Napoli, Trattoria Nennella nei Quartieri

Da Nennella a Napoli
Vico Lungo Teatro Nuovo, 103/104/105
Aperto a pranzo e cena, chiuso la domenica

NENNELLA

di Francesca Faratro

Divertimento ma anche autentica cucina partenopea eseguita a regola d’arte alla trattoria “Da Nennella”.

Un nome, una garanzia, un ricordo, un’esperienza, una famiglia.

E nonostante il flusso di persone che si alterna ai tavoli, fra una risata e l’altra, resta nel tempo la tappa obbligatoria per chi vuole assaggiare quei piatti che hanno fatto la storia.

Sita nel cuore pulsante della Napoli più colorata e caratteristica, non sarà di certo la fila a scoraggiare il viandante: basterà lasciare il nome e dopo qualche minuto trascorso osservando lo spettacolo che si tiene in un ristorante come pochi, vi si potrà prendere posto per vivere da protagonista lo show, assaggiando portate preparate con amore da una famiglia intera ai fornelli.

Proprio per questo da Nennella si mangia sempre bene perché all’opera ci sono donne e uomini di casa che scandiscono la tradizione e la portano a tavola.

Non si aspetterà tanto dopo aver ordinato anzi, ogni richiesta verrà subito accontentata grazie ad un servizio veloce ed attento.

 

Cosa si mangia da Nennella

Qui i camerieri sorridono sempre anche se la mole di lavoro è tantissima. Da buoni napoletani ti fanno sentire amico, ringraziano e non appuntano mai la comanda sul foglio – ricordano tutto a memoria ed una volta ordinato, non sbagliano, anzi lasciano arrivare al tavolo le giuste portate ordinate, ricordando il più delle volte anche gli abbinamenti per i piatti scelti da ogni commensale.

 

Merito questo dei fratelli Mariano e Ciro Vitiello, esperti ormai nell’ospitalità, conoscitori della genuinità dei sapori e delle coccole che, solo a Napoli, come poche parti del mondo, si riservano a chiunque vi giunga.

Attenti ad offrire un’esperienza che faccia star bene a 360 gradi, propongono con uno staff unito ed ormai ben rodato, un menu con un’ampia scelta di pietanze, capace di accontentare chiunque  con un’offerta a soli tredici euro optando fra due portate proposte in carta.

Ci sono poi dei piatti da pagare a parte ma anche per questi, v’è massima libertà.

I classici, i cavalli di battaglia, sono inclusi nella formula, fatta senza fronzoli ma con piatti di tanta sostanza.

Anche il pane qui è buono, è il napoletano, stile ‘cafone’ e viene portato a tavola insieme alla mise en place con le posate avvolte nei fazzoletti di carta e posti al centro per il conseguente fai da te.

L’antipasto è buono, anche questo alla partenopea con mozzarella e prosciutto ed immancabili i fritti. Sono fatti a mano, uno per uno, come tradizione impone.

Imperdibile la pasta e patate, piatto ormai iconico, servito con la provola filante. Se si capita davanti alla cucina ci sarà sempre modo di vedere un pentolone fumante sempre in azione con mestoli che tirano su quantità di pasta come se non ci fosse fine.

Buone anche le opzioni di pesce come i mezzi paccheri ai frutti di mare o per i golosi  ed amanti del cibo genuino, scostumato oserei dire, ci sono quelli alla ‘lardiata’ con pomodorino e lardo.

La pasta, in tutti i casi, mantiene sempre la cottura, non è mai scotta anzi, si presenta sempre servita al punto giusto mentre i sughi, come Napoli impone, sono sempre saporiti e ben unti per garantire la classica scarpetta.

I secondi vantano una bella scelta.

C’è la bistecca di pollo: succulenta, ben cotta e guarnita con un mix di aromi che la rendono uno dei piatti introvabili nonostante la sua essenziale semplicità.

Imperdibile il baccalà: filetto bianchissimo, cotto bene e gustosissimo. Questo sarà uno di quei piatti difficile da replicare.

