Otoro 81. Nel cuore di Chiaia il nuovo progetto nipponico dal vibe contemporaneo

Otoro 81

di Ugo Marchionne

Premessa

Di nuove aperture convincenti ve ne sono molte, moltissime. Ben strutturate e congegniate, nel mondo della cucina giapponese però il quadro spesso è diverso, tante progettualità che si arenano in poco tempo. Otoro81 è l’esatto opposto, Otoro 81 è un progetto che nasce dalla passione per la cucina giapponese delle sorelle Luigia Alberta e Fabiana Chiacchio. La cucina è affidata a Diyan Weerapura. Nato in Sri Lanka impara il giapponese al Tokyo world language Academy. Mentre studia in Giappone inizia a lavorare come part-time in alcuni ristoranti di Tokyo. Una volta completato il suo percorso di studi l’amore per la cultura e la cucina giapponese lo portano ad accettare un ruolo a tempo pieno in un ristorante di Tokyo come sushi –chef. Durante questa esperienza in Giappone allarga i suoi orizzonti nel mondo culinario iniziando ad esplorare e sperimentare la cucina europea. Esperienze al Finger’s Garden di Roberto Okabe e all’Armani Nobu di Milano. Una premessa tosta da rispettare…vediamo com’è andato il mio primo percorso da Otoro81.

L’ingresso è uno spioncino sul cuore di una delle vie dello shopping della città, Via Nisco, fulcro della gioielleria al dettaglio e della sartoria napoletana. Otoro81 è un ristorante dal design minimale, ligneo e ricercatissimo, il progetto estetico riprende le ambientazioni e la vibra dei locali di Londra, Milano e Singapore. Illuminazione fotografica sui tavoli e più soffusa in sala. Impatto da manuale.

Servizio giovane e attento. Carta dei vini e degli Champagne da menzione d’onore e cura all’avanguardia del servizio. Sono presenti a disposizione del cliente delle vere e proprie coccole, quali ad esempio gli Oshibori sempre caldi e la possibilità di sbicchierare i vini al Coravin. Il menù non è infinito e la cucina fusion è appena sussurrata. Grande materia prima e la giusta dose di ricerca negli abbinamenti. Sottile il richiamo al feel  di Tokyo soprattutto evidenziato dalla sezione di taglio del Sashimi e dei Nigiri. La tartare di Toro, di chiara ispirazione dei grandi nomi meneghini del sushi è inappuntabile, taglio micronizzato ed elegante sensazione palatale. Giusta la marinatura. Il sashimi è delicato e di ottima fattura. Riccio di mare, Gambero Rosso di Mazara, Senaka di Tonno, Toro & Ricciola pescata ad amo.

 

Accattivante la Tataki di Tonno, Pico de Gallo di Pomodoro in salsa Tacos e Julienne di Carciofo fritto. Un elogio al valore della semplicità, tanta fattura sulla marinatura della Tataki, un unicum per la città di Napoli vedere un Maguro Tataki marinato. Divertente il gioco di freschezza, attributo che descrive puntualmente il piatto e consistenza.

In abbinamento alla prima sequenza, un inaspettatamente delicato Dom Ruinart 2006, eleganza finissima, note di lievito e di fermentazione spinte ma non troppo. Mandorla amara. Attacco schietto e prolungato, lunga freschezza e buona sapidità. Un giovane che si farà. La carta di Otoro81 spazia a piene mani in tutto lo Champagne, da Selosse a Krug passando per le declinazioni del Dom Perignon di cui non vedo l’ora di provare la Vertical Experience presente in carta. 2004,2006,2009 in sequenza. Ottima la carta dei rossi, soprattutto campani, con qualche chicca. Sassicaia e Masseto 2000 su tutte.

I secondi sono spettacolari, dal Black Cod al Maialino passando per un buonissimo filetto di Wagyu Giapponese di cui il maestro Luciano Pignataro, autore della foto ha apprezzato la fragranza e la fattura. Le proteine vengono trattare giustamente con rispetto. La materia prima da catalogo sembra altro da sè. Un maggior coinvolgimento dei produttori forse gioverebbe ancor di più al reperimento della materia.

I Rolls sono ben sviluppati, poche componenti, mai ridondanti. Risentono delle influenze della cucina fusion meneghina, questo è innegabile, ma finalmente sono preparazioni prive di salse mielose, dense e coprenti. Le tartare o i crudi come topping sono lavorati pochissimo. Margini di crescita impressionanti. Unico il tocco del wasabi fresco disponibile per il cliente. In pochi sanno quanto difficile e volatile sia da reperire questo tubero della famiglia del rafano.

I dolci sono affidati a Federico di Persio che si diploma con il massimo dei voti nella scuola di pasticceria di Brescia, CastAlimenti, di Igino Massari, lavora poi per Gino Fabbri a Bologna, poi in Spagna e in Croazia, poi torna a Pescara e apre la sua pasticceria. Ora da Otoro81 il giovane Federico ha composto una linea di dolci di grande impatto estetico e gustativo. La frutta a guscio e la struttura delle creme la fa da padrone, ma la sua linea di post-cena riesce ad essere esteticamente inappuntabile e avveniristica nelle forme. Imperdibili i gelati.

Un’affascinante nuova apertura, gastrofighettismo spinto ma corroborato da una grande sostanza, margini di crescita verticali e imprevedibile. Una posizione tra i Top Players nipponici da conquistare e consolidare. Impattante il primo approccio, promettente la carta e la gioventù dei ragazzi di squadra. La proprietà e la dirigenza hanno fornito al locale e al team tutto ciò che serve per diventare il primo nome in città. Tanta voglia di fare ed un look accattivante. Staremo a vedere quale sarà l’evoluzione di Otoro81, per adesso il campo di casa offre una grande cucina e una solida squadra che non vedo l’ora di raccontare nuovamente.

 


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