Prosecco Privé, la bollicina esclusiva del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG con cui si brinda alla Biennale del Cinema di Venezia

Pubblicato in: I vini da non perdere

di Matina Betto

Per il secondo anno è la bollicina ufficiale della Biennale del Cinema di Venezia, un legame che sottolinea come il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG sia legato all’arte e sia esso stesso arte e il territorio dove nasce un vero teatro naturale.

Passeggiare tra le colline Patrimonio Unesco alla scoperta delle Rive, le pendici delle colline scoscese, a schiena d’asino lavorate dall’uomo per strappare terreno da coltivare è il percorso assolutamente da farsi se si vuole realmente comprendere questo vino che possiede una storia, una sapienza nella sua elaborazione che si dipana nel tempo. Il fascino del paesaggio che va da Conegliano a Valdobbiadene sta nei vigneti arroccati sulle colline, i filari attorcigliati come festoni natalizi dalla base del cono fino alla cima creano un giardino fantasioso e quasi fantastico. Al di là della bellezza si deve però guardare alla fatica che il vignaiolo fa per rendere coltivabile questa terra, lavorando su pendenze che vanno ben oltre l’80%, raccogliendo l’uva a mano e curando la vigna per sfalciare le erbe che crescono rigogliose. Sapete cosa si intende con il termine “minerare”? Se per associazione vi viene in mente la parola minatore non siete lontani perché pala e piccone sono gli stessi strumenti che si usano in miniera e anche tra le colline del Prosecco per scavare le Rive. Non a caso nel XIX sec. gli abitanti di queste parti avevano solo tre scelte per sfuggire alla miseria: andare in America (come fecero molti da Borgo America frazione di Rua di Feletto), emigrare in Belgio e Francia per lavorare in miniera o minerare le proprie colline con pazienza e dedizione. Così sono nate queste Rive sedi di vigneti eroici su pendenze quasi verticali, scavate a mano. Per fare i muretti a secco senza sassi i contadini hanno creato i ciglioni trasformando il paesaggio in una architettura naturale verde di straordinaria bellezza che l’Unesco ha riconosciuto nel 2019.

E’ ai vini di questa zona che bisogna guardare e non buttare tutto in un unico calderone, chiamando tutto solo Prosecco, svilendo in questo modo e penalizzando il lavoro eroico, la dedizione e la fatica di questi viticoltori (sono tanti) che portano avanti una tradizione secolare, che credono in quello che fanno e che con enormi sacrifici portano avanti una modus operandi che gli appartiene e di cui sono parte integrante.

Le Rive non sono tutte uguali anzi diversissime perché è la matrice geologica che ne determina la natura. Sulla “core zone” del Patrimonio Unesco troviamo terreno di arenaria dove la Glera viene su floreale e leggiadra come a Santo Stefano e Sant’Elena; i suoli conglomerati danno invece un’uva più concentrata e i vini diventano più importanti e dai sentori di frutta matura come a Farra di Soligo. Le Rive di Pieve di Soligo e Refrontolo hanno delle tipiche note agrumate e i vini sono più voluminosi; a Feletto e sulle Rive della zona morenica di Ogliano hanno sfumature ancora diverse.

Con i vini di Biancavigna siamo ad Ogliano con l’Extra Brut Rive di Soligo 2018 ci troviamo dinanzi ad un’espressione adulta della Glera che cresce su suolo calcareo e roccioso, dal profumo veramente peculiare di mele e fiori. Anche l’azienda Bellenda si trova nella parte più orientale e il Valdobbiadene Rive di San Michele Anzolo nasce su terreno calcareo-argilloso, è un metodo charmat con più struttura, molto floreale, teso e leggero. Sempre di Bellenda San Fermo è un Brut (7g/l) che profuma di salvia e limone, mela e albicocca fresca, un’espressione assolutamente territoriale.

Le sfide oggi per i produttori di Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene DOCG, oltre al differenziarsi da una produzione più dozzinale e mediocre che rovina il mercato, è trovare la manodopera necessaria per ogni ettaro di Riva dove nessuna meccanizzazione è possibile e dove in Italia questo tipo di coltura eroica sta scomparendo come è avvenuto in Liguria o a Pantelleria dove i vigneti si sono ridotti del 90%.