Immancabili, come la pasta e patate, le polpette al sugo, anche queste capaci di rispettare perfettamente la ricetta della nonna.

C’è poi la cotoletta o le alici fritte, anche queste fresche e ben fatte mentre per i contorni ci sarà da divertirsi- anche questi, rispettano la tradizione partenopea con broccoli saltati, parmigiana, verdure di stagione e patatine fritte.

Conclusioni

Consumare un pasto presso la trattoria “Da Nennella” vale di certo un viaggio in una delle città più belle del mondo. Dove ci si arriva vogliosi di scoperta, affamati di tutti quei sapori autentici, genuini, di gran gusto, custoditi in piatti, ricette e portate che appagheranno il palato prima ed il cuore poi. Aggiungi poi a questa sequenza una cornice perfetta, che sa di casa ma che trasmette il giusto divertimento e amerete questo luogo nonostante la fila d’attesa che c’è da fare per prendere posto. Ah, prima di andare via, ricordate di ascoltare un brano suonato vicino al tavolo dal chitarrista e dopo aver allenato le corde vocali, preparate anche i muscoli perché all’improvviso, i camerieri vi prenderanno in braccio, lasciandovi volare sulle loro braccia nel famoso “volo” che non solo sarà benaugurante ma lascerà amarvi l’esperienza ancora di più!

Da Nennella

Vico Lungo Teatro Nuovo, 103/104/105

80134 Napoli

Aperto a pranzo e cena, chiuso la domenica

Non si accettano prenotazioni

www.trattorianennella.it

Telefono081 414338

 

1 ottobre 2010

Trattoria Nennella dal 1949
Vico Lungo Teatro Nuovo 103
Tel.081 41 43 38
Aperto: pranzo e cena
Chiuso: domenica
Ferie: 20 gg. ad agosto, 25, 26 e 31 dicembre

Siamo in pieno dopoguerra a Napoli, nei quartieri spagnoli, come nel resto della città, ci si arrangia, soprattutto si fanno “affari” con i militari americani in libera uscita per le vie del centro. Quando si vuole indicare il quartiere “Montecalvario” di Napoli, è sufficiente dire “’ncopp’e quartieri”, un’area più o meno indefinita tra il Corso Vittorio Emanuele e Via Roma ex Via Toledo. La storia della trattoria di Nennella (affettuoso vezzeggiativo dialettale che si dà alle bambine e  alle donne minute) parte proprio nell’immediato dopoguerra, quando Nennella, al secolo Elisabetta Vitiello, per sbarcare il lunario, apre un piccolo ristoro, poco più sopra dell’attuale trattoria, dove dava “‘o bbere ‘e ‘mericani”, ovvero vendeva whisky, caffè e preparava anche, “ ‘e marenne pè scupature ‘a matina” ( la colazione di mezzogiorno per i netturbini). Alle bevande e alle colazioni, si aggiunsero un paio di piatti caldi storici: “’a zuppa ‘e carna cotta” (la trippa) e pasta fagioli. Dal piccolo “buco” di Vico Teatro Nuovo, si passa alla prima saletta con quattro tavoli e un bancone dove si cucinava a vista.

La famiglia cresce, nasce Pasquale che farà poi prosperare l’attività, mettendo a lavorare tutta la famiglia fino al 2005 anno della sua scomparsa. Al timone restano le donne, Nennella 2, ovvero Concetta la moglie di Pasquale e Nennella 3, Rita, la giovane moglie di uno dei figli di Pasquale, Mariano. In trattoria collaborano tutti gli altri fratelli e sorelle: Ciro, Gennaro, Salvatore e Geltrude, oltre a una squadra di calcio di nipoti e cugini. 60 anni fa circa 12 posti, oggi la trattoria  ha più di 120 coperti in  tre sale interne, uno spazio all’aperto nel vicolo, con tanto di permesso, e una piccola sala poco più sopra, voluta da Rita, Nennella 3, con pochi tavoli riservati, una specie di camera da pranzo di casa propria per occasioni speciali.  Il menù ovviamente cambia ogni giorno, ogni componente della famiglia ha compiti precisi: spesa ai vari mercati storici di città, sala e cucina. Ci sono poi tre compiti molto particolari: recitare il menù a voce (esiste anche la versione stampata), gestire le lunghe file di attesa e far alzare dai tavoli le persone che hanno già  pranzato, per lasciare il posto agli altri. Al centro della sala pende un paniere, ogni tanto si sente una voce: “uagliù acalate ‘o panaro!” (ragazzi tirate giù il paniere), alla risalita del paniere , si alza dalla sala un corale “grazie”! Ok il paniere serve per le mance al personale.

