che i milanesi, che vanno di fretta e sono soliti trangugiare cappuccino e brioche al bar, possano trovare almeno mezz’ora, per un inizio di giornata in relax, alla Maison Moschino»), decido di fare una bella sorpresa alla mia metà.

6 marzo, un sabato mattina senza lavoro. Arrivo alle 09.45 (la colazione viene servita fino alle 10.30, non occorre prenotazione). Una sbirciatina all’ingresso della Maison e poi dritti dritti verso il ristorante, occhio e croce venticinque coperti. L’arredamento è minimalista, le uniche eccentricità sono le sedie, metà delle quali sono tappezzate con abiti neri e verdi in perfetto Moschino-style (questa è di Alessia) e il grembiule colorato dello chef che opera laborioso in cucina (questa è mia).

Il maitre ci da’ il benvenuto e ci porge, gentile, i menù. Non più di un’occhiata, in fin dei conti siamo lì per il Mosc-Kit, la nuova proposta/sorpresa dolce/salato per la colazione. È disponibile in tre sizes: small, medium e large, rispettivamente 16, 20 e 24 euri. Io scelgo il large (tanto pago io…), Alessia il medium. Otto portate il mio, sei l’altro, centrifugato incluso. Per me una classica spremuta d’arancia; un centrifugato di mela, kiwi e zenzero l’opzione di Alessia che evidenzia una volta di più, lo ammetto, la sua indiscussa superiorità nella scelta delle cose più buone/belle/divertenti/innovative/originali.

Il tutto in due scatole color bianco latte, come quelle da scarpe per intenderci; accompagnate da altrettante scatoline con i croissants alla marmellata, le brioches e i grissini salati. Per la cronaca, nella mia trovo – disposti su due file (da sx a dx nella foto): due fiocchetti di burro; una macedonia di fragole, kiwi, ananas e mirtilli; una macedonia di piccoli frutti rossi e neri con panna e marmellatina di fragole e menta; un tortino panna e cioccolato; una pallina di ricotta di bufala con confettura di prugna, timo e menta; una mozzarella di bufala campana DOP con marmellatina di pompelmo rosa; una frittatina di uova, pomodoro e alici. In quella di Alessia c’è la mozzarella di bufala ma non la ricottina che è rimpiazzata (si fa per dire…) dal piccolo panino con jamón serrano. E non c’è la frittatina di alici.

Grande! Lode all’idea, molto slow. Bacio accademico alle creazioni, tutte very good! Inusuale, almeno per me, ma straordinario l’accostamento della mozzarella di bufala con la marmellatina di pompelmo. Medaglia d’argento all’intenso contrasto della ricottina con la marmellatina di prugna, timo e menta; bronzo alla calda fragranza delle brioches dolci e salate. Un po’ sottotono il servizio, non attentissimo nella presentazione delle portate per uno che poi spende in tutto 44 euro o euri, caffè e cappuccino compresi. Vale a dire, 3 settimane a fare la solita colazione al bar, cappuccino e croissant scongelati. Una volta ogni tanto si può fare, magari più spesso d’estate quando sarà aperta anche la veranda!

Alessandro Marra


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