Napoli. Osteria La Chitarra: qui si mangia la cotica invertita di Peppe Maiorani

Rampe San Giovanni Maggiore 1/bis
Tel. 081.5529103
www.osterialachitarra.it
Aperto la sera.
Chiuso  la domenica.
Sui 25 euro

di Tommaso Esposito

Egisto Sarnelli che fu musicista napoletano aprì La Chitarra nel 1990.
Musica & Cucina fu il suo stile.
Begli anni.
Poi decise di andare via.

Annamaria e Giuseppe Maiorani si tuffarono nell’impresa.
E da allora tutto funziona ancora.

Giulia Cannada già ne ha tessuto le lodi e a lei vi rimando.
Io sto qua insieme a un ciurma di gastrovaganti in cerca di un tavolo dove sedersi per un pranzo amicale.
Eccoli in fila.

Il menu sarà quello del dì di festa.
A La Chitarra si mangia sempre secondo la tradizione.

Quella vera, autentica e genuina.
Fatta di tante cose semplici, ma tutte saporite.
Un po’ ce n’è anche oggi.

Il casatiello rustico, ad esempio, detto anche tortano quando attorcigliato su se stesso.
Bello fragrante, pepato e ricco quanto basta di salame, caso e ova.

Poi la trippa con i cannellini e i riccioli di lardo a cui mancano soltanto le fave, ma è ancora presto per godersene.
Intanto c’è un buon pane.

Tagliato a fette con il cozzetiello da uno sfilatino cosiddetto cazzotto alla napoletana.

Ma c’è una braciola di cotica che risveglia i sensi, lussuriosa com’è.
Peppe l’avvolge al contrario con il grasso all’ingiù. Così si dissolve.
La farcia è con carne di maiale, salame e pecorino.
E’ una cotica invertita.
Distesa su di un letto di friarielli.

Le polpette di solo pane, a’ carna fujuta, si direbbe.
Agliate, pepate, incaciate. Cafoncelle, cafoncelle, perciò saporite.

Fanno pendant con bocconi di frittata alle cipolle. Una quasi genovesa.
Qualche buon vino si aggira per la sala.

Vincenzo D’Antonio mesce Fidelis, Aglianico 2009 Cantine del Taburno.

Mario Stingone il fido Amarone, Santa Sofia 2006.

Giunge una sontuosa lasagna imbottita.

E’ fatta con la sfoglia, ma ricca di ricotta, fiordilatte, polpettine, uova.
Incalza un agnello al forno nel ruoto con le patate, un po’ di cipolla e cacio.

Un’antica ricetta irpina. Eterna.
Suggerita da Giustino Catalano.
Commovente ed un tripudio di bis.
Infine il babà.

Soffice, elastico, alveolato, bagnato come si deve.
E che si vuole di più?


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