Un caro amico piombato a Eataly come ormai fanno tutti quando si è a Torino ha cercato invano la guida Slow Wine. Cavolo, che successo! Tutte le pubblicazioni Slow Food ci sono tranne la guida del vino? Un successone.
Macché, in realtà la guida Slow Wine non è in vendita.
Sì, avete capito bene: nel regno commerciale della filosofia Slow non c’è spazio per la guida più bella dell’anno.
Il libero mercato? Con il cavolo.
Non possiamo credere ad una ritorsione perchè Oscar è rimasto senza chiocciola. Persino Berlusconi con Mondadori ha la magnanimità di pubblicare gente che lo combatte.
Chissà. Uno dei tanti misteri italiani.
Per me mica tanto. Da paleo marxista resto convinto che i grandi capitani d’impresa si dividono in due categorie: quelli che divorano gli altri masticando e quelli che li ingurgitano.
Poi c’è una terza categoria, nata degli anni ’90: i produttori che si credono padroni della critica enologica e delle guide. Ma questo è un altro capitolo ancora, perchè non riguarda solo i grandi, bensì anche qualche piccolo dopato nello stesso decennio.
Meno male che sono troppo inutile per Assange, altrimenti la mia posta elettronica ne potrebbe cantare delle belle a questo proposito.
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