Napoli. I Maestri Pizzaioli. Abbate dinasty con Enzo e Gaetano al comando

Pubblicato in: Le pizzerie

I Maestri Pizzaiuoli Enzo e Cosimo Abbate

Via Cassano 75 (Capodichino)
Tel. 081.7382835
Pizze da 4 a 7 euro

di Tommaso Esposito

Ecco, ci sono pizzerie che riconosci subito, già quando entri.

Sono quelle autenticamente popolari che soltanto Napoli può permettersi ancora.
Sempre affollate, anche in un giorno qualsiasi della settimana.
Sono aperte di giorno e di notte.
Sempre.
Sono al servizio della gente del quartiere (questo qua è tutto operaio, a ridosso dell’aeroporto e incanstrato tra corso Secondigliano e Rione Berlingieri).
E sono al servizio del resto della metropoli.
C’è sempre qualcuno che pensa di farsi una pizza a colazione.
Come pure c’è sempre una famiglia che pensa di passare la serata in pizzeria.
I fratelli Abbate sono aperti per questo.

 

Due sale comunicanti, ampie con i tavoli ricoperti dalla tovaglia quadrettata giallo verde.
E uno spazio all’aperto con il muro di cinta affrescato, non capisci bene se in stile murales o alla gouache.

Due forni. Uno si accende tra il venerdì e la domenica quando c’è il pienone.

A turno gli Abbate sono all’opera.
Enzo con i figli Cosimo, Davide e Matteo, tutti studenti universitari.

Gaetano con i figli Cosimo e Alfredo, l’uno lauretao in economia e l’altro in scienze della comunicazione.

La dinasty ha aperto bottega negli anni cinquanta con il capostipite Cosimo, appunto.
Si faceva la pizza aùmma aùmma che girava nella stufa in attesa di essere venduta da un altro dei fratelli, zio Arcangelo.
C’erano sopra olive nere e capperi con tanto origano.
Stavano però al Viale Regina Margherita.
Ora che son qua perpetuano la tradizione.
Troverete una pizza particolare.
Tutto si gioca nel forno che si avvampa e si svampa a seconda del bisogno.
E già, Enzo e Gaetano fanno più pizze nel ruoto che a terra.

Già gli stuzzichini sono buoni: la bruschetta, il fagottino di prosciutto e fiordilatte.

E soprattutto il calzone con friarielli e provola affumicata.

E’ festa quando giunge la Pizza Porta a porta, rettangolare anziché tonda con il bordo ripieno, quasi un’ortolana. Si chiama così perché dedicata al buon Bruno Vespa in una delle sue trasmissioni.

Poi c’è la marinara con il pecorino. Una Cosacca insomma.
Anch’essa infornata nel ruoto.

Apparentemente croccante come una pizza cafona poi si scioglie e diventa un boccone goloso.

Soffice è la margherita.

Da non perdere la pizza fritta nel forno. Sì, proprio così fritta nel forno.
Agli Abbate piace giocare e il gioco riesce alla grande. Ripieno di fiordilatte ricotta e cicoli con il pepe che rallegra e infiammma.

Poi la Profumata, chissà perché si chiama così quando invece è una Luciana.

Col polpo verace cotto nel pignatiello e succulenta come non mai.
Una pizza diversa, allora, è quella di questi Maestri. Più golosa e popolare.
Diversa  dalle tante che il palato si è abituato a gustare e che vale la pena di conoscere, assaggiare e godere.
A Napoli si deve e si può.


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