Pizzeria Confine, Pizza e Cantina a Milano di Mario Ventura e Francesco Capece

Pubblicato in: Le pizzerie
Confine

Confine

Confine, Pizza e Cantina a Milano
Piazza Guglielmo Massaia
Tel.375 542 6086
Aperto la sera
Chiuso mercoledi

Francesco Capece e Mario Ventura erano compagni all’ultimo banco, ora stanno in cattedra perchè hanno fondato a Milano la prima cantina con pizza in cui lo spirito avveniristico meneghino accoglie e si rilassa con i grandi vini del mondo e i grandi sapori del Sud. Una innovazione assoluta, che ha qualche precedente come Meunier Champagne e Pizza a Corciano o Sant’Isidoro Pizza e Bolle a Roma. Precedente di bollicine, appunto, ma mai di vino con una carta di 600 referenze che contiene grandi francesi, grandi champagne e grandi vini del Sud. Un progetto che riunisce i due ragazzi, 66 anni in due come la famosa Route del sogno americano.

L’ambiente è curato dagli architetti milanesi Igor Rebosio, Marina Dallera e Liliana Bonforte che hanno seguito alcune indicazioni: eleganza semplice, comodità e fruibilità. All’ingresso qualche tavolino per l’aperitivo, in tutto 90 posti per 500 metri quadrati, una cucina da tristellato con il forno elettrico Izzo, il massimo che la tecnologia può offrire per fare cucina e pizza.
Francesco Capece è cresciuto grazie al passaparola in un piccolo paese alle porte di Salerno, San Cipriano Picentino, nella pizzeria messa insieme con la famiglia, La Locanda dei Feudi, al momento numero 75 di 50 Top Pizza  Esperienze negli Stati Uniti, poi il ritorno al Sud per l’apertura della pizzeria.

Il Confine è quello tracciato dall’incontro di Mario Ventura, imprenditore e gestore del Bar Emanuel a Salerno, grandissimo appassionato oltre che competente di vino, con Francesco Capece e la sua pizza, attenta ai valori della stagionalità e della territorialità ma senza ideologismi da chilometro zero. Il Confine è anche quello di una svolta della vita, andare al Nord invece di investire nel proprio amato Sud. Intendiamoci, la (pessima) qualità della burocrazia è uguale in tutta Italia, ma il peso delle camarille politiche a Salerno è stato troppo opprimente e il Covid ha fatto maturare la decisione.
Entrambi sono pignoli rifinitori del proprio campo, non amano lasciare nulla al caso, vogliono il massimo e danno il massimo alla loro clientela. Il locale è in una zona di uffici e di buona borghesia milanese, tutto è stato fatto per evitare ogni problema rifacendo lo spazio interamente e recuperando la cantina dove riposano le bottiglie più importanti di Italia e Francia.
Attenzione, l’anima popolare del prodotto resta: le pizze sono al di sotto della media di altre pizzerie milanesi, ma è il vino e la mixology che può far lievitare uno scontrino che per ora si attesta sulla media di 70 euro.

Ma che tipo di pizze propone Francesco Capece? Come pizzaiolo mi è sempre piaciuto perchè abbina idee di cucina all’arte della pizza ma al tempo stesso le pizze della tradizione sono eseguite senza pippe mentali. Ecco allora la margherita con fior di latte e spolverata di parmigiano, completata a tavola, oppure lo strepitoso ripieno con la scarola, ma ecco anche quella con il roast beef ricordo della cucina di casa della mamma o quella con la crema di ceci. Insomma, una assoluta fusione fra modernità e tradizione, pizza e cucina, con un impasto di tipo 1 che in questo momento si deve ancora calibrare perfettamente con il forno eletttrico, una novità per Francesco abituato a quello a legna.
Le pizze hanno un sapore deciso, le fritture sono da sempre deliziose, è il fratello Daniele a farle, quello che terrà aperta insieme al papà la pizzeria a San Cipriano Picentino (prima uscita autostrada Salerno Reggio a scendere).

L’ultimo capitolo riguarda l’olio, usato con capacità decisionale e competenza, non sempre, usando le due dop più importanti della Campania, la Cilento e la Colline Salernitane. Orgoglio e rispetto, con la Carminuccio, una pizza piccante e pancetta creata dal decano dei pizzaioli salernitani scomparso un anno fa. C’è orgoglio ed emozione, quando gli facciamo la foto della margherits con un grande Montevetrano 2005 stappato da Mario.

“Sono emozionato. La cantina della signora Silvia Imparato è a due chilometri da casa mia e mai avrei immaginato di poter stappare un suo Montevetrano vicino ad una mia margherita per lavoro”.
Ma in questi giorni si è stappato di tutto.
Pizza e cantina? Direi Cantina e Pizza, invertendo hegelianamente soggetto e predicato si ottiene, semplicemente, la grande rivoluzione che questo locale sta avviando e che apre scenari futuri impensabili.

Bisogna solo aspettare che gli uffici marketing delle cantine escano dalla ipnosi degli stellati e facciano un bel tuffo nella realtà che sta cambiando sotto il loro naso.

CONCLUSIONI

Una grandissima pizzeria, curata nei dettagli, creata nella città giusta, pronta ad accogliere le novità in un Paese che in genere le guarda sempre con sospetto.Ma che non perdona quando si sente tradita.
Posso sin da adesso sottoscrivere che nessuno a Milan potrà mai vivere una delusione in questa pizzeria costruita con grande professionalità per un semplice motivo: il collante fra i due è la passione per il proprio lavoro e per i propri campi. Perchè i confini marcano le differenze e le diversità ma esistono per essere attraversati e non per impedire o rendere difficile il passaggio di uomini e di merci. Ditelo a quei coglioni che hanno scelto la Brexit e che adcesso devono fare 15 ore di fila prima di andare all’estero

 

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