L’azienda Rivaluce si trova vicino Valdobbiadene, siamo in collina dove le uve sono raccolte a mano seguendo un iter aziendale in tutte le fasi della produzione, che è sostenibile certificata. I suoi vini possiedono un’espressione aromatica garantita dal suolo minerale e dalle escursioni termiche, da tecniche di produzione innovative e da una visione stilistica impressa nei vini che indicano passione e artigianalità come nel Valdobbiadene Extra Brut (2g/l di zucchero) dai sentori di arancia e minerali, una bollicina verticale ma avvolgente o l’iconico Valdobbiadene Extra Dry (17g/l zuccheri) dal profumo di frutta esotica, passion fruit e pesca, miele e mela, dalla bocca cremosa.

Altro elemento che caratterizza il Prosecco è il tempo. Erroneamente molti pensano al Prosecco come vino immediato, da bere giovane mentre grazie a tecniche enologiche più raffinate si scopre oggi come la freschezza e l’agilità di beva si trasforma in eleganza più strutturata e matura offrendo vini più affascinanti e coinvolgenti che si abbinano a tutto pasto e che non devono essere relegati solo all’aperitivo.

E’ quello che avviene con i vini di Adami con il Col Credas Rive di Farra di Soligo Extra Brut Valdobbiadene DOCG o il Bosco di Giga Brut Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG e ancora con il Vigneto Giardino Rive di Colbertaldo Valdobbiadene DOCG.

Anche i vini di Bortolotti sempre nel comune di Valdobbiadene sfidano il tempo e soprattutto portano in etichetta la località e la particella dove sono posizionate le vigne per offrire al consumatore una tracciabilità unica che vuole evidenziare caratteristiche precise del territorio come avviene per Vigna Altena Valdobbiadene DOCG Extra Brut e Castel de Donà Valdobbiadene DOCG Rive di Col S. Martino.

Questa consapevolezza di saper evolvere ha anche cambiato il modo di produrre questi vini che non sempre è innovazione ma ripresa di quello che si faceva un tempo, valorizzando l’identità del territorio.

Tra i giovani produttori che danno un futuro alla denominazione c’è Ca’ Dei Zago con i suoi vini fatti come si facevano una volta, niente autoclave, niente metodo Martinotti, niente lieviti selezionati per la fermentazione che è naturale. Siamo a San Pietro di Barbozza a Valdobbiadene Con il Ca’ dei Zago Valdobbiadene Prosecco DOCG fatto con Glera, Bianchetta, Verdisio e Perera rifermentato spontaneamente in bottiglia o il profumato Mariarosa Colli Trevigiani DOCG composto sempre dal blend dei vitigni classici del Prosecco e il Ca’ dei Zago 2023 Valdobbiadene Prosecco DOCG Metodo Classico Dosaggio Zero. Vini sinceri capaci di far assaporare l’essenza stessa del Prosecco.

Il Conegliano Valdobbiadene non è un vino qualsiasi e il Prosecco Superiore costituisce una bottiglia su 12 di questo mondo. Nella Denominazione si producono 100 milioni di bottiglie e insieme alla DOCG Conegliano Valdobbiadene si deve aggiungere la DOCG Asolo Prosecco e la DOC Prosecco estesa tra 9 province tra Veneto e Friuli. L’esiguo numero di Prosecco Conegliano Valdobbiadene ci fa parlare di un Prosecco Privé che porta nel bicchiere non solo un territorio ma anche un metodo che ha una storia ben precisa perfezionato nel polo enologico di Conegliano dove nel 1876 fu fondata la prima scuola enologica d’Italia. Il Consorzio di Tutela si impegna a produrre in armonia con l’ambiente e attraverso un Protocollo Vitivinicolo che minimizza l’impatto dei prodotti fitosanitari, si è a questo proposito vietato dal 2019 l’uso di glifosato nei 15 comuni che compongono la denominazione Conegliano Valdobbiadene.


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