O Ca Bistrò, a Nocera Inferiore un bistrò di qualità superiore

O Ca Bistro'

di Marco Galetti

O Ca Bistrò, tavolo e mise en place, angoli appartati, semiprivati, che bel modo di stare a tavola, convivialità, calore ma anche riservatezza… e torno col pensiero alla Milano dei Navigli, dei piccoli locali  alle Colonne di San Lorenzo, al Caffè letterario, fermento…bello davvero questo luogo guidato con passione, con gusto e per il gusto dei viandanti dai due titolari  Antonio Pepe e Giovanna Farina, dalla farina del suo sacco nascono piatti di tradizione e territorio, orgoglio campano, piedi per terra, manico della padella in mano e padella sul fuoco, per tutto il resto c’è la moda che dura il tempo di una colorata collezione, tornerò in primavera-estate certo di trovare i toni verdi e cangianti di asparagi, piselli, fave, zucchine con i loro fiori e ultimo ma non ultimo re pomodoro.

O Ca Bistrò, uno scorcio del locale, suddiviso in diverse piccole accoglienti salette e situato nel centro storico di Nocera Inferiore, nel quale sono stato accolto da amici campani vecchi e nuovi, parto con le foto, in stretto e limitato didascalico, che consentono di potersi fare  un’idea di quel che questo luogo possa offrire in termini di ristorazione, poi, in posizione dolcemente privilegiata tra gli struffoli e le zeppole al miele, qualche ulteriore

considerazione ***

O Ca Bistrò, taralli

O Ca Bistrò, casatiello, se questi campani hanno pensato che non avrei saputo resistere a taralli e casatiello hanno pensato bene, ma se l’intento fosse stato quello di farmi arrivare già sazio all’incontro ravvicinato con la bufala, beh si sono sbagliati di grosso, ma prima un grosso e grasso salume irpino

O Ca Bistrò, noglia, salume irpino ottenuto dagli scarti della lavorazione del maiale, grasso è bello e buono

O Ca Bistrò, pancetta irpina che, come la noglia, è stata gentilmente offerta dalla stessa persona ( non faccio nomi) Tornatore.

Il baffo irpino ha scelto di non portare (pensando erroneamente che non le avremmo gradite)le sue bollicine, ma è stato di compagnia, schietto e diretto al nostro primo appuntamento e considerando che oltre ai salumi si è presentato anche con dei vini lo perdono e lo aspetto al varco assieme alle sue bollicine sempre che nel frattempo non abbiano perso persistenza o che la persistenza del ricordo  nostro incontro sia per lui già svanita

O Ca Bistrò, pancetta e lardo di nero casertano, pensavo  ci fossero solo Colonnata e Arnad, numerosi scioglievoli assaggi mi hanno fatto cambiare idea

O Ca Bistrò, polenta (ringrazio, avranno saputo del mio arrivo) e friarielli

O Ca Bistrò, carciofi alla brace e poi, fuori inquadratura, melanzane, funghi, cicoria amara…

O Ca Bistrò, mozzarella di bufala campana, provenienza Caserta, vettore Contursi, fruitore (non faccio nomi) Galetti

O Ca Bistrò, candele Vicidomini con ragù di capra, apro una parentesi grossa quanto il piatto che avrebbero dovuto offrire all’ospite milanese, la quantità era da fighettine (leggi:  sciurette lombarde che ascoltavano Guccini e ora non vogliono macchiarsi né la coscienza né il foulard di Gucci)  non da milanese,  mezzo toscano e simpatizzante campano, l’errore è da attribuire a (non faccio nomi) Contursi, anche il mio vicino di tavolo (non faccio nomi) Pignataro, è apparso incredulo e turbato percependo l’errore di valutazione del fiduciario di Slow Food dell’Agro Nocerino Sarnese, pagherà pegno, quasi come quelli che non c’erano e avrebbero dovuto esserci (non faccio nomi) Malgi e Mondelli.

O Ca Bistro, capra, se fosse stata servita insieme alle candele non le avrebbe certo spente… semmai avrebbe acceso un già di per sé splendido sugo al quale ho dato sprint con peperoncino fresco

O Ca Bistrò, coniglio

O Ca Bistrò, pollo, piatti succulenti che muovono la salivazione, piatti da condividere, pollo, coniglio, gli stessi che cuciniamo più a Nord, in fondo ci manca solo il mare… dici niente


O Ca Bistrò, mandarini

O Ca Bistrò, castagne

O Ca Bistrò, morzelletti intinti nel bianco lievemente ossidato, ma apprezzato, targato Tornatore 

O Ca Bistrò, calzoncelli castagne e cioccolato, serviti ancora tiepidi, eppure riscaldano…

O Ca Bistrò, struffoli novembrini, delizie prenatalizie


*** qualche ulteriore considerazione, dicevo…  questo locale un tempo era un vecchio postribolo (chiamato la Locanda della Fica Moscia) nel quale era possibile, dopo aver nutrito il corpo con la carne, soddisfare anche i piaceri della carne, i due primari piaceri terreni, ci si nutre, ci si annusa, ci si guarda e si prepara la strada al dopo cena, volendo elevarsi verso l’ultraterreno, o per lo meno tentare di farlo, c’è la strada della fede, privata e silenziosa.

A mezza via tra suolo e cielo, la pioggia che nutre, torna su e torna a lambire il suolo, come un’onda, come l’amicizia, sentimento semiterreno a metà strada tra il nutrimento del corpo e quello dello spirito, linfa indispensabile per provare ad elevarsi.

A Nocera Inferiore, in un vecchio postribolo, luogo d’elevazione per eccellenza, mi sono elevato, nuovi e vecchi amici campani tenendomi in palmo di mano e nutrendomi di buon cibo, di spirito e con spirito mi hanno fatto sentire un po’ meno giù e un po’ più su, se in cucina lavorano bene, presupposto imprescindibile, l’affiatamento tra compagni di merenda, pranzo e cena rende possibile sia la moltiplicazione dei pani che quella della tecnica e passione di base per l’altezza data dall’armonia.

O Ca Bistrò, zeppole al miele, un miracolo, senza le api tutto questo non sarebbe stato possibile, senza il puro di cuore di Scafati tutto questo non sarebbe stato possibile, lo ringrazio.

1869, avventori alla Locanda della Fica Moscia


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