
di Dora Sorrentino
Finalmente anche Il Mattino ha la sua guida enogastronomica. Presentata all'hotel Romeo, “Mangia&Bevi” è il frutto della collaborazione tra i due giornalisti del quotidiano più importante del Mezzogiorno, Santa Di Salvo e Luciano Pignataro. Questi i numeri: 153 i ristoranti consigliati in Campania, 114 osterie e trattorie, 160 vini, 90 pizzerie, 21 agriturismi, 27 caseifici, 9 birrifici ed 8 pub e birrerie. Una guida che parte dall'esperienza maturata nel tempo, negli anni Novanta sul giornale c'era solo una pagina domenicale sull'agricoltura. Da quel momento i due giornalisti hanno accompagnato la crescita della cultura enogastronomica campana, partendo dallo sviluppo delle aziende vitivinicole ai ristoranti premiati dalla rossa Michelin. «Napoli è una città che è sempre sotto l'occhio del ciclone – ha affermato Alessandro Barbano, direttore de Il Mattino – sta a noi difenderla dai messaggi continui, persistenti e poco credibili che la disinformazione lancia sulla nostra terra.
E' una città potente, che cammina anche sui cocci della storia. La responsabilità dell'informazione è quella di creare una inversione narrativa, evidenziare le potenzialità di questo territorio». E Santa e Luciano riescono benissimo ad assolvere il proprio ruolo. Per quanto riguarda i vini, la guida è stata stilata senza troppi tecnicismi, per agevolare ogni tipo di lettore. «La crisi di cui tanto si parla è soprattutto di natura psicologica – ha spiegato Pignataro – bisogna investire sul settore enogastronomico che attualmente è costituito e gestito soprattutto da giovani e da donne». Santa ricorda il periodo in cui il mondo enogastronomico campano era sconosciuto ai più, la memoria riconduce ai tempi in cui nelle fiere nazionali i prodotti della Campania erano totalmente assenti.
Nel'700 Napoli era una delle città europee più popolate, la nostra cultura era già notevolmente sviluppata: si poteva fondare su una cucina di tradizione, una cucina rurale, una cucina urbana ed anche sullo street food. Per questione di spazio, manca la nota dolce della Campania, ma la lacuna sarà sicuramente colmata nella prossima edizione. Ad maiora!
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