L’inquadramento socio-culturale è importante per capire la valenza di questi luoghi della memoria, per fortuna ancora esistenti e frequentati da un pubblico estremamente eterogeneo, studenti, famiglie, eleganti impiegati delle vicine banche e uffici e gruppi di ragazzi la sera. Si mangia già dalle 12,00 e si va avanti anche fino alle 16,00 per poi riprendere la sera. Il pranzo completo prevede antipasto, primo, secondo, contorno, pane, frutta, acqua e vino della casa. Il menù non è fisso, anzi prevede una vasta e fresca scelta. L’antipasto è il classico napoletano, crocchè di patate, arancini di riso, rigorosamente fatti alla vecchia maniera, olive, verdure grigliate, salame napoli.

Per i primi l’offerta è varia e appetitosa e cambia con la stagione: pasta e patate con la provola, pasta e fagioli, pasta e ceci, pasta e lenticchie, pasta e piselli, spaghetti olive e capperi, la cd”puttanesca”, al filetto di pomodoro e profumato basilico, minestra di scarole e fagioli, vermicelli con i “lupini”, (vongole comuni, diverse da quelle veraci, ma, altrettanto saporite) e ancora la pasta al forno, il gattò di patate, la lasagna, e gli immancabili ragù e genovese. Quest’ultima è prerogativa di Nennella 2, da sola sbuccia 40 kg di cipolle bionde, spandendo il profumo per tutto il vicolo, sceglie la carne giusta, nessuno deve intromettersi.

Altrettanto ricca la lista dei secondi, fragranti “alicelle” di Pozzuoli indorate e fritte, baccalà, pollo arrosto, “tracchie” (spuntature di maiale) arrostite, polpette fritte o al sugo, polpette di ricotta, mozzarella di bufala freschissima, mozzarella “in carrozza” o alla caprese. I contorni ci riportano all’incredibile fantasia dei napoletani  di cucinare le verdure in ogni modo: i classici “friarielli” saltati in padella con peperoncino, peperoni in padella o al “grattè”, parmigiana di melanzane, funghi trifolati, peperoncini verdi fritti al pomodoro, fagiolini, patate e carote lesse, patate fritte o al forno, spinaci e broccoli. Il pane è cotto a legna in uno dei forni storici della zona collinare della città, viene ritirato in due infornate per averlo sempre fresco, al mattino e nel primo pomeriggio.

Per il caffè pochi passi e avrete solo l’imbarazzo della scelta su Via Roma. Per il dolce nello stesso vicolo si trova la storica pasticceria Ranaldi, paradiso dei golosi.

Il servizio è essenziale e più veloce di Mcdonald, in compenso per 10 euro (dico dieci) mangerete, serviti a tavola, dall’antipasto alla frutta, un decoroso aglianico e piedi rosso sfuso di Monte di Procida. Qui, come nella migliore tradizione napoletana, “il cucinato” è anche da asporto, per circa 8 euro porterete a casa un pasto completo bevande escluse.Un vero affare, non solo per la cucina e il valore incalcolabile di una tradizione che continua, ma anche, per la straordinaria atmosfera di verace e ironica napoletanità, per niente folkloristica, che si respira a casa di Nennella, dove si fa anche la raccolta differenziata…

Giulia Cannada Bartoli


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