Tignanello a Positano

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

di Gaetano Marrone*
 
Tignanello che passione!!!
Questa bottiglia rappresenta nel mio immaginario il mito del grande vino toscano. A lei sono legati i primi più bei ricordi di quando ancora ‘acerbo’ mi accostavo al mondo del vino. Indimenticabile una bottiglia ’85 bevuta a Caiazzo al Generale, più di dieci anni fa. Così con la solita allegra brigata al solito posto, Le Tre Sorelle, ci siamo cimentati con una verticale un po’ disordinata di Tignanello.
Non sono mancate le sorprese, intanto ancora una volta le annata meno blasonate risultano essere le più interessanti e poi qualcuno ha considerato decaduto frettolosamente un vino che nonostante sia cambiato nello stile riesce a conservare una personalità e un carattere ben definiti. Sette le annate degustate con due outsiders individuate da tutti. Sinteticamente ecco come è andata:
1.     Yoolumba Cabernet Sauvignon ’98 Coonowarra. Ben presto individuato come non tignanello. Tipico australiano piuttosto legnoso e spesso. Vino muscolare non di quelli stucchevoli, i cabernet di Coonowarra hanno una buona bevibilità, ma comunque di ampiezza e lunghezza limitate.
2.     Tignanello ’91. Bello, una vera sorpresa, considerando la non eccelsa annata. Sembrava un vino stile Pergole Torte. Esile ma nervoso, un vino che sapeva tanto di radici , di ferro , di terra e poi di confettura di prugna. Lieve ma profondo e ancora fresco in bocca. E’ piaciuto moltissimo a tutti.
3.     Tignanello ’99. New style, qualche nota riduttiva iniziale, sentori sulfurei e di buccia d’arancia caramellata. Poi il vino si è aperto dimostrando una discreta definizione, anche se tutto sommato non lo si ricorderà a lungo.
4.     Nobile di Montepulciano. Corte alla Flora ’01. Il secondo outsider anch’esso presto individuato. Nobile sui generis per l’aggiunta di merlot e cabernet, che non lo rendono pesante. Anzi. Il naso mi ricordava qualche frappato, animale e succo di frutta rossa diluito, melograno. Bocca fresca, senza particolari slanci ma ben equilibrata. Non male considerando il costo di appena 5 euro.
5.     Tignanello ’00. Naso muschiato e di pellame tipico del cabernet sauvignon. Legno e sciroppo di frutta. Il campione più deludente della serata.
6.     Tignanello 98’. Il  vino che personalmente ho apprezzato di più, forse il più in forma . Bel naso di mela rossa matura, rosa canina in infuso e in confettura, chiodi di garofano. Armonico e delicato in bocca, dolcemente etereo e profondo.
7.     Tignanello ’97. La taglia grossa del campione precedente più muscoli e più calore.
8.     Tignanello ’01. Un’altra bella sorpresa. Vino che al di la dei gusti personali, rappresenta senza concessioni lo ‘stil novo’. Potente e fresco al naso, legno ben amalgamato, tannini presenti ma non invadenti. Largo in bocca , ancora scalpitante di grande lunghezza.
9.     Tignanello ’88. Forsa la bottiglia ha avuto qualche problemino. Vino dolcemente decadente al naso, esile, decotto di radici, poi pian piano cannella e anice. Magro in bocca, un poco scomposto, ma lungo e piuttosto intrigante. Un vino sul quale tra un bicchiere e l’altro saresti voluto tornare sempre.
La prossima sarà  Fiano Villa Diamante in verticale. I let u know.
 
*Fiduciario Slow Food Costiera Amalfitana


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