Non so se sia vera ma è verosimile. Un giovane chef stellato a Parigi aveva bisogno di qualche centinaio di migliaia di euro per rilevare la quota del socio ed evitare di chiudere così il bistrot.
E’ andato in banca e, benché neanche di nazionalità francese, ha esibito come titoli di credito i riconoscimenti delle due principali guide, ovviamente legandolo ad un convincente piano di rientro basato sul lavoro svolto in passato.
E in Italia? Appena sui giornali esce la notizia che hai avuto la stella, o peggio due, l’apparato dello Stato si mette in moto: arrivano i carabinieri dei Nas, poi gli ispettori del lavoro, poi la Finanza a controllare le ricevute, infine l’Esattoria con una bella verifica fiscale.
Penso che non ci sia esempio più semplice per capire il motivo che condanna l’Italia al declino, un Paese dove un apparato statale, spesso formato da personale dequalificato assunto per raccomandazione politica, campa alle spalle di chi produce reddito invece di esserne al servizio.
Come le cellule cancerogene che prendono il posto di quelle sane fino a che l’organismo non collassa.
Un ispettore disse una volta a uno chef che gli chiedeva perché andassero sempre da lui: torna a fare spaghetti con le vongole e ci dimenticheremo di te. Quanto alle banche, se non metti appartamenti e stipendi fissi di qualche familiare a garanzia manco ti ricevono.
Ecco perché anche i giovani chef ormai iniziano ad emigrare.
Dai un'occhiata anche a:
- Il declino del Novello parabola dell’Italia dei condoni
- Il sangiovese non fa miracoli. Fa il Brunello di Montalcino. A cosa servono merlot e cabernet?
- Mastroberardino: le guide ignorano o svalutano i vini di chi non partecipa a eventi organizzati dai loro editori
- La libertà di chiamarsi Michelin: da Scabin alla festa in concessionaria
- Vino, prezzi a picco negli Stati Uniti: Vintners suffer hangover from too much wine
- Grazie Melegatti. Continua così
- La carbonara alla panna di Cesare al Casaletto e la critica burrosa
- Il Falerno e l'antica viticoltura